spiritualmente concreti

DOMENICA 23 maggio 2010
PENTECOSTE

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà  un altro Parà clito perchè rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà  la mia parola e il Padre mio lo amerà  e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Parà clito, lo Spirito Santo che il Padre manderà  nel mio nome, lui vi insegnerà  ogni cosa e vi ricorderà  tutto ciò che io vi ho detto».
(dal Vangelo di Giovanni 14,15-16.23-26)

Quando si dice che la fede è una esperienza spirituale, per molti questo automaticamente fa pensare a qualcosa di staccato dalla realtà  concreta e di molto intimo e individuale.
Qualche giorno fa ho ascoltato per radio una intervista fatta ad un prete che svolge il suo ministero in una zona ad alta concentrazione di clan mafiosi. Dopo aver spiegato la sua esperienza di lotta quotidiana per il riscatto sociale del territorio, gli veniva posta la domanda su quale fosse la reazione dei mafiosi nei suoi confronti.
Lui ra risposto che veniva continuamente invitato dai vari boss (con sottile ma concreta minaccia) ad occuparsi delle cose della religione e di fare il prete, lasciando quindi perdere quello che stava facendo di concreto nella lotta contro la mafia.
Forse tutti istintivamente rifiutiamo questa minaccia e ci mettiamo dalla parte di questo prete e di tanti altri preti antimafia.
Ma non è detto che la nostra mentalità  e il nostro modo di concepire la fede cristiana sia davvero distante da quella dei mafiosi che minacciano il sacerdote.
Non è detto che forse anche noi, in fondo, pensiamo che la religione sia una cosa che ha a che fare con qualcosa di intimo e personale, e la cui manifestazione concreta sia solamente l’andare in Chiesa la domenica.
Rischiamo davvero di pensare che Dio è esclusivamente in chiesa e nel cuore, ma non nel lavoro, nelle scelte quotidiane che facciamo, nei problemi della nostra città , nelle contraddizioni del mondo che viviamo…
E’ bene dunque rileggere il brano del giorno della Pentecoste, così come Luca ce lo racconta nel libro degli Atti all’inizio del capitolo secondo.
I discepoli, radunati nel cenacolo, sono in una gabbia di paura e di paralisi spirituale. Hanno tutti gli elementi fondamentali dell’esperienza cristiana, perchè hanno conosciuto personalmente Gesù, lo hanno ascoltato e hanno la memoria dei suoi gesti, e ora sanno che è anche risorto. Manca loro solo la forza di uscire e diventarne testimoni veri, superando la tentazione di chiudersi nel privato e di lasciare il mondo fuori.
Ecco che la loro prima esperienza spirituale è descritta come un rombo e un fuoco.
Lo Spirito è qualcosa che spalanca le porte, e letteralmente “lancia” i discepoli nel mondo, chiamati a comunicare a tutti l’esperienza di Cristo.
Come dice Giovanni nel suo Vangelo, lo Spirito Santo entra nel profondo dei discepoli per ricordare le parole di Gesù e l’esperienza fatta con lui. E’ un ricordo che si tramuta in testimonianza concreta.
Non rimane qualcosa di nascosto, ma si manifesta prima di tutto nello stile concreto di unità  nella comunità  dei credenti.
I cristiani mostrano Dio proprio nell’amore che hanno tra di loro e che trasmettono al mondo.
I cristiani che vivono dello Spirito hanno la possibilità  di non rimanere insignificanti, ma al contrario, possono cambiare il mondo, rendendolo sempre più come Gesù ha insegnato.
Se abbiamo la tentazione di pensare che in fondo la fede è qualcosa di solamente personale e profondo, siamo davvero a rischio di spegnere lo Spirito Santo che in realtà  ci vuole “lanciare” nel mondo per cambiarlo, senza la paura delle nostre e altrui fragilità  e limiti.

    Essere dunque spirituali, è l’esatto opposto di essere distaccati dal mondo e chiusi in se stessi in compagnia di Dio e basta.
    Essere spirituali è pensare che il mondo ci è affidato in ogni suoi aspetto perchè diventi Regno di Dio, cioè regno di pace, amore, solidarietà , perdono… e che noi possiamo-dobbiamo fare qualcosa.
    Questo prete antimafia che accetta di uscire dalla sacrestia e di sfidare i mafiosi sul terreno concreto della vita quotidiana, è dunque un esempio di profonda spiritualità , di vita guidata dallo Spirito.
    Quindi venire a messa è inutile?
    Non è certo questo che voglio far passare. Penso invece che proprio la messa domenicale, dove continuamente scende lo Spirito invocato, sia la principale occasione di farci “lavorare dentro” dallo Spirito, con la consapevolezza che questo lavoro interiore, personale e comunitario, ci porta ad uscire con il desiderio di fare qualcosa e di non lasciare a qualcun altro il nostro compito di annuncio e di testimonianza.


Giovanni don

7 comments

  1. essere riconosciuti come cristiani proprio dal modo di amare
    Spirito di Dio aiutaci
    buona vita
    nb: grazie per la sottolineatura che per noi lo Spirito ci è stato dato fino dall’antichita ‘:’ se Dio non avesse dato il dono delle lingue agli uomini, forse non sapremmo ancora che Cristo è risorto: bisogna entrare in argomento per parlarne, dice sempre mio marito…eh eh

  2. Ma forse la vignetta si riferisce al fatto che noi donne avremmo il dono delle… malelingue? scherzo! però è simpatica, non direi così misogina…
    tanto più che una famosa barzelletta suona così: perchè Gesù Risorto apparve prima alle pie donne? risposta: perchè la notizia della Risurrezione si spargesse più rapidamente!!!
    caro don Gioba, ma come fa ad inventarsi vignette cosi belle e simpatiche? è un dono dello Spirito anche questo…!GRAZIE, LUCIA

  3. Gesù è un carismatico per eccellenza. Chiunque lo ha conosciuto con gli occhi della fede è stato contagiato, ha lasciato tutto e lo ha seguito a cominciare dagli Apostoli e a seguire tante altre persone largamente descritte nella Bibbia. Mi domando: ma cosa possedeva per attirare così tante persone a sè? . Il primo pensiero che mi viene in mente è : ” L’amore spontaneo e sincero che Lui aveva ed ha per tutti “. La gente che faceva esperienza diretta, standogli vicino, del suo amore vero, rimaneva contagiata, cambiava vita spontaneamente e la gioia prendeva il posto della tristezza nel loro cuore, la libertà spirituale prendeva il posto dell’angoscia e dell’oppressione, l’altruismo prendeva il posto dell’egoismo, la generosità prendeva il posto dell’avarizia, il persecutore diventava il liberatore. Ciò che compiva miracoli era quella forza generata dall’amore,insito naturalmente in Lui, che si espandeva e si espande ancora oggi su tutti noi producendo effetti meravigliosi è dir poco.Ognuno di noi che ha fatto esperienza dell’amore di Dio , può testimoniare i cambiamenti avvenuti nel proprio intimo e nella propria vita. Per me l’essenza di questo suo amore indissolubile, che è presente nell’universo in quanto l’universo stesso è stato creato daLui,è il suo spirito che ci ha lasciato come guida, come fonte di verità , di saggezza, di bontà , di amore, di virtù. Allora attingiamo tutti gratuitamente e abbondantemente a questa fonte di vita eterna che sgorga direttamente dal cuore diGesù. I requisiti per fare ciò quali sono? Ce lo dice Lui in questo passo: ” Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il padre mio lo amerà e noi verremo a lui….. . Il messaggio è chiaro: ” Amare chi è amore per imparare ad amare gli altri ………

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