il titolo del Vangelo

DOMENICA 6 dicembre 2020

II di Avvento

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà  la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà  in Spirito Santo».

(dal Vangelo di Marco 1,1-8)

L’ultima cosa che viene pensata e decisa per un articolo di giornale, sia su carta stampata che sul web, è il titolo. Se ci pensiamo bene, quando decidiamo di leggere un articolo lo facciamo perchè il titolo ci ha in qualche modo colpito e attirato, dandoci in poche parole la sintesi di quel che andremo a leggere.

I giornalisti che conosco mi dicono che il titolo di quel che scrivono raramente lo decidono loro, mentre è quasi sempre compito della redazione. Può capitare che il titolo di un pezzo sia anche volutamente esagerato e “forte” rischiando di travisare lo stesso contenuto.

Questa domenica la liturgia ci fa ascoltare le primissime righe del Vangelo di Marco. Il titolo del suo lavoro non è “il Vangelo secondo Marco”, che potrebbe essere considerato invece come sottotitolo, perchè è solamente l’indicazione data nei testi per distinguerlo dagli altri scritti degli altri evangelisti.

Il vero titolo dell’intero scritto è: “inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”. Forse inizialmente come impatto non può oggi competere con i titoli forti e provocatori dei nostri giornali, ma in questa prima riga dello scritto di Marco troviamo già  tutto il racconto con la sua forza e anche il “perchè” dovremmo fare la fatica di leggerlo con attenzione.

L’evangelista usa la parola “vangelo” quando parla di inizio. Il significato di “vangelo” è “buona notizia”, notizia sconvolgente in senso positivo. E’ presa dal linguaggio militare di allora quando si indicava la notizia di una vittoria. Potremmo quasi paragonarla alla notizia della fine della pandemia e del fatto che finalmente è stato sconfitto il virus in tutto il mondo. E’ questa la portata della parola “vangelo”, e Marco ci dice che la storia che sta per raccontare è l’inizio di una vittoria per l’umanità  che ha come protagonista un uomo di nome Gesù. “Vangelo di Gesù” significa che è questo uomo la “notizia di vittoria”. Questo protagonista porta un nome tutto sommato comune a quel tempo, viene da una regione a nord del territorio di Israele, da un territorio, la Galilea, che non gode di ottima fama dal punto di vista religioso essendo lontana dal centro della religione che è Gerusalemme in Giudea.

La notizia buona e sconvolgente è che è proprio quest’uomo Gesù ad iniziare un tempo nuovo e quindi vale la pena conoscerne la storia, le parole e i gesti. Infatti lo scritto dell’evangelista ci farà  scoprire che Gesù si rivelerà  come “Cristo”, cioè un inviato speciale di Dio, e alla fine molto di più, addirittura “Figlio di Dio”.

C’è tutto in questo titolo del Vangelo, c’è tutto quello che ci basta per leggerlo e per immergerci dentro con la testa, con il cuore e infine con la vita stessa.

Se ascoltiamo davvero il nostro cuore e il cuore del mondo, nella storia di Gesù, che si rivela essere il Cristo e il Figlio di Dio, per noi c’è quella notizia che attendiamo da sempre. Inizia con lui la vittoria di ogni forma di male, la vittoria sulla solitudine dell’uomo perchè ci dice che Dio non è infinitamente lontano ma intimamente vicino a ogni uomo, ad ogni povero e piccolo, a me!

Il primo ad apparire nel racconto di 16 capitoli è Giovanni il Battista. Giovanni in un certo senso ci dice qual è il giusto atteggiamento per poter davvero entrare fin dall’inizio nella storia di Gesù: bisogna immergersi profondamente riconoscendo che ne abbiamo bisogno. La parola “battesimo” significa letteralmente “immersione”. La storia raccontata da Marco ci parla di Giovanni che pratica questa immersione nel fiume Giordano riconoscendo i propri peccati.

In questa storia ci immergiamo anche noi ogni volta che da soli o con la comunità  ascoltiamo il racconto evangelico e ogni volta che lo facciamo diventare vita quotidiana. Non possiamo rimanere “in superficie” con la fede, altrimenti rischiamo di non comprendere nulla e a di non sperimentare quanto davvero è “buona questa notizia” per me, per la comunità , per ogni uomo!

Giovanni Battista, che già  portava addosso i segni della sua vita orientata a Dio, ci dice che Gesù è il più forte e che se lo ascoltiamo davvero saremo totalmente immersi e rinnovati dallo Spirito Santo, cioè dalla sua forza d’amore che trasforma la vita.

Giovanni don

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