assomiglio a Cesare o a Dio?


DOMENICA 16 ottobre 2011

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità . Tu non hai soggezione di alcuno, perchè non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perchè volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
(dal vangelo di Matteo 22,15-21)

Mercoledì scorso ho proposto agli adolescenti della parrocchia un film che ho visto un sacco di volte e che mi piace ogni tanto rivedere. Si tratta di “Millions” di Danny Boyle (regista che ha vinto con un altro film dal tema simile, “The Millionaire” l’Oscar nel 2009). Il film che abbiamo visto, è del 2004, e ha per protagonista un bambino, Damien, che vive con il fratello e il padre in una nuova casa in un nuovo quartiere dopo che la mamma è morta. Damien si ritrova improvvisamente tra le mani, per “miracolo”, una borsa piena di migliaia di sterline.
Tutto il film racconta dei vari personaggi e del loro comportamento attorno a questa montagna di soldi. I soldi condizionano tutto e tutti e non è facile mantenersi sani ed equilibrati quando se ne hanno molti.
Damien, consigliato da vari santi che via via nel film gli appaiono e gli parlano, vorrebbe dare tutto ai poveri; il fratello maggiore è al contrario più concreto e pratico, e vorrebbe tenerli per se. Anche il padre ha la stessa tentazione, dopo che i ladri gli hanno svuotato la casa…
Non mi dilungo nel raccontare un film che consiglio di vedere, ma voglio solo cogliere e riflettere in modo attuale sulla provocazione che Gesù lancia ai suoi ascoltatori e anche a noi.
I nemici di Gesù vogliono attirare Gesù nella trappola della questione delle tasse da pagare o meno agli occupanti romani. Pagare le tasse significa accettare l’occupazione che ha anche risvolti religiosi, non pagarla significa autoaccusarsi di essere un provocatore politico. Gesù è apparentemente in un angolo. E sembra che la questione della fede si risolva sul terreno del denaro.
L’affermazione di Gesù “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” diventa una domanda a coloro che gli stanno attorno: di chi siamo noi? La nostra faccia assomiglia a quella impressa nella moneta o assomiglia a quella di Dio? E’ il denaro quello che ci comanda oppure è la Parola di Dio?
Per chi ci preoccupiamo? Per quello che abbiamo in tasca o per quello che abbiamo nel cuore?
Gesù non è venuto per dire se è lecito o meno pagare la tassa a questo o a quel governo… Gesù è venuto per ricordare all’uomo (di allora e di oggi) a Chi debba dare tutto e su di Chi basare le proprie scelte: Dio Padre.
Mi piace molto il personaggio del bambino nel film “Millions”.
Damien, che vuole dare tutto ai poveri, sembra davvero ingenuo e sognatore. Segue gli insegnamenti dei santi che conosce da un vecchio libro che porta sempre con se, e che gli parlano non come personaggi imbalsamati e lontani ma come persone vive e significative per lui. Damien dice che in fondo in fondo, i soldi “sono solo delle cose” ed è più importante per lui la sua famiglia e le relazioni. Non gli interessa avere nella nuova casa una camera tutta per se, perchè vuole stare vicino e sentire il conforto di suo fratello e del suo papà .

    Siamo fatti ad immagine di Dio. E’ se non sappiamo bene quale è il nostro volto, le nostre capacità  e possibilità , e se volgiamo sapere quanta felicità  possiamo raggiungere nella nostra vita, non dobbiamo guardare alla moneta di Cesare, cioè ai soldi e beni che abbiamo, ma dobbiamo guardare il volto di Gesù così come ci è raccontato nel vangelo.
    I farisei, che vista la loro cultura religiosa e la pretesa di essere fedeli agli insegnamenti della Scrittura, dovrebbero essere più esperti nel conoscere Dio e l’identità  profonda dell’uomo, alla fine rimangono legati alla moneta di Cesare e alla questione di pagare o meno le tasse.
    Gesù invece ci ricorda che i soldi “sono solo delle cose”, mentre Dio è invece il nostro tutto, è il vero volto nel quale specchiarci.

Giovanni don

26 comments

  1. Carissimo don Giovanni,
    i tuoi commenti mi piacciono molto perchè sono “ben centrati” e sintetici, tanto che, oltre che a darmi uno spunto per la mia omelia domenicale, li pubblico sul foglietto parrocchiale… e ti assicuro che dai miei parrocchiani sono molto bene apprezzati!
    Ciao. don Damiano (Bus)

  2. La vignetta sara’ anche bella, (a me non piace perchè sembra dare per certo che la Chiesa evada le tasse)… ma soprattutto non risponde alla domanda.

    In quanti, sanno dare la risposta?

    Per nostra fortuna l’avv. Marco Ciamei diffonde attraverso Facebook questa proficua riflessione su un tema (ICI vs Chiesa) di grande importanza visto che veniamo sempre attaccati su questo.

    http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-quello-che-non-vi-dicono-su-chiesa-e-denaro-2797.htm

    Cari amici cattolici, vi sarà certamente capitato in questi giorni di ricevere critiche dal vostro amico non credente di turno (o credente ma non praticante, o credente praticante ma non osservante…) sul rapporto tra Chiesa e denaro, magari utilizzando i grandi cavalli di battaglia dei cari laicisti: esenzione ICI e 8xmille alla Chiesa cattolica, tra tutti.

    Ebbene, se rientrate nella categoria di chi, in tale circostanza, non ha saputo rispondere alcunchè (se non, con malcelato imbarazzo, che la Chiesa è fatta di peccatori), provo ad offrirvi alcuni spunti di riflessione. Intendiamoci, che la Chiesa sia fatta di peccatori è una verità e nessuno può metterla in discussione: che questo, però, significhi la irrimediabile verità di ogni critica, beh, forse qualche dubbio può sorgere anche ai non cristiani (detti anche, per un noto pseudo-matematico, non “cretini ).

    Visto allora che la figura dei cretini a noi (a differenza di altri) non piace farla, vediamo di approfondire i termini della questione.

    Questione ICI
    Partiamo con il primo problema, peraltro recentemente tornato a galla dopo la decisione della Commissione europea di riaprire la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia su questo punto.
    Una premessa, a scanso di equivoci: la CEI e il Vaticano non sono la stessa cosa (sic!).
    Con un po’ della vostra pazienza (vi assicuro che ne vale la pena) proviamo a capire come stanno le cose.

    La legge
    Nel 1992 lo Stato italiano ha istituito l’ICI, l’imposta comunale sugli immobili. Nello stesso intervento normativo (decreto legislativo n. 504/1992) sono state previste delle esenzioni: “alla Chiesa cattolica , penserete subito. Sbagliato: l’esenzione ha riguardato tutti gli immobili utilizzati da un “ente non commerciale e destinati “esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive .

    Dunque, secondo la legge, perchè venga applicata l’esenzione è necessario che si realizzino due condizioni:

    1. Il proprietario dell’immobile deve essere un “ente non commerciale , ossia non deve distribuire gli utili e gli avanzi di gestione ed è obbligato, in caso di scioglimento, a devolvere il patrimonio residuo a fini di pubblica utilità . In pratica tutto quello che un ente non commerciale “guadagna (con attività commerciali, con richieste di rette o importi, con la raccolta di offerte, con l’autofinanziamento dei soci, con i contributi pubblici, ecc.) deve essere utilizzato per le attività che svolge e non può essere intascato da nessuno.

    2. L’immobile deve essere destinato “esclusivamente allo svolgimento di una o più tra le otto attività di rilevante valore sociale individuate dalla legge.

    Evidente ed apprezzabile la finalità delle esenzioni: lo Stato ha voluto agevolare tutti quei soggetti che svolgono attività sociale secondo criteri di “no profit .

    La novità della Corte di cassazione
    Ora, mentre per più di dieci anni queste norme sono state applicate dai Comuni senza alcun problema, i soliti noti hanno iniziato dei contenziosi e nel 2004 la Corte di Cassazione, pronunciandosi su un immobile di un istituto religioso destinato a casa di cura e pensionato per studentesse, ha fornito una interpretazione non prevista dalla legge (… tutto ciò non vi ricorda qualcosa?): i giudici infatti hanno aggiunto un nuovo requisito per avere diritto all’esenzione sia necessario anche che l’attività “non venga svolta in forma di attività commerciale .

    Quale è la novità ? È chiaro che cambia tutto se si sposta l’attenzione dalla natura “commerciale dell’ente proprietario (come richiesto dalla norma) alla natura della “attività commerciale effettuata (come innovato dalla Corte). Per capire la singolarità della decisione si devono tenere presenti due aspetti:

    1. dal punto di vista tecnico, le attività sono considerate commerciali non quando producono utili, ma quando sono organizzate e rese a fronte di un corrispettivo, cioè con il pagamento di una retta o in regime di convenzione con l’ente pubblico: è evidente che alcune delle attività elencate dalla legge (si pensi a quelle sanitarie o didattiche) di fatto non possono essere che “commerciali in questo senso;

    2. “commerciale non vuol dire “con fine di lucro : per la legge, infatti, è “commerciale anche l’attività nella quale vengono chieste rette tanto contenute da non coprire neanche i costi: in pratica, l’esenzione perde ogni senso se interpretata così.

    In parole povere, se chiedi anche un cent sei fuori dall’esenzione! E zac, rimane fuori praticamente tutto il no-profit! Via il bambino con l’acqua sporca (a scanso di equivoci, la Chiesa rientrerebbe ovviamente nella seconda voce).
    Prima interpretazione autentica
    Davanti agli effetti disastrosi che una tale interpretazione avrebbe creato nel mondo del “no profit , lo Stato italiano è intervenuto con una interpretazione autentica (art. 7 del decreto legge n. 203/2005, governo Berlusconi), ribadendo la sufficienza dei due requisiti iniziali e stabilendo che, ai fini dell’esenzione dall’ICI, non rilevava l’eventuale commercialità della modalità di svolgimento dell’attività .

  3. Grazie Francesco! Un post lungo ma… necessario!
    E tutto per sopperire alla differenza tra Vangelo e… battuta!
    Cristo è stato sollecitato NELLA DOMANDA sulla “leicità ” di pagare le tasse! Ma non è caduto nel trabocchetto!
    E ha detto “RENDETE” a Cesare… non “E’ lecito pagare le tasse”!
    Che le tasse si devono pagare mi sembra sia stato scritto un pò di tempo prima di Cristo su quelle Tavole con 10 articoli di cui uno è NON RUBARE!
    RENDERE a Dio è pure scritto sulle stesse tavole ma, mi sembra, in uno dei primi articoli!
    Scusami, don Giovanni! Questa battuta fa, sì, ridere! Ma, a volte… “Risus abbundat…”

  4. Proprio Ieri, il Papa Benedetto XVI, come già per altro aveva fatto nel suo libro «Gesù di Nazaret. Seconda parte», insiste che «la Chiesa, pertanto, non si limita a ricordare agli uomini la giusta distinzione tra la sfera di autorità di Cesare e quella di Dio, tra l’ambito politico e quello religioso. La missione della Chiesa, come quella di Cristo, è essenzialmente parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità , richiamare a tutti, specialmente ai cristiani che hanno smarrito la propria identità , il diritto di Dio su ciò che gli appartiene, cioè la nostra vita».

    Il Pontefice ha invitato a meditare su diversi commenti patristici. «Un Autore anonimo scrive: “L’immagine di Dio non è impressa sull’oro, ma sul genere umano. La moneta di Cesare è oro, quella di Dio è l’umanità … Pertanto da’ la tua ricchezza materiale a Cesare, ma serba per Dio l’innocenza unica della tua coscienza, dove Dio è contemplato … Cesare, infatti, ha richiesto la sua immagine su ogni moneta, ma Dio ha scelto l’uomo, che egli ha creato, per riflettere la sua gloria” (Anonimo, Opera incompleta su Matteo, Omelia 42). E Sant’Agostino [354-430] ha utilizzato più volte questo riferimento nelle sue omelie: “Se Cesare reclama la propria immagine impressa sulla moneta – afferma -, non esigerà Dio dall’uomo l’immagine divina scolpita in lui?” (En. in Ps., Salmo 94, 2). E ancora: “Come si ridà a Cesare la moneta, così si ridà a Dio l’anima illuminata e impressa dalla luce del suo volto … Cristo infatti abita nell’uomo interiore” (Ivi, Salmo 4, 8)»

  5. «Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22,21). Gesù, spiega il Pontefice, «risponde con un sorprendente realismo politico, collegato con il teocentrismo della tradizione profetica. Il tributo a Cesare va pagato, perchè l’immagine sulla moneta è la sua; ma l’uomo, ogni uomo, porta in sè un’altra immagine, quella di Dio, e pertanto è a Lui, e a Lui solo, che ognuno è debitore della propria esistenza».

  6. Non è in argomento con il Vangelo di questa domenica, ma ho trovato questa frase di Benedetto XVI e desidero condividerla con voi.

    “Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato.”

    (LETTERA APOSTOLICA IN FORMA DI “MOTU PROPRIO” PORTA FIDEI DEL SOMMO PONTEFICE BENEDETTO XVI CON LA QUALE SI INDICE L’ANNO DELLA FEDE, 17.10.2011)
    http://magisterobenedettoxvi.blogspot.com/

  7. Cristo non una religione ……. ……. UN RAPPORTO!
    CRISTO ……. non uno sconosciuto ……. un migliore amico!
    CRISTO ……. non nulla ……. TUTTO!
    CRISTO ……. non deboli ……. TUTTI POTENTI!
    CRISTO ……. non invidioso ……. TITOLARE DEL TUTTO!
    Cristo non un perdente ……. ……. vittorioso!

  8. Documento bellissimo!
    Come bellissima è la nostra fede!
    Come Bellissimo è il nostro Dio ed il figlio Signore nostro Gesù Cristo, che è esso stesso Dio, e vive e regna con Lui, nell’ unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli.
    🙂

    Scrive BXVI nel suo Motu proprio:

    “… il Catechismo della Chiesa Cattolica presenta lo sviluppo della fede fino a toccare i grandi temi della vita quotidiana. Pagina dopo pagina si scopre che quanto viene presentato non è una teoria, ma l’incontro con una Persona che vive nella Chiesa. Alla professione di fede, infatti, segue la spiegazione della vita sacramentale, nella quale Cristo è presente, operante e continua a costruire la sua Chiesa. Senza la liturgia e i Sacramenti, la professione di fede non avrebbe efficacia, perchè mancherebbe della grazia che sostiene la testimonianza dei cristiani. Alla stessa stregua, l’insegnamento del Catechismo sulla vita morale acquista tutto il suo significato se posto in relazione con la fede, la liturgia e la preghiera”.

    “L’Anno della fede sarà anche un’occasione propizia per intensificare la testimonianza della carità . Ricorda san Paolo: “Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità . Ma la più grande di tutte è la carità ! (1Cor 13,13). Con parole ancora più forti – che da sempre impegnano i cristiani – l’apostolo Giacomo affermava: “A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede» (Gc 2,14-18).

    La fede senza la carità non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe un sentimento in balia costante del dubbio. Fede e carità si esigono a vicenda, così che l’una permette all’altra di attuare il suo cammino. Non pochi cristiani, infatti, dedicano la loro vita con amore a chi è solo, emarginato o escluso come a colui che è il primo verso cui andare e il più importante da sostenere, perchè proprio in lui si riflette il volto stesso di Cristo. Grazie alla fede possiamo riconoscere in quanti chiedono il nostro amore il volto del Signore risorto. “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25,40): queste sue parole sono un monito da non dimenticare ed un invito perenne a ridonare quell’amore con cui Egli si prende cura di noi. E’ la fede che permette di riconoscere Cristo ed è il suo stesso amore che spinge a soccorrerlo ogni volta che si fa nostro prossimo nel cammino della vita. Sostenuti dalla fede, guardiamo con speranza al nostro impegno nel mondo, in attesa di “nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia (2Pt 3,13; cfr Ap 21,1).

    Come non essere d’accordo?
    Come non esultare di Gioia per questo grande anno che abbiamo di fronte a noi!

    Uniti nella preghiera: Affidiamo alla Madre di Dio, proclamata “beata perchè “ha creduto (Lc 1,45), questo tempo di grazia.

    Un abbraccio a tutti.

    Francesco

  9. “La fede senza la carità non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe un sentimento in balia costante del dubbio”
    Posso anche essere d’accordo, ma è una prospettiva da “credente”, che esclude atei o credenti in altre religioni che compiono comunque le “opere” della fede… li buttiamo via solo perchè non credono, o credono in altro?
    O vogliamo intendere “fede” non come il credere in qualcosa, ma come il sentirsi attratti da un bene trascendente e il cercare di “assomigliargli”?
    Oltre a questo, Francesco dice “Senza la liturgia e i Sacramenti, la professione di fede non avrebbe efficacia, perchè mancherebbe della grazia che sostiene la testimonianza dei cristiani.”
    Questa mi sembra tutta da dimostrare… a parte che bisognerebbe parlare di cattolici, ma è comunque un’ipotesi, l’idea di chi questa liturgia e sacramenti li amministra, non una Verità innegabile…

  10. @Stelucky
    Chi! Chi esclude atei o credenti in altre religioni? E da cosa li escluderebbe?
    Dalla Chiesa Cristiana si escludono loro: io non li escludo dalla mia carità .
    A Dio la Sapienza, la Bontà , la Giustizia, la Misericordia della loro salvezza: NON A NOI! A noi la carità di far solo notare loro che la nostra fede si basa sulla RIVELAZIONE, su DIO fatto UOMO, DIO visibile e visto, DIO azione, DIO Parola, DIO PRESENZA NELLA RIPETIZIONE SACRAMENTALE DELLA INCARNAZIONE EUCARISTICA. Dio Amore perchè per rivelarsi è dovuto risorgere e per risorgere è dovuto morire… inconfutabilmente morire, di morte inconfutabile, seppur dolorosa, molto dolorosa.
    …e dire loro questa nostra Fede è il nostro compito di Cristiani: L’ANNUNCIO!
    E a chi dobbiamo annunciare, nel tempo tra una domenica e l’altra, quando la liturgia ci invita ad “Ire, Missa Est” (Andare, inizia la missione!)? Agli atei ed ai credenti nelle altre religioni. (Ecco perchè mi disorienta il sacerdote che alla fine della liturgia augura “buona domenica”).
    La religione cristiana non li esclude per niente! Anzi sono proprio loro, in un certo senso, il centro dell’attenzione della Chiesa.
    E’ proprio quando trasformiamo la liturgia in un rito “formale e voto (come dice Benedetto XVI)” che abbiamo bisogno poi di riempirlo di “uomo” e ci viene spontaneo di escludere chi non è con noi (salvo poi avere gli scrupoli e accettare “relativisticamente” la sua religione con la teoria: ognuno è libero di pensarla come vuole).
    Se il Rito invece fosse PIENO di PRESENZA DI CRISTO, in CORPO, SANGUE, ANIMA E DIVINITA’, oltre che della Sua Parola, sarebbe più facile non escludere chi non è con noi, perchè sappiamo che CRISTO è con lui, anche se lui non crede in Cristo.

    Certo che va dimostrato che “senza liturgia e sacramenti la professione di fede non avrebbe efficacia”. La dimostrazione deve passare però attraverso l’ETERNITA’ della liturgia e dei sacramenti, nel momento in cui si celebrano o si amministrano, altrimenti la tesi che si raggiunge difetta dell’ipotesi principale: DIVINITA’ = ETERNITA’!

    Concludo con una illazione, e se è sbagliata cancellela, cancellatela.
    Quando ti riferisci a “chi questa liturgia e sacramenti li amministra” ti riferisci forse alla idoneità del ministro?
    Se fosse l’idoneità del ministro a far o non far succedere il Mistero, l’uomo sarebbe più potente di Dio. E’ Dio che ha deciso di passare attraverso l’uomo. Se la Sua Sapienza Glielo avesso indicato, sarebbe passato per una scopa e noi cosa varemmo detto? Non pecca, ma è una scopa?
    Rendete a Dio quel che è di Dio forse comprende anche questo.
    La liturgia celebrata con innovazioni estemporanee o con trovate teatrali, ci distrae dal Mistero che in quel momento SUCCEDE COMUNQUE, ma ce ne accorgiamo di meno, ed invece di aumantare la nostra “actuosa partecipazio”, quella voluta dal concilio, la diminuisce. Perchè il concilio voleva attivare la partecipazione all’azione divina, e poi invece è diventata un attivare la partecipazione all’azione umana.
    Che ci voleva il Concilio Vaticano II per dire che se andiamo in gita parrocchiale o scolastica è bello cantare insieme in pulman.
    Invece il Concilio ha voluto evidenziare ciò che già prima succedeva: la attiva partecipazione dell’uomo, del fedele alla Liturgia! Ma non tanto a quella terrena, quanto, attraverso questa, alla Liturgia Celeste, simultanea a quella terrena. E nella liturgia celeste l’ateo ed il credente in altre religioni ci sono? Dove sono? IN CRISTO!!!
    Come posso io escludere o, anche, NON escludere il loro esserci. Non sta a me escludere o non escludere altri dalla liturgia celeste. A me sta non escludere ME da quella liturgia, perchè possa farsi la volontà di Dio anche attraverso me.

  11. @Stelucky, mi fa molto piacere leggere cosa scrivi di me: “Francesco dice “Senza la liturgia e i Sacramenti, la professione di fede non avrebbe efficacia, perchè mancherebbe della grazia che sostiene la testimonianza dei cristiani. ”

    Mi fa piacere che mi accomuni con il Papa, ma occorre fare verità , non sono io che lo dico (e l’ho riportato) ma il Papa in persona.

    Io semplicemente Amo Gesù, Amo la Chiesa ed Amo il Papa…. pur con tutti i miei limiti.
    Ma che ci posso fare?
    Non metto in dubbio le parole di Gesù, ne della Chiesa e ne del Papa, ma le studio, le medito, cerco di comprenderne il significato e di farle mie perchè esse portino frutto.

    Ma da li a dire che sono il Papa, ne passa di strada!
    🙂
    Non trovi?

    Un caro abbraccio.
    Francesco

  12. Caspita Dario, che bel commento!
    Davvero molto intenso e denso, complimenti!
    Considerazioni importanti e non banali che fanno davvero riflettere su quanto siamo tanto ed immensamente Amati dal Signore … scoprendo così la nostra povertà : quanto poco lo Amiamo!

    Grazie per quello che hai scritto.
    Francesco

  13. Mah… pareri personali…
    @Francesco: perchè non metti in dubbio le parole di Gesù (correggo: le parole attribuite a Gesù dai Vangeli che sono passati attraverso 2000 anni di traduzioni, interpretazioni, aggiunte e tagli), della Chiesa e del Papa?
    Senza dubbio vuol dire che tu obbedisci ciecamente e credi a tutto quello che queste tre entità (ben diverse anche come affidabilità ) ti dicono?

    @Dario: non riesco proprio a condividere l’importanza che dai alle liturgie… forse è un mio limite, forse altri hanno bisogno di questa “visibilità ” della presenza di Dio in un rito stabilito… Posso capirlo, ma non posso condividere che gli si dia così tanta importanza. con il rischio (fondato) che la religione, da semplice mezzo e possibilità , diventi fine ultimo, e condizione sufficiente per sentirsi “a posto”…
    Ah, non parlavo di idoneità del ministro, dicevo che sono gli stessi uomini che hanno creato la liturgia e che la amministrano, che dicono che “Senza la liturgia e i Sacramenti, la professione di fede non avrebbe efficacia, perchè mancherebbe della grazia che sostiene la testimonianza dei cristiani.
    Tutto questo crea un “corto circuito”, e rendono poco credibile questa affermazione…

  14. @Stelucky
    Il corto circuito lo ha creato Cristo quando si è incarnato, si è fatto uomo ed ha vissuto 33 anni della nostra storia.
    E’ il corto circuiuto tra tempo storico ed eternità .
    Non eravamo coscienti di questo corto circuto prima della venuta di Cristo (sebbene nell’Eternità esistesse già ). Dopo la Sua Resurrezione Cristo ha dimostrato questo corto circuito, che si è reso visibile anche nel tempo storico.
    Chi non crede in questo corto circuito non crede nella Resurrezione, e viceversa.
    Non è la religione che individua questo corto circuito: è la fisica!!
    La religione applica questo corto circuito alle altre, diciamo, situazioni, con la semplice Ragione. Il Sacramento è la ripetizione nella durata temporale dello stesso atto eterno. Se il Sacramento non fosse atto di eternità distribuito nella storia, vorrebbe dire che Cristo non sarebbe Eterno, e perciò non sarebbe Dio. Credere in Dio, credere in Cristo vero Dio (oltre che vero Uomo, che questo sembra più facile da accettare), significa credere nella eternità dei sacramenti. Eternità che, in quanto tale, non è il dopo alla fine dei tempi, è il Presente nella Pienezza dei tempi.
    Insomma!
    Non è che c’è o non c’è bisogno di questa visibilità della presenza di Dio in un rito stabilito! E’ che la qualità temporale di quei 33 anni è uguale alla qualità temporale del 2011. E se quei 33 anni sono stati contemporaneamente tempo storico ed eternità , così il 2011 è già eternità . Allora Dio è presente perchè è Eterno, non perchè io ho bisogno di immagnarLo. Il bisogno che tu chiami di visibilità è piuttosto un bisogno di riconoscere quel Qualcuno che già c’è, più che lo sforzo di immaginare visibile quel Qualcuno.
    Così anche la Parola è Eternità , perchè pronunciata una volta in quei 33 anni, non è mai più sparita dall’eternità , non si è dissolta nelle vibrazioni dell’aria che pur si è smorzata nella successione temporale.
    La proclamazione della Parola è l’eternità che torna per bocca del Celebrante nella liturgia.
    Per finire!
    CRISTO E’ DIO! DIO E’ ETERNO, CRISTO E’ ETERNO! Se ci credi fai una strada. Se fai l’altra strada alla fine metti in dubbio l’Eternità di Cristo e perciò la sua Divinità .
    Se credi nell’eternità di quello che fai (Sacramenti, Liturgia, ecc) lo fai in un modo, se non cdredi nell’eternità di quello che fai, lo fai in un altro modo.
    Non è il modo come fai riti e liturgie che determina il valore di quello che fai durante i riti e la liturgia! E’ il valore eterno di quello che fai che determina il modo con cui fai i riti e le liturgie.

  15. @Stelucy:
    Alla tua questione si può rispondere in molti modi. Da quelli teologici, a quelli filosofici, a quelli esperienziali o più semplicemente logici.
    Ecco proviamo così:
    Ti ribalto la domanda: Perchè mai dovrei mettere in dubbio le parole di Gesù?

    «L’uomo religioso è pronto ad accettare qualunque fatto evidente. Il razionalismo è costretto dal suo credo a negare, se necessario, l’evidenza».
    Gilbert K. Chesterton

    Ho scelto questo metodo … forse non il più esaustivo, ma il più veloce (visto che vengo tacciato di lungaggine) perchè da quello che leggo, percepisco che non sei veramente interessata ad una risposta che possa aiutarti nel TUO cammino.
    Ma solo a tendermi un tranello. Un po’ come faceva Daniele!
    (… non ti ricorda nulla circa gli ultimi vangeli 🙂 … proprio chi attaccava Gesù nel tempio (non sempre lo volevano lapidare) ma gli tiravano tranelli).

    Ma sul Suo esempio, non mi tiro indietro, tento di rispondere, pur nei miei limiti, ma ben conscio che non serviranno a cambiare chi me li tira.
    Pochi furono i farisei che lodarono Gesù per le sue risposte, così come poche volte ho ricevuto complimenti quando ho riportato parole del Magistero che invece avrebbero dovuto scaldare il cuore di chi, dice, di amare Gesù. (e poi sempre a parole, dice di amarlo nei fratelli, … aggiunge poi un “solo” nei fratelli, … se poi li ama così denigrandoli come gente che obbediscono ciecamente… si commenta da se.)

    Infatti spero che vi possa aiutare leggere:
    http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s1c3a2_it.htm

    La fede è un atto personale: è la libera risposta dell’uomo all’iniziativa di Dio che si rivela. La fede però non è un atto isolato. Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è dato l’esistenza. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. Il nostro amore per Gesù e per gli uomini ci spinge a parlare ad altri della nostra fede. In tal modo ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri.

    La salvezza viene solo da Dio; ma, poichè riceviamo la vita della fede attraverso la Chiesa, questa è nostra Madre: « Noi crediamo la Chiesa come Madre della nostra nuova nascita, e non nella Chiesa come se essa fosse l’autrice della nostra salvezza ». Essendo nostra Madre, la Chiesa è anche l’educatrice della nostra fede.

    Altro che mettere in dubbio le parole di Gesù o della Chiesa!

  16. @dario: cerchiamo di restare in tema… il corto circuito di cui parlo è quello che riguarda la Chiesa che giustifica se stessa, che afferma che lei stessa è infallibile e unica a poter trasmettere ed interpretare la Verità … E il fatto che i sacramenti che la Chiesa ha creato e definito siano tutto quello che dici tu non è SICURO, è quello che dice la Chiesa stessa… Puoi crederci o meno, ma non venirmi a dire che è ASSOLUTAMENTE vero, che è indubitabile…
    @Francesco, è la stessa cosa che rispondo anche a te: non puoi usare le parole della Chiesa per dimostrare che la Chiesa stessa sia nel giusto… Se io ti dicessi “quello che dico io è sempre giusto” tu lo accetteresti solo perchè l’ho detto io? Questa frase giustificherebbe se stessa?
    Comunque non mi hai risposto… io ti dico che metto in dubbio tutto, perchè sono un essere dotato di ragione e di libero arbitrio, che mi portano a chiedermi se le cose che faccio e le cose in cui credo siano giuste o no… il dubbio non è una mancanza di rispetto, e neanche di fede, anzi, la fede senza dubbio diventa integralista e irrazionale, e può portare a brutte derive… Credo che, come dice il concilio,
    “tutti gli esseri umani, in quanto sono persone, dotate cioè di ragione e di libera volontà e perciò investiti di personale responsabilità , sono dalla loro stessa natura e per obbligo morale tenuti a cercare la verità […] con una ricerca condotta liberamente, con l’aiuto dell’insegnamento o dell’educazione, per mezzo dello scambio e del dialogo con cui, allo scopo di aiutarsi vicendevolmente nella ricerca, gli uni rivelano agli altri la verità che hanno scoperta o che ritengono di avere scoperta; inoltre, una volta conosciuta la verità , occorre aderirvi fermamente con assenso personale”
    E la tua citazione, “L’uomo religioso è pronto ad accettare qualunque fatto evidente”, suona strana… a parte che in questo campo non c’è niente di davvero evidente (e il cercare di “dimostrare” l’evidenza di Dio secondo me è uno dei peggiori errori che la Chiesa possa aver fatto), significherebbe forse che quello che non è evidente non va accettato?

  17. @Dario
    Ho riletto il tuo intervento: “non riesco proprio a condividere l’importanza che dai alle liturgie… forse è un mio limite, forse altri hanno bisogno di questa “visibilità della presenza di Dio in un rito stabilito…”
    Io non saprei proprio dove cominciare a spiegarti bene la liturgia ed il suo significato se escludiamo la questione temporale.
    Forse il tuo Parroco sì.
    Eventualmente, insieme, scrivete sulla barra di Google “Don Nicola Bux” oppure “Bux don Nicola” e guardate i suoi video.

  18. @Stelucky
    Ho riletto il tuo intervento: “non riesco proprio a condividere l’importanza che dai alle liturgie… forse è un mio limite, forse altri hanno bisogno di questa “visibilità della presenza di Dio in un rito stabilito…
    Io non saprei proprio dove cominciare a spiegarti bene la liturgia ed il suo significato se escludiamo la questione temporale.
    Forse il tuo Parroco sì.
    Eventualmente, insieme, scrivete sulla barra di Google “Don Nicola Bux oppure “Bux don Nicola e guardate i suoi video.

  19. Ti dico che sono questioni formali, legate a riti e dogmi creati da una Chiesa umana e calata nel suo tempo e nella sua cultura, e in quanto tali, insufficienti e soggetti a verifica e cambiamento. Avere la pretesa che questi siano “eternità nella storia” mi pare riduttivo e presuntuoso… La stessa Parola è frutto di azioni umane, è la narrazione e l’insegnamento di chi ha avuto esperienza di una Verità , di chi, in qualche modo, ha “incontrato” Dio… ma non può essere considerata LA VERITA’, non è ETERNITA’, al massimo un modo per trasmettere quello che ha sentito e vissuto qualcuno… Fare l’equazione “Credere in Dio, credere in Cristo vero Dio (oltre che vero Uomo, che questo sembra più facile da accettare), significa credere nella eternità dei sacramenti” non è giusto, non sono cose necessariamente legate.
    Chiariamoci: non sto dicendo che ci sia qualcosa di male, solo che personalmente ritengo molto più importante concentrarsi sulla vita vera, sulle azioni, su quello che, anche nel Vangelo, risulta più importante dei riti… se poi il rito o il Sacramento aiutano delle persone ad andare meglio in questa direzione, ben vengano. Ma considerarli un assoluto mi pare assurdo…

  20. @Stelucky
    Quando riporti farsi del Magistero andiamo sempre d’accordo.
    Perchè?
    Perchè solo così siamo sicuri di essere sulla strada giusta.
    Solo Gesù è LA VIA a Dio. (L’ha detto lui)
    Ma se metti in dubbio che l’abbia detto o che Lui possa aver torto … beh. Allora annovero ra le cose possibili che Gesù abbia mentito, quindi non sia Verità . E se non è vero allora perchè dovrebbe darmi la Vita eterna?
    Ecco che sei nega uno solo dei 3 aspetti (via, verità e vita) lo neghi tutto.
    E quindi neghi Gesù.
    A quel punto: Non c’è più nessuna via per andare da nessuna parte.

    Ecco ti dico questo “allo scopo di aiutarsi vicendevolmente nella ricerca, gli uni rivelano agli altri la verità che hanno scoperta o che ritengono di avere scoperta;”
    Ora ” una volta conosciuta la verità , occorre aderirvi fermamente con assenso personale
    E quindi ti chiedo:
    Credi tu?

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