siamo “sveglie spirituali”!


DOMENICA 27 novembre 2011
Prima di Avvento

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perchè non sapete quando è il momento. E’ come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà , se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
(dal Vangelo di Marco 13,33-37)

«Fate attenzione, vegliate…
Vegliate dunque…
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!»

Ok Gesù, abbiamo capito! In tre righe ci richiami un sacco di volte a stare svegli!
Ma ti sembriamo davvero così addormentati?
C’è poco da stare tranquilli e riposati in questo tempo: la crisi economica sempre più forte e i continui dissesti del territorio, con alluvioni e morti, ci fanno davvero dormire poco in Italia. Ma anche nel resto del mondo non c’è così tanta pace da potersi addormentare tranquillamente.
Anzi è proprio il contrario! “Chi dorme non piglia pesci”, lo sappiamo bene. Non possiamo perdere le poche occasioni di lavoro che ci sono in giro, non possiamo permetterci di perdere le occasioni in outlet e sconti di inizio e fine stagione. Non possiamo dormire sonni tranquilli se pensiamo alla violenza e ai pericoli della criminalità  che sembra sempre più sotto casa (e dentro casa).
Gesù ci fai arrivare il tuo invito a stare svegli attraverso le antiche parole del Vangelo… che la Chiesa è convinta che siano ancora attuali (altrimenti non avrebbe senso rileggerle continuamente)
Tu che vedi tutto e ci conosci molto di più di noi stessi, ti sembriamo davvero bisognosi di questo richiamo?

    Tu dici che non sappiamo quando è il momento… il momento del tuo ritorno improvviso.
    Forse hai ragione.
    Conosciamo bene certi momenti della nostra vita, come le scadenze di bollette e rate, il momento del ritiro dello stipendio e dei saldi. Sappiamo bene in questo periodo dove e quando andare per lo shopping natalizio… Sappiamo che dobbiamo stare attenti agli imprevisti della vita e alle situazioni difficili, quindi ci prepariamo il più possibile…
    Ma sembra proprio ai tuoi occhi che non sappiamo e non vogliamo sapere della tua presenza.
    Forse hai ragione quando ci vedi spiritualmente addormentati e poco desiderosi di accoglierti nella nostra vita.
    Eppure dentro di noi c’è il desiderio di Dio, di te! La nostra vita senza Dio diventa davvero schiava di tutto quello che di Dio è il surrogato, cioè il denaro e il potere.
    Il tempo dell’Avvento è il tempo del risveglio.
    E’ il tempo per riascoltare in fondo al cuore la sveglia spirituale che vuole riaprire i nostri occhi di fede.
    Il compito che abbiamo come cristiani nel mondo, è quello di essere “sveglie spirituali”, risvegliando tutti coloro (noi compresi) che sono addormentati nella fede.
    Dio è vicino, Gesù è Dio diventato carne e sangue come noi, e San Paolo, con profondo entusiasmo spirituale, ricorda ai cristiani di Corinto che “… siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza…” (vedi seconda lettura, prima lettera ai Corinti capitolo1). E’ questa consapevolezza interiore che dobbiamo risvegliare in noi e nel mondo. E’ verso questa speranza, più forte di crisi economiche e di ogni altra difficoltà , che tu Gesù vuoi aprire i nostri occhi chiusi dal sonno del pessimismo e dell’indifferenza.
    Vegliate!

Giovanni don

21 comments

  1. Grazie della tua nuova vignetta anch’essa simpatica e della tua riflessione.
    Per me, penso, vegliare significa anche resistere. Io ho tristemente molta difficoltà di resistere in una situazione che mi fa troppo spesso allontanare da Dio.
    Quando non riesco a resistere, mi “addormento” essendo anche pigro. Come quelle cinque vergini stolte nell’altra parabola.

  2. Citazione di spiritualità del giorno
    24 Novembre 2011 – sant’Andrea Dung-Lac
    “Il miracolo della Chiesa è di sopravvivere ogni domenica a milioni di pessime omelie.”
    Joseph Ratzinger

  3. Un tempo in Veneto si diceva delle omelie: “Prediche curte, paparèle longhe” (prediche corte, tagliatelle lunghe).
    Oppure, più maliziosamente “Le prediche devono essere come le minigonne: corte, aderenti alla vita e che lascino intravedere il mistero…”
    Sicuramente queste regolette non salvano dalle pessime omelie, ma da certi post forse si.

  4. C’è davvero un problema di comunicazione nelle omelie oggi?

    Senza ovviamente dare giudizi, ci sono delle difficoltà . Scontiamo innanzitutto una deriva secolare: per rispondere alla riforma luterana che aveva negato le opere, la Chiesa dovette giustamente sottolineare l’esortazione alle opere cristiane. Abbiamo accentuato questo approccio, ecco perchè ancora oggi nelle omelie sentiamo sempre l’urgenza di arrivare al momento del fervorino morale che scade nel moralismo. Il risultato? Ci siamo dimenticati di spiegare la fede.

    In che senso?

    Non si può parlare in un’omelia senza spiegare il “perchè degli atti cristiani: solo l’esortazione risulta sterile. Mi prendono in giro perchè ripeto spesso “ma questo a che cosa serve? . Ma è necessario spiegare il segreto della nostra fede. I concetti cristiani vengono spesso fraintesi o banalizzati. Per esempio ascoltando la parabola dei talenti pensiamo subito alle qualità personali, e invece sono i beni del Padrone. Bisogna smontare quelle visioni caricaturali della fede, inaccettabilmente superficiali. Basta partire anche dall’etimologia delle parole. Questa è la prima generazione alfabetizzata della storia: la gente è più colta ed è esperta nelle tecnologie informatiche. Dobbiamo fare uno sforzo qualitativo per cui in ogni omelia la fede va spiegata, non possiamo darla per scontata, ritorniamo alle fondamenta, allo stesso concetto di Dio. E la gente ti segue, me ne rendo conto già ora.

    È quindi un problema di contenuti?

    Anche.
    Ma soprattutto di postura. È un atteggiamento che consiste nello spiegare quant’è bello ciò che noi celebriamo. E non tendere moralisticamente sempre ad ottenere il risultato delle opere, perchè non si può servire Qualcuno che poi in fondo non conosciamo. Il moralismo è proprio pretendere che una persona faccia una cosa che non ha la forza o le motivazioni per fare. E invece dobbiamo dare le motivazioni. Quando uno è innamorato non c’è bisogno di dire: “Devi fare questo! . Lo fa senza indugi. Allora il problema non è dire ciò che si deve fare, ma far innamorare.

    [tratto da http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-lomelia–davvero-finita-3669.htm%5D

  5. Siamo, Padre, davanti a te
    all’inizio di questo Avvento.
    E siamo davanti a te insieme,
    in rappresentanza anche
    di tutti i nostri fratelli e sorelle
    di ogni parte del mondo.
    In particolare delle persone che conosciamo;
    per loro e con loro, Signore,
    noi ti preghiamo.
    Noi sappiamo che ogni anno si ricomincia
    e questo ricominciare
    per alcuni è facile, è bello, è entusiasmante,
    per altri è difficile,
    è pieno di paure, di terrore.
    Pensiamo a come si inizia questo Avvento
    nei luoghi della grande povertà ,
    della grande miseria;
    con quanta paura la gente guarda
    al tempo che viene.
    O Signore, noi ci uniamo a tutti loro;
    ti offriamo la gioia che tu ci dai di incominciarlo,
    ti offriamo anche la fatica,
    il peso che possiamo sentire nel cominciarlo.
    Questo tempo che inizia nel tuo nome santo,
    vissuto sotto la potenza dello Spirito,
    sia accoglienza della tua Parola.
    Te lo chiediamo per Gesù Cristo,
    tua Parola vivente che viene in mezzo a noi
    e viva qui,
    insieme con Maria, Madre del tuo Figlio,
    che con lo Spirito Santo e con te
    vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.
    (Cfr Carlo Maria Martini in: Quotidianità luogo di Dio, Paoline 2006

  6. Non lascio commenti sul vangelo di Marco, forse estrapolato dal suo contesto per essere utilizzato come tema introduttivo dell’avvento…..voglio invece provocare sulla vignetta. E’ vero che le omelie spesso annoiano, ma che dire del resto del rito? Quanti “credenti” vi partecipano senza la minima idea non solo di ciò che fanno e dicono, ma anche del motivo per il quale sono lì tutte le domeniche. Ecco che è tutto il contesto liturgico rituale che vede i cristiani addormentati, non solo i 10 minuti dell’omelia. Purtroppo i cristiani oggi vivono il loro rapporto con Dio allo stesso modo degli ebrei al tempo di Gesù, in definitiva Gesù è riuscito a cambiare ben poco per loro, se non approfondiranno meglio la parola ed i suoi contenuti.
    Quindi….sveglia!!!!!

  7. Un messaggio per il nostro Don.

    O per chi si senta chiamato … ad invecchiare da prete (come nella vignetta, autoironica perchè
    il prete è senza capelli come il nostro Don Gioba)

    Dalla rivista americana Forbes ci arriva la classifica dei mestieri che rendono più felici.

    2.ro – pompiere
    3.ro – fisioterapista
    4.ro – scrittore
    5.ro – insegnante di sostegno
    6.ro – insegnante
    7.ro – artista
    8.ro – psicologo
    9.ro – venditori di servizi finanziari
    10.ro – ingegneri responsabili di cantieri

    Ed al primo posto? Rullo di tamburi… i preti!

    L’occuparsi degli altri cercando di aiutarli e renderli felici riempie il cuore! Solo al 9.ro posto arrivano i soldini, al 10.ro ritorna l’uomo un po’ bambino che si diverte a giocare con i bulldozer veri.

    Tu che hai timore nel rispondere sì a Gesù, tu che sei pentito di aver fatto un passo in più con tuo fratello, tu che non sai se vale la pena seguire la strada del cuore rispetto a quella del soldo, non temere: segui quanto è già scritto nel profondo di te, il segreto della felicità è donare la vita!

    http://www.iltesoro.org/2011/12/i-dieci-mestieri-piu-belli-del-mondo.html

  8. @Stefano

    “Ciò che è fuori è anche dentro; e ciò che non è dentro non è da nessuna parte!

    Se uno non ha niente dentro, non troverà mai niente fuori. E’ inutile andare a cercare nel mondo quel che non si riesce a trovare dentro di sè.”

    da” Un altro giro di giostra” di Tiziano Terzani

    E bada bene che quanto tu chiami solo antologia… quasi come pochezza, non è qualcosa di inutile, ma è far risuonare nel proprio spazio interiore le parole di qualcun altro espresse meglio e magari molto, molto prima di noi…

  9. @Dele
    … e per svegliarvi leggete: “Come andare a Messa e NON perdere la Fede” di don Nicola Bux.
    Siete andati a messa qualche volta nella Basilica di Assisi? o nella cattedrale di Monreale? Vedrete che lì è impossibile addormentarsi! Gli affreschi, i mosaici, vi tengono svegli! E non solo! Lì si capisce chiaramente che non “state a messa”, no! Lì si vive la Liturgia come comunione dell’Umano con il Divino, comunione del Presente con l’Eternità , si vive la ripetizione della Rivelazione!
    Nelle chiese cristiane le pitture non sono “decorative” ma “RIVELATIVE”, non sono abbellimenti, sono enunciazioni del VERBO FATTO CARNE. E come tale vanno pensate, studiate, realizzate e volute anche nelle chiese “cosiddette” moderne.
    La Rivelazione non ha Tempo, la Rivelazione E’!! E con la Rivelazione a pochi metri la SVEGLIA è silenziosa, discreta, senza essere muta nel fragore della sua pervasività visiva!
    E’ quando il CULTUALE passa per il CULTURALE che poi le conseguenze sono quelle di cui ti lamenti. E’ quando la PAROLA proclamata diventa parola letta, che il CULTO della PAROLA diventa CULTURA della parola. E’ quando la parola non prosegue con IL CULTO EUCARISTICO, che IL CULTO diventa CULTURA. E’ quando IL CULTO EUCARISTICO diventa formale e vuoto che IL CULTO DELLA PAROLA diventa CULTURA. E a Dio non si deve la cultura ma il culto.

  10. Dario,
    mi par di capire che il mondo dell’ingegneria non ti è estraneo.
    Allora ti chiedo: è possibile studiare la Tecnica delle Costruzioni, senza conoscere prima la Scienza delle Costruzioni?
    Allo stesso modo, è possibile dire qualcosa di sensato sul Cattolicesimo oggi senza conoscere prima Colui sul quale tutto si fonda?
    Sapresti dimostrare alla luce dei Vangeli la correttezza della tua affermazione “A Dio si deve il culto”?
    Che la Rivelazione sia un concetto centrale siamo d’accordo. A tuo avviso Gesù in che modo ha “rivelato”? Che strategie ha scelto per “rivelare” il Padre?

  11. Ripensandoci mi spiace essere stato così sgarbato con Daniele.
    In fondo forse davvero vuol sapere e capire.
    In passato abbiamo sempre risposto alle domande di Daniele e dopo le nostre risposte … Daniele non diceva più nulla. E non lo si sentiva più per un po. Che siano quindi servite le nostre riposte a fargli riconsiderare le sue posizioni?

    Se è così, mi scuso.

    Riporto un articolo di don Ferruccio Ceragioli circa il rapporto tra Chiesa e Gesù.

    Luce delle genti o, in latino, Lumen Gentium (LG): è questo il titolo della Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II dedicato alla Chiesa. Ma chi è la luce delle genti? Bisogna stare attenti per non cadere in equivoci: la luce delle genti è Cristo e non la Chiesa. Il rapporto tra Cristo e la Chiesa è paragonabile da questo punto di vista a quello tra il sole e la luna: la luna non brilla di luce propria, non ha in sè la sorgente della luce, ma questa luce può solo riceverla dal sole e rifletterla sulla terra. Per questo LG 1 dice che “la Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”. Segno: qualcosa che rinvia a qualcos’altro. Strumento: qualcosa che serve a qualcuno per fare qualcos’altro. La Chiesa è cioè tutta relativa a Cristo, deve indicare Cristo e deve essere suo strumento per i fini suoi (di Cristo, non della Chiesa, che anzi non deve avere altri fini se non quelli di Cristo). Ma questo sacramento dell’unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano è fondamentale, perchè è stato voluto da Cristo perchè il suo vangelo raggiunga tutti gli uomini.

    Ma per te, che cosa è la Chiesa?

    http://www.iltesoro.org/2011/12/granuli-di-concilium-5-luce-delle-genti.html

  12. @Francesco
    Raccolgo la sollecitazione.

    @Daniele
    Sapresti dimostrare alla luce dei Vangeli la scorrettezza della mia affermazione “A Dio si deve il culto”?
    Oppure.
    Sapresti dimostrare alla luce dei Vangeli la correttezza dell’affermazione “A Dio non si deve il culto”?
    Le due domande non sono la stessa domanda. La prima è l’inversa della tua. Con la seconda ti voglio evidenziare il pericolo di fraintendimento che genera la tua domanda.
    Gesù non ha “rivelato” un bel niente!
    Cristo E’ Rivelazione.
    Insomma, Daniele, con Gesù il rapporto è culturale perchè di Lui hanno scritto.
    Con CRISTO – VERO UOMO E VERO DIO – ETERNO – INCARNATO, il rapporto è CULTUALE perchè Lui è Dio.
    C’è chi crede in Gesù e chi crede in Cristo.
    Il cristiano ed il cristianesimo credono in Cristo, o almeno dovrebbero.

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