La cura all’emorragia della fede


DOMENICA 1 luglio 2012

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Già iro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perchè sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità . Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perchè disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorchè a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perchè vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sè il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità  kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: à lzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
(dal Vangelo di Marco 5,21-43)

L’evangelista Marco intreccia fortemente queste due storie, quella della bambina moribonda e quella della donna malata di emorragia , con l’effetto di amplificare ancor di più il senso di sofferenza e angoscia che Gesù è chiamato ad affrontare.
Le sofferenze sono molte e di diverso tipo in queste due storie parallele.
C’è il dolore fisico della malattia per la bambina e anche per la donna. E nella loro sofferenza hanno in comune il numero 12: la bambina si ammala e muore proprio a 12 anni e la donna vive come morta con una sofferenza infinita lunga quanto l’età  della fanciulla.
E la donna avendo questo flusso di sangue irregolare, secondo le rigide prescrizioni religiose dell’epoca, è un’impura, una maledetta da Dio. L’emorragia che la fa soffrire nel corpo, la fa anche soffrire nella vita sociale e religiosa. E anche la malattia della bambina crea sofferenza nella sua famiglia e soprattutto nei suoi genitori, gettandoli in quell’angoscia mista a impotenza che conosco bene anche i genitori di oggi quando hanno un loro figlio o figlia gravemente ammalati.
E a fare da contorno a queste situazioni di sofferenza fisica e morale, ci sta anche la difficoltà  delle persone, anche vicinissime a Gesù, a capire la situazione e l’intervento di Dio.
Gesù è rimproverato dai suoi stessi discepoli, nel momento nel quale chiede chi lo ha toccato. I suoi amici infatti sono stupiti da questa domanda visto che è pressato dalla folla. Non comprendono infatti che Gesù ha una sensibilità  che va oltre la superfice e coglie anche la più piccola richiesta di aiuto, anche quella nascosta della donna che li tocca il mantello.
E Gesù quando invita alla speranza, finisce addirittura deriso dalla folla che poco prima piangeva per la bambina. Le sue parole (“la bambina non è morta, ma dorme”) sembrano una follia agli orecchi di questa gente abituata a pensare che le cose vanno sempre nella stessa maniera, e che in fondo non c’è vera speranza in Dio.
Quella che sembra essere la maggiore difficoltà  nelle guarigioni non sta tanto nella difficoltà  della guarigione fisica in se stessa, ma sopratutto nella mancanza di speranza e nell’essersi subito arresi davanti alle difficoltà .
Marco ci racconta anche della fede coraggiosa della donna ammalata di emorragia e della fiducia incrollabile che tiene i genitori della fanciulla legati a Gesù.
La donna malata sfida regole e convenzioni perchè crede che anche il solo sfiorare Gesù la può finalmente guarire, restituendole non solo la salute fisica, ma anche quella sociale e religiosa. E Gesù riconoscerà  questo coraggio, dicendo addirittura che è questa fede che l’ha guarita e non solo al potenza che sente uscire da se.
E Giairo e sua moglie, anche difronte alla più inequivocabile prova del fallimento delle loro preghiere, la morte della figlia, non abbandonano Gesù e la speranza che hanno in lui.

In questi giorni il papa ha decretato che padre Pino Puglisi sia proclamato beato, perchè martire della fede.
Questo prete ha dato la sua vita, sfidando in modo aperto e coraggioso il cancro della mafia annidato profondamente nelle persone nel quartiere Brancaccio di Palermo, dove era stato mandato parroco.
Padre Pino ha creduto che il Vangelo è salvezza anche la dove non sembra esserci speranza e anche dove tanti hanno fallito nel tentativo di curare questo cancro (come i medici che inutilmente hanno cercato di guarire la donna del Vangelo…). E anche se la feroce malattia della mafia è arrivata ad ucciderlo (il 15 settembre 1993), la sua cura evangelica, fatta di speranza nei giovani e di impegno concreto per la pace, continua a guarire e ad allargare il suo benefico effetto.
Come prete e come cristiano non posso che essere toccato anche io da questa testimonianza vera e così viva. Tante volte anche io perdo la speranza e rischio di abituarmi alla sofferenza e alla visione pessimistica della vita. E posso addirittura arrivare a credere che in fondo le preghiere non sono ascoltate, e che non c’è vera speranza in Gesù.
E’ da questa emorragia della fede che voglio essere guarito.
E so che toccando con il cuore e la mente anche per un solo per un istante il Vangelo… vengo guarito e le paure e chiusure si risolvono.

Giovanni don

7 comments

  1. bella questa immagine dell’ “emorragia della fede”:un perdere progressivo, inarrestabile, silente di un principio vitale che, se non arrestato, ti porta alla morte…..

  2. Grazie Don:
    – Grazie per la bella riflessione sul Vangelo che trovo colga l’essenza più profonda:
    “E Gesù quando invita alla speranza, finisce addirittura deriso dalla folla che poco prima piangeva per la bambina. Le sue parole (“la bambina non è morta, ma dorme ) sembrano una follia agli orecchi di questa gente abituata a pensare che le cose vanno sempre nella stessa maniera, e che in fondo non c’è vera speranza in Dio.”
    Le trovo molto attuali!

    – Grazie per il ricordo di Don Pino: (beato Don PIno) “In questi giorni il papa ha decretato che padre Pino Puglisi sia proclamato beato, perchè martire della fede.” … “Padre Pino ha creduto che il Vangelo è salvezza anche la dove non sembra esserci speranza”

    – Grazie per la Vignetta … 🙂 chissà forse avrebbe potuto … ma non l’ha fatto, … immagino la soddisfazione dei cardinali Italiani, …

    PS. Bertone ha avuto l’incarico del Papa di mandare un messaggio di congratulazioni a Napolitano. La sportività è anche questo … e sportivamente non possiamo non complimentarci con la Spagna.
    Sono stati davvero più bravi. E’ stata una bella partita … anche se abbiamo stra-perso! ;-(

  3. Personalmente in questa meravigliosa pagina di vangelo sposterei più l’attenzione sulla “fede come cura dell’emorragia della vita . Il linguaggio simbolico del testo è eclatante: il numero 12, Israele; l’emorroissa (il testo centrale), la donna, essere senza speranza e la malattia stessa che ha un valore simbolico profondo, il perdere sangue è perdere la vita. Ecco allora che tutti quanti, tutti, viviamo nella stessa situazione dell’emorroissa, prima o poi la morte ci travolgerà con tutto il suo orrore. Ma anche noi, come l’emorroissa ed il capo della sinagoga, oggi in vari modi sentiamo parlare di Gesù. Dalla chiesa cattolica, ma anche di altre confessioni, oggi più che mai dai media, libri, documentari…..ma ciò che ci arriva è confuso, difficile da decifrare, serve lasciarsi attrarre e intraprendere quel cammino che ci porterà a conoscere Gesù. Se riusciremo ad incontrarlo, a “toccarlo , una importante esperienza ci travolgerà : all’emorroissa si fermò il flusso di sangue, la vita smetterà di sfuggirci via ed il male (in greco il flagello si legge nel testo) della morte sarà definitivamente scongiurato.
    Allora il testo in questione non è un invito a credere in magiche guarigioni “miracolose , ma un invito ad approfondire la conoscenza del vangelo, quindi di Gesù, quindi di Dio, per maturare una fede acerba basata sul sentito dire e su idee strampalate in una fede matura basata sulla conoscenza, l’esperienza e la relazione con Gesù.
    La fede oggi è malata ed in crisi perchè manca questo processo di maturazione.

  4. Grazie don Giovanni per il suo commento. Se tutti noi avessimo un solo centesimo della Fede di Giairo, della donna malata di emorragia, di Don Pino (grazie don Giovanni per il suo splendido ricordo), il Mondo nel quale viviamo sarebbe certamente migliore. Sembrerebbe retorica, ma non lo è, non lo è assolutamente. Che il Signore accresca sempre in noi la Fede e la Speranza e che il Vangelo sia la “Terapia” più bella ed efficace quando (sperando che tali episodi siano sempre rari) le vicissitudini della vita quotidiana, ci portano ad un’emorragia di Fede e di Speranza.

  5. @Dele
    Cos’è che ti costringe a pensare che le “guarigioni miracolose” siano anche magiche! Allora anche la medicina è “magia” specie quando afferma che alcune guarigioni sono “inspiegabili” alla scienza medica?

  6. @Dario
    Io ho appunto scritto “il testo in questione non è un invito a credere in magiche guarigioni “miracolose ” per allontanare la magia dal contesto miracoloso e promuovere il contesto simbolico o comunque saldare al miracolo la funzione di segno.
    Vorrei anche sottolineare che le guarigioni inspiegabili alla scienza medica non si traducono automaticamente in miracoli, il contesto scientifico non può dimostrare l’iniziativa divina. Soltanto in un contesto di conoscenza religiosa e di fede si può parlare di miracolo, prestando però molta attenzione a non scivolare nella banale credulià .
    ciao

  7. MIRACOLO:

    Il miracolo è caratterizzato da quattro elementi:

    1) teologico: l’intervento di Dio.
    Sottolineare tale aspetto, come nell’AT, porta a vedere ogni intervento di Dio come miracoloso. Così è meraviglioso e miracoloso tutto il creato e l’ordine naturale delle cose, come i fenomeni atmosferici (p.es. Sal 135[134],4-9), e anche l’uomo stesso (p.es. Sal 139[138],14). Anche le profezie e le vocazioni eccezionali di molti personaggi dell’AT (Abramo, Mosè, Davide, i profeti) vedono Dio come protagonista, ma non sono considerabili miracoli in senso proprio.
    Il ruolo di Dio nell’attuazione del miracolo, sia diretto sia mediato da uomini taumaturghi, permette di distinguere il miracolo dal rito magico, che nonostante la sua inefficacia si basa sulla convinzione che derivi da un legame diretto tra il mago e le cose o gli eventi;

    2) oggettivo: una oggettiva momentanea ed eccezionale alterazione delle leggi e cause naturali.
    È questo il significato più notevole ed evidente, accolto anche nel linguaggio comune in senso iperbolico e improprio (p.es. il “miracolo italiano degli anni ’50-60, una partita sportiva vinta “miracolosamente , un salvataggio o una guarigione “miracolosa );

    3) soggettivo: la fede della persona grazie alla quale o a favore della quale avviene il miracolo.

    4) scopo:
    l’intervento è sempre finalizzato a un bene degli uomini, sia in maniera diretta e immediata (p.es. guarigioni), sia indiretta (p.es. punizioni e castighi come le piaghe d’Egitto, finalizzate alla liberazione del popolo d’Israele), sia mediata (il prodigio come conferma per gli astanti della potenza divina o dell’autorità divina del taumaturgo).
    La funzione mediata dei miracoli è visibile in particolare nel ministero di Gesù, i cui miracoli sono non solo a vantaggio immediato del miracolato, ma anche a vantaggio edificante delle folle, che vi possono vedere una conferma della missione messianica di Gesù e un anticipo della bontà del regno.

    Il miracolo è in definitiva un evento oggettivo ed empirico, inserito in un contesto di vita soggettivo, relazionale e teologico. Questa essenziale duplice natura è ravvisabile anche nell’attuale procedura ecclesiastica che esamina l’autenticità dei miracoli (cf. dopo), che coinvolge una commissione di medici (o altri periti) che valutano l’evento come naturale o meno, e una commissione teologica, che ne riconosce il significato spirituale e teologico.

    Tratto da:
    http://it.cathopedia.org/wiki/Miracolo

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