Parole eterne e politiche

Gesù politico (colored)
DOMENICA 23 agosto 2015

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sè che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là  dov’era prima? E’ lo Spirito che dà  la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
(dal Vangelo di Giovanni 6,60-69)

In questi ultimi giorni alcuni rappresentanti della Chiesa italiana, in particolare monsignor Galantino, segretario della Conferenza Episcopale, hanno fatto delle dichiarazioni molto precise e dirette sulla questione dell’immigrazione. Gli interventi da parte della Chiesa, da qualcuno sono stati percepiti come troppo pesanti e “invadenti” nella politica italiana, mentre per altri sono stati visti anche fin troppo timidi.
Quello che ho sentito e letto dal dibattito mediatico che è scaturito da questa situazione, mi ha fatto riflettere su come è percepita la fede cristiana e quali sono le conseguenze di questo modo di vederla.
Un politico di alto livello, criticando in modo molto esplicito l’intervento del segretario della CEI, ha detto: “La Chiesa dovrebbe occuparsi delle anime e di propagandare la religione cristiana e di convertire. Qui stiamo facendo esattamente il contrario: favoriamo l’ingresso di immigrati, che … hanno integrato i nostri e non viceversa. Avremmo dovuto noi integrare loro, mentre loro convertono all’islamismo i nostri. C’è qualcosa che non funziona, sia in termini di cristianità  sia in termini politici”
Cosa significa occuparsi delle anime? E dove? Su un altro pianeta in un’altra storia?
Le pagine del Vangelo di queste ultime domeniche provengono tutte dal discorso di Gesù sul “pane di vita”, un lungo insegnamento nato dal segno prodigioso della moltiplicazione dei pani e dei pesci, nel quale Gesù interviene in modo deciso e concreto in una situazione di necessità  storica, cioè quella di una folla affamata nel deserto. Tutto quello che Gesù dice in seguito è la rivelazione che Dio dall’alto dei cieli è sceso come un pane concreto dentro la storia umana e si è fatto segno visibile e “toccabile”.
Gesù è la porta definitivamente aperta tra il Cielo e la Terra, tra la realtà  soprannaturale di Dio e la realtà  storica e limitata dell’uomo. Più volte i capi religiosi si scandalizzano di questo “interventismo” di Gesù nelle loro questioni concrete di ingiustizie sociali e religiose. Vorrebbero relegare i discorsi su Dio ad un livello spirituale, fuori dal tempo, riducendo tutto a leggi da seguire, mantenendo intatto il sistema oppressivo, arrivando persino a ignorare la stessa Parola di Dio.
Ma Gesù insegna ai suoi discepoli a fare diversamente e a vedere la realtà  di Dio non solo come una questione di preghiere e di consuetudini religiose tradizionali, ma a vedere Dio che opera stravolgimenti nella storia. Nell’insegnamento di Gesù il primato dell’azione del discepolo credente non è fare contento Dio (e tenerlo buono) ma è occuparsi del benessere dell’uomo, a cominciare da quello più povero e dimenticato.
Mi fa riflettere la frase all’inizio di questa parte del Vangelo, quando i discepoli dicono: “Questa parola è dura…”
Hanno ragione! E’ difficile comprendere e soprattutto mettere in pratica la parola di Gesù e seguirne l’esempio. Sarebbe più semplice che la vita di fede fosse solo una questione di pratiche religiose e di offerte a Dio in un luogo ben determinato e in tempi prefissati. Ma non è così, Gesù dilata la vita di fede e il rapporto con Dio ad ogni aspetto della vita umana, perchè la vita eterna entra nella storia, e la presenza di Dio è in ogni istante, luogo, situazione di vita umana, economia e politica comprese.
Gesù non costringe nessuno a seguirlo nel suo modo di vivere il rapporto di Dio e la storia umana, e la domanda che rivolge ai pochi rimasti “Volete andarvene anche voi?” è un appello a prendere posizione anche per noi oggi, come discepoli in questo nostro pezzetto di storia umana.
Andarsene non significa necessariamente diventare atei, ma ridurre la religione a una cosa da sacrestia e “spirituale”, dove per spirituale in questo caso intendo come qualcosa che è fuori dalla storia e esclusivamente intima. Ma la vera spiritualità  cristiana è incarnata, dentro la storia, modifica la storia umana.
Ha ragione quel politico quando dice “C’è qualcosa che non funziona, sia in termini di cristianità  sia in termini politici”. Non funziona proprio un cristianesimo fuori dalla storia e dalla “carne”, cioè disincarnato.
E c’è qualcosa che non funziona anche quando pensiamo che la parola “politica” sia solo una questione di partiti da arricchire e voti da prendere. La vera politica è interessarsi concretamente della storia umana, facendo scelte che portano i cittadini (non solo nostri ma anche del mondo) a vivere bene, in armonia e progresso.
Forse possiamo dissentire su alcune parole usate dal segretario dei vescovi, e magari imparare ad usare tutti (politici compresi) meno frasi ad effetto e meno giudizi taglienti. Ma sicuramente non possiamo pensare che la fede cristiana sia solo una questione di “anime e propaganda” senza che tutto questo non tocchi pesantemente quello che succede oggi a tutti i livelli. E’ un discorso duro quello di Gesù, ma è la durezza del fatto di essere un messaggio concreto e storico e inevitabilmente anche politico.

Giovanni don

4 comments

  1. Con un ragionamento forse anche troppo semplicato dovremmo pensare che nei panni di coloro che "erano stranieri e non sono stati accolti" avremmo potuto trovarci anche noi e non ci sarebbe affatto piaciuto (magari ne sapevano qualcosa i nostri nonni o bisnonni  partiti dall'Italia per disperazione per cercare lavoro e speranza di vita in America o in Europa).

    Allora capiremmo che le parole di Gesù: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro" (Mt. 7,12) sono rivolte a noi e a tutti e chiedono di essere messe in pratica e non solo ascoltate distrattamente, se non addirittura ignorate completamente.

  2. "Hanno ragione! E’ difficile comprendere e soprattutto mettere in pratica la parola di Gesù e seguirne l’esempio. Sarebbe più semplice che la vita di fede fosse solo una questione di pratiche religiose e di offerte a Dio in un luogo ben determinato e in tempi prefissati. Ma non è così…"

     Giusto, don Giovanni. Quante volte cadiamo – io per primo – nell'errore di voler ridurre la Parola di Gesù a un insieme di schemi, regole e concetti ben determinati? Tante, tante volte. Errore frutto della fragilità umana. Non è difficile capire la Parola di Gesù, perché il Suo messaggio è molto esplicito. Ma quanto ci costa metterla in pratica. Tanto, tanto. La Parola di Gesù non è una "passeggiata di salute". Comporta impegno, sacrificio. Comporta la Croce, inutile girarci attorno. Ma dopo la Croce c'è la Certezza della Salvezza. Anche qui è inutile girarci attorno. Perché dopo la Croce, c'è la Salvezza. Crediamoci. Veramente

  3. "Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
    Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?»."

     

    Mi piace questo stile di Gesù!

    Davvero differente da questo nuovo dio chiamato "dialogo". 

    Questa brodaglia melensa ed indigeribile di dialogo ad oltranza, come se fossimo dei venditori che debbono "piazzare" un prodotto che il mondo non vuol più comprare ed allora occorre modificare il prodotto per renderlo più digeribile.

    Il Frate Benedettino che ci ha fatto l'omelia sottonineava giustamente che quella di Gesù è anche una forma di rispetto nei confronti di tutti, anche di chi sceglie di non seguirlo.

     

     

     

     

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