un corpo fragile e potente

domenica 25 maggio 2008
Corpus Domini

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In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà  in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità , in verità  io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perchè la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà  per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà  in eterno».
(dal Vangelo di Giovanni 6,51-58)

Oggi sono stato al capezzale di un uomo di 84 anni appena defunto. Attorno c’erano la moglie e i figli che mi aspettavano per una preghiera. Questo anziano l’ho conosciuto che già  era a letto e molto debole per i lunghi mesi della malattia che lo ha portato alla morte.
Nel letto questa mattina ho visto il corpo di un uomo segnato dalla fragilità  della malattia e dell’età , un corpo magrissimo e negli ultimi tempi capace solamente di pochi movimenti e di poche parole.
Prima della preghiera, la moglie e i figli hanno iniziato a raccontarmi la vita del marito e padre. Pian piano quello che per me era solo un corpo fragile di un defunto ha iniziato a prendere vita. Era una vita fatta di tante vicende difficili e felici, dalla guerra alla ripresa di un lavoro, alla costruzione della famiglia… Quel corpo fragile e apparentemente inutile aveva dentro di se una grande testimonianza di tenacia, generosità  e coraggio.
Quando durante la messa sollevo il pane e il calice e dico che questi sono il corpo e sangue di Cristo, faccio fatica nell’immediato a scorgere la presenza reale di Gesù, il Figlio di Dio. La vista e il tatto sono condizionati da quella materia così semplice e fragile che sono un pezzettino di pane e un piccolo sorso di vino. E quando mangio il pane e bevo al calice, è davvero faticoso in quel momento credere e avvertire che mi sto unendo in piena comunione con il Signore e che vivo per lui e in lui.
Penso che questa fatica sia normale e comune a tutti. Ed è anche la fatica di credere e sentire la presenza di Gesù nella vita concreta che sta prima e dopo la Messa domenicale.
In soccorso alla mia fede fragile vengono allora proprio le parole che Gesù ha pronunciato ai suoi discepoli e che sono raccolte in questa pagina del Vangelo. Tutta la preghiera che si fa celebrando la Messa domenicale serve a sostenere la fede nella presenza reale di Gesù nella Messa così come nella vita.

    La presenza di Gesù ha nell’apparenza la fragilità  di un pezzo di pane, ma andando a fondo e fidandosi della sua Parola e della testimonianza di tanti altri credenti di ieri e di oggi, questa presenza è vera e potente.
    Gesù è Dio che si è fatto carne e questa offerta non si è limitata solo alla storia di 2000 anni fa nella terra di Palestina. Questa presenza continua anche oggi, nell’Eucarestia che celebriamo (così come Gesù ha detto ai suoi) e anche nella vita. E noi stessi con la fragilità  della nostra carne, segnata dal limite del corpo e delle nostre paure e sbagli, diventiamo il corpo di Cristo nel mondo. Siamo un corpo che a volte appare malato e debole, ma proprio per questo ci ritroviamo ogni domenica in Chiesa perchè il Corpo di Cristo ci ridia slancio e coraggio nella vita cristiana di ogni giorno.


Giovanni don

7 comments

  1. Il mio popolo è duro a convertirsi:
    chiamato a guardare in alto
    nessuno sa sollevare lo sguardo.
    Come potrei abbandonarti, Efraim,
    come consegnarti ad altri, Israele?
    Il mio cuore si commuove dentro di me,
    il mio intimo freme di compassione.

    speriamo di riconoscerlo nello spezzare il pane

  2. Anche questa settimana le tue parole e la tua vignetta apre il foglio settimanale degli avvisi dell’unità pastorale di Trissino (Vicenza)… ed io mi trovo a ripetere qui il mio grazie a te e a Dio convividendo questa volta una riflessione appena ricevuta da una carissima amica di Bevadoro (Padova):

    Non è un pane comune quello che cerco
    tendendo la mano come fa un povero.
    Ne ho di quel pane, che nutre e sostiene per un momento,
    ma non riesce a colmare la fame profonda che mi porto dentro.
    Non è un pane guadagnato col sudore della mia fronte
    quello che attendo alla tua tavola.
    Non è un pane che si trasforma in qualcosa di mio,
    ma è piuttosto un cibo che mi rende simile a te,
    che mi fa entrare nel mistero d’amore
    della tua esistenza, Signore Gesù.
    Ecco, dunque, perchè vengo a te:
    tu non mi doni solo qualcosa di prezioso,
    ma addirittura te stesso,
    la tua stessa vita spezzata per la gioia di tutti,
    la tua stessa carne esposta alle battiture e agli insulti,
    il tuo sangue versato dalla croce
    perchè rigenerasse ogni creatura.
    Ecco, dunque, perchè vengo a te:
    nessuno può darmi un pane come questo,
    medicina dell’anima e del corpo, cibo di vita eterna.

  3. Per tutte le volte che non ho capito chi ricevevo: Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me.
    Per tutte le volte che non ho voluto capire chi ricevevo: Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me.
    Per tutte le volte che non non capirò o non vorrò capire chi riceverò: Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me.

  4. la cosa che mi colpisce di più di questa festa è che il corpo di cristo è l’eucaristia e sono le persone, siamo noi e ciascuno e ciascuna, è la comunità cristiana concreta qui ora, e queste presenze sono vere e inseparabili, ciao chiara

  5. … ringrazio Luke (credo) per la citazione del pellegrino russo, libro che ho tanto apprezzato tanti anni fa. Anch’io non capisco e non ho mai capito molto, e alla mia età si incomincia a farsene una ragione. E ci si chiede: – Ci viene proprio chiesto di capire a tutti i costi? o forse vivere la comunione tutti i giorni nei nostri incontri e condividere la Parola , così come siamo capaci, è proprio essere chiesa, cioè suo corpo? Allora, capendo poco, ci incontreremo comunque e ci vorremo bene, credo… ciao L.

  6. Mi dà nno consolazione le parole di don Giovanni e le condivido totalmente.A noi,fragili esseri umani, non è dato essere sempre del tutto consapevoli del fatto che quando riceviamo l’Eucaristia stiamo ricevendo realmente il corpo e il sangue di Gesù.Di questo mi rammarico,ma sapere che anche altri sono nelle mie stesse condizioni mi fa sentire(forse egoisticamente) meno indegna;spero però nella misericordia divina.Del resto non è forse vero che tanti misteri della nostra religione ci saranno svelati quando noi stessi entreremo nel Mistero?
    Sono sempre molti quelli che ricevono la Santa Comunione ed è bello pensare che,per opera dello Spirito, formano un unico Corpo di cui Gesù è a capo.E la vita,cammino quantomai faticoso, ogni volta ricomincia da qui.

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