solo semplici servi



DOMENICA 3 ottobre 2010

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Srà dicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà , quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà  piuttosto: “Prepara da mangiare, strà­ngiti le vesti ai fianchi e sèrvimi, finchè avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà  forse gratitudine verso quel servo, perchè ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
(dal Vangelo di Luca 17,5-10)

Ci siamo trovati questa mattina tra preti della parrocchia per un confronto su questa pagina del Vangelo. E’ un buon modo per condividere il nostro cammino personale di preti e aiutarci nella comprensione della scrittura, che poi a nostra volta saremo chiamati a spiegare nell’omelia domenicale.
Leggere insieme il Vangelo ci aiuta a sentirci interpellati in prima persona dalla Parola. Di questa parola di Dio noi siamo servi e non padroni, per questo è fondamentale il confronto.
Questa volta, lo scambio è stato particolarmente utile per me. C’era questa espressione del brano evangelico che trovavo davvero “dura” e inaccettabile: “Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.
Servi inutili. Ecco l’espressione che facevo fatica a digerire. Non potevo capire come mai Gesù mi invitasse a sentirmi inutile mentre è mio desiderio profondo di sentirmi utile e di non perdere valore e dignità .
Nel confronto con gli altri preti ho manifestato senza paura questa mia perplessità , domandandomi dove stava il messaggio positivo e incoraggiante del Vangelo.
Ecco che allora uno di noi, ha proposto una traduzione più fedele del testo greco, lingua nella quale sono stati scritti i Vangeli. La giusta traduzione non è “servi inutili”, ma “semplici servi”.
Quell’espressione “inutile” non è da leggersi nella direzione dello squalificare, ma al contrario della giusta valorizzazione.
Siamo semplici servi di fronte a Dio. Siamo chiamati a svolgere il nostro compito, ne più ne meno, avendo come padrone Dio. Lui è l’unico padrone e tutti siamo servi.
Forse la parola padrone ci urta un po’ applicata a Dio, ma se intesa bene ci aiuta a ritrovare serenità  nella nostra collocazione nel mondo e nella Chiesa.
Quante volte abbiamo l’ansia di fare tutto come se tutto dipendesse da noi. E spesso sul posto di lavoro e anche nei contesti famigliari ci sentiamo schiacciati dal peso delle responsabilità , che superano quelle che sono le nostre capacità . E se sbagliamo, a volte l’errore ci viene fatto pesare in modo irreparabile.
Con Dio è diverso. Siamo suoi servi nel lavoro che ci ha affidato nel mondo. E’ il lavoro di costruire il suo Regno di amore. Ognuno di noi ha il suo compito e nessuno più ritenersi più importante di altri e sopra gli altri.
Purtroppo quando anche nella comunità  cristiana si innesta la mentalità  del più forte che schiaccia e comanda il più debole, dimenticando che tutti siamo servi e nessuno padrone, se non Dio solo, allora la Chiesa perde la sua credibilità .

    Nella condivisione di questa mattina sul questa pagina del Vangelo, ci siamo sentiti dire dalla Parola: non dimenticate, cari preti, che siete servi anche voi, semplici servi e non padroni! E questo vale per chiunque opera nella Chiesa, dal papa fino alla catechista di prima elementare della mia parrocchia: siamo tutti servi di Dio, semplici servi con il nostro compito che Lui ci da’.
    Ma anche il genitore con il figlio e anche il principale con i suoi dipendenti: mai dimenticare che in fondo siamo semplici servi gli uni degli altri.
    Per capire questo ecco che occorre fede. E’ la fiducia che il nostro padrone, Dio, anche se a volte sembra così misterioso nei suoi piani, ha un piano positivo per noi e per il mondo. Forse non lo capiamo subito, e a volte ci sembra che quello che facciamo sia inutile e che le cose vadano storte.
    “Accresci la nostra fede!”, aiutaci a fidarci di te o Dio nel vivere il nostro compito. Anche se non siamo ai vertici e il nostro servizio di fede sembra piccolo e insignificante, mi voglio fidare di te, o Dio, che sei un padrone buono.
    Me lo ha mostrato lo stesso Gesù che si è fatto servo dei servi. Lui per primo si è cinto le vesti (come dice la parabola di questo Vangelo) e si è messo a lavare i piedi ai discepoli.
    Non è stato un servo inutile, anche se sulla croce è sembrato finire tutto. Ma come servo semplice e fiducioso in Dio Padre ci ha mostrato la via.
    Accresci la nostra fede, o Dio! E sappiamo che anche se abbiamo una fede piccolissima, questa ci farà  fare cose grandi e anche impossibili.


Giovanni don

7 comments

  1. Questo commento è toccante nella sua analisi,chiama ciascuno in causa.
    Ognuno,per la sua parte, dovrebbe saper trovare l’equilibrio tra quello che ha davanti,e quello che, dalla Provvidenza gli è stato messo dentro e intorno e i servi semplici saranno anche collaboratori utili agli scopi del “Padrone”.

  2. Grazie, don Giovanni, a te e al sacerdote che ti ha suggerito la traduzione più giusta e illuminante: semplici servi.
    E’ un concetto che forse ci mette comunque un po’ in difficoltà , pieni come siamo della nostra presunzione di “potenza”.
    Ho idea che il Signore abbia il suo bel da fare per costruire qualcosa con questi servi che si credono padroni e litigano tra di loro per stabilire supremazie. Per nostra fortuna Lui è infinitamente paziente e misericordioso!
    Mi viene comunque da chiedermi se abbiamo (io per prima) fede almeno quanto un granello di senape, visto che il più delle volte non otteniamo grandi risultati nemmeno mettendocela tutta (a fare che, poi?)
    Riflettendo sulla vignetta: mi auguro che i preti in Paradiso non siano poi così pochi, sarebbe triste, anche perchè non avrebbero aiutato i fedeli ad arrivarci. Magari non sono in Paradiso perchè ne abbiamo ancora tanto bisogno qui, almeno di quelli che sono nostri contemporanei, ma mi auguro di cuore che possano giungervi insieme a noi!
    A tutti i sacerdoti: grazie di aver detto di sì al Signore!!

  3. Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Srà dicati e vai a piantarti nel mare , ed esso vi obbedirebbe.

    Don Bosco termina la vita dicendo: se avessi avuto più fede avrei fatto di più.

    Chiediamo al Signore di essere semplici servi come i Santi, per meglio spendere la nostra vita per i Suoi progetti.

  4. Come spunto all’analisi dei brani evangelici consiglio a tutti www. studibiblici.it, trovate anche brevi video-omelie basate sullo studio scientifico e aggiornato dei testi originali dei Vangeli!

    Riguardo a questo brano, può essere compreso correttamente solo confrontandolo con Lc 12,35-38, dove l’immagine presentata è esattamente l’opposta: un padrone che passa a servire i servi (cioè un padrone che si comporta da servitore trasformando i servi in signori).
    Nel brano di questa domenica Gesù non sta dando indicazioni ai suoi discepoli (che chiama amici e non servi), il suo è un monito: se obbediscono a Dio come servi ad un padrone, non avranno nè la gratitudine di Dio, nè potranno mai sentirsi utili, ma solo servi.
    Gesù con questo triste esempio del padrone e del servo inutile sprona i suoi a chiudere con il vecchio rapporto con Dio basato sull’obbedienza, da cui non può nascere nulla di buono per l’uomo (è il fallimento della Legge di Mosè).
    Gesù infatti chiede amicizia e collaborazione, MAI obbedienza: lui propone ma mai impone. Così il discepolo di Gesù è invitato a farsi servitore, cioè ad aiutare tutti per sua scelta personale, liberamente. In questo caso non sarà mai un semplice servo, ma un collaboratore!
    (Poi il discorso del mantenersi umili è giustissimo, nel senso della lavanda dei piedi, cioè nella disponibilità ad abbassarsi per innalzare gli altri, ma non rientra nel senso del passo in questione…)

  5. Anche a me questo brano ha creato difficoltà . Ad un certo punto l’ho collegato a certe volte in cui tornando dal lavoro ( sono insegnante in pensione ),dopo qualche scrutinio, mia moglie mi chiedeva di aiutarla in questo o quell’altro, oppure di andare ad acquistare qualcosa che mancava.
    Certe volte l’ho fatto con fatica, altre cercando dentro di me un di più di amore per lei e chiedendo aiuto a Dio; bene, solo in quest’ultimi casi ho sperimentato la gioia di aver fatto qualcosa di semplice ma bello. Allora per me questa parola significa che ciò che non rende inutile il nostro agire è l’amore che ci spinge, altrimenti diventa un semplice e pedissequo obbedire a dei comandi di un padrone e non la risposta all’amore di un Padre.

  6. “Certe volte l’ho fatto con fatica, altre cercando dentro di me un di più di amore per lei e chiedendo aiuto a Dio; bene, solo in quest’ultimi casi ho sperimentato la gioia di aver fatto qualcosa di semplice ma bello.”

    Grazie per il tuo contributo Cesare.
    Anche io, come te, ho provato quell’esperienza.
    Penso non ci siano parole più adatte per raccontare cosa significa farsi OBBEDIENTI per Amore.
    E scoprire così che la nostra felicità passava proprio tramite quell’obbedienza che ci è costata fatica e l’unico modo per compierla era tramite l’Amore che abbiamo deciso di donare.
    Per questo che chiedendo aiuto a Dio si riesce e rende “nuova” la stessa azione che prima ci sembrava insopportabile: perchè Lui è la sorgente dell’Amore.

    Grazie Cesare.

    F.

  7. Questa mattina mi sono svegliata pensando e ripensando alla scelta del papa. Mi veniva in mente sempre la parola “Siamo servi inutili”. L’ho scritta su google e ho trovato questo commento. Grazie x queste parole. Il Vangelo è parola viva e sempre attuale. Grazie Gesù perchè ci custodisci e ci consoli 🙂
    Arianna Tp

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