può finire la religione ma non Dio


DOMENICA 18 novembre 2012

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà ,
la luna non darà  più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà  gli angeli e radunerà  i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità  della terra fino all’estremità  del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità  io vi dico: non passerà  questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, nè gli angeli nel cielo nè il Figlio, eccetto il Padre».
(dal Vangelo di Marco 13,24-32)

Dove Gesù pronuncia queste parole? Non è affatto secondario sapere il luogo di questo dialogo con i discepoli…
Siamo davanti al Tempio di Gerusalemme, il luogo che per gli ebrei è il più sacro e che domina la città . L’evangelista Marco indica esattamente da quale prospettiva Gesù sta guardando il Tempio con i suoi discepoli, è dal monte degli Ulivi. Da li si vede molto bene il maestoso terrapieno e la muraglia costruita da Erode il Grande che sorregge tutto lo spazio fatto di portici, portali, scalinate e cortili, e infine il tempio vero e proprio che sta nel mezzo della vastissima spianata. Quando sono stato con i giovani questa estate a Gerusalemme, la guida ci ha fatto fermare per osservare quel che rimane del tempio proprio dal monte degli Ulivi, al di la della valle del Cedron. Del favoloso e sacro Tempio ebraico non è rimasta che la spianata e parte dei contrafforti e mura che sorreggevano la parte superiore che è stata sostituita dalle grandi moschee islamiche. Guardando oggi viene proprio da dire che Gesù aveva ragione quando all’inizio di questo capitolo 13 del Vangelo di Marco, mentre tutti guardano al Tempio e sono affascinati dalla sua bellezza e grandezza, lui ne preannuncia la profanazione e completa distruzione.

visione di Gerusalemme dal monte degli Ulivi. in primo piano la spianata del Tempio con le due moschee al posto del Tempio distrutto

Nelle parole del Vangelo di oggi Gesù continua annunciando la fine di ogni idolatria e potenza umana. Il sole e la luna che si spengono, le stelle che cadono e le potenze del cielo sconvolte, sono un riferimento a tutte le forme religiose idolatriche del suo tempo. Per Gesù tutto è destinato a spegnersi e cadere, a cominciare proprio dal centro della religione a cui lui stesso appartiene insieme ai suoi discepoli. E la precarietà  e limite coinvolgono tutte le altre forme religiose e potenze umane.
A duemila anni di distanza e conoscendo un po’ la storia, possiamo dire che Gesù aveva visto bene. Sono tanti gli sconvolgimenti religiosi e politici che hanno portato nel corso dei secoli al rovesciamento e alla fine di molte strutture e civiltà  umane. E anche oggi abbiamo noi stessi la sensazione di una grande precarietà  e limite della nostra stessa società  e persino della nostra stessa religione.
La nostra tradizione cristiana la avvertiamo minacciata e in pericolo di estinzione: la pratica dei sacramenti diminuisce sempre più, calano le vocazioni sacerdotali e religiose, chiudono conventi e parrocchie, e i luoghi della fede che un tempo erano frequentati e pieni di vita religiosa sono ridotti a vuoti musei.
Abbiamo anche la sensazione che la nostra stessa vita di fede personale si riduca sempre più, e attorno a noi troviamo sempre meno aiuti e sostegni per evitare questo, perchè anche gli altri sono in crisi come noi.
E’ la fine di tutto? Dobbiamo avere paura e perdere la speranza? Come fuggire da tutto questo degrado e fine?
Le parole che Gesù pronuncia ai suoi discepoli davanti al Tempio di Gerusalemme, non sono affatto parole di pessimismo e paura. Sono tutto l’opposto. Gesù invita alla speranza e conseguentemente a non fuggire. Gesù chiaramente annuncia che mentre tutte le cose umane sono precarie e finiscono, il “Figlio dell’uomo”, cioè Gesù, viene con potenza e gloria, e opera un grande raduno. Gesù non viene a distruggere e disperdere, ma a costruire e creare una nuova unità  umana.
Non siamo abbandonati, e anche se le tradizioni e consuetudini religiose più radicate finiscono, non finisce la presenza di Dio nella storia umana. Tutto passa e finisce, potenze umane, religioni e tradizioni… ma non passano e finiscono le sue parole e la sua stessa presenza nel mondo.
In altre parole, non devo fermarmi a rimpiangere il passato e magari a una vita religiosa un tempo più forte e ricca di manifestazioni. Non devo aver paura se chiudono parrocchie e conventi e non si fanno più le processioni e le tante messe di una volta. Non devo temere se la società  cambia e sembra avere sempre meno riferimenti espliciti alla fede cristiana… Tutto passa e cambia, ma non la presenza di Dio e l’azione di Gesù con la potenza dello Spirito!
Gesù mi invita alla speranza anche quando le stesse certezze di vita concreta sono precarie e in pericolo. Penso alle difficoltà  economiche personali e collettive di questo periodo che evidenziano il crollo di un sistema di benessere che credevamo inarrestabile (proprio come gli ebrei credevano incrollabile il loro magnifico Tempio). Anche in questo caso, pur vivendo per molti nella sofferenza e preoccupazione immediata, Gesù invita a non avere paura e a credere nella sua presenza che rinnova il mondo.
Tra cristiani allora abbiamo il compito di aiutarci a non dimenticare le sue parole e a sostenerci nella precarietà  di vita. E la nostra missione nel mondo non è quella di difenderci ma di annunciare con nostre parole e gesti la sua presenza e le sue parole.
Gesù ci invita ad aguzzare la vista spirituale e a guardare i piccoli segni che il mondo, pur nella sofferenza e limite, non è finito, ma è destinato ad una eterna primavera. I segni che Dio è presente a volte sono piccoli come le piccole gemme sui rametti degli alberi apparentemente morti con il gelo dell’inverno… Le gemme ci dicono che la primavera e l’estate sono vicini. E allora, anche se immersi nel freddo, vedendo questi piccoli segni, riprendiamo calore interiore e speranza.

Giovanni don

6 comments

  1. “Gesù ci invita ad aguzzare la vista spirituale e a guardare i piccoli segni che il mondo, pur nella sofferenza e limite, non è finito, ma è destinato ad una eterna primavera. I segni che Dio è presente a volte sono piccoli come …”

    … come è piccola la mia piccola Rebecca di nemmeno 2 anni.
    Quando la vedo farsi il segno di croce e mandare bacetti alle statue di Maria o di Gesù … e mi chiedo, (chiedendole):
    “Ma da chi hai imparato? Non riesco nemmeno a farti dire la parola ‘Ciao’, … ed io non mando vistosi baci come fai tu… ma come ti viene?”.
    🙂

    Ecco che, come dice il Don, allora non resta che arrendersi al fatto che vi sono cose che superano la nostra logica … ed ammirare il piccolo segno di una speranza di una nuova ed eterna primavera.

    Ma subito dopo sorge la responsabilità . E’ mia responsabilità . Il mio ruolo qui, ora, come genitore.
    Spero cioè di poter mantenere nel tempo questa “gemma” che spunta d’inverno.
    Riuscirò? L’inverno li fuori è veramente freddo, … chi mi può aiutare?

    Gesù è l’unica risposta.

  2. “In altre parole, non devo fermarmi a rimpiangere il passato e magari a una vita religiosa un tempo più forte e ricca di manifestazioni. Non devo aver paura se chiudono parrocchie e conventi e non si fanno più le processioni e le tante messe di una volta. Non devo temere se la società cambia e sembra avere sempre meno riferimenti espliciti alla fede cristiana… Tutto passa e cambia, ma non la presenza di Dio e l’azione di Gesù con la potenza dello Spirito!”. E’ vero, don Giovanni. Questa è la Parola delle due certezze, una con la “c” minuscola e la seconda con la “C” maiuscola. La prima è la “certezza” della caducità del mondo terreno che certamente, anche se non sappiamo quando, finirà . La seconda è invece la “Certezza” per eccellenza. Può finire tutto, può passare tutto, ma le Sue Parole non passeranno. Lui è stato, è e sarà sempre con noi e, a differenza delle cose terrene, non ha bisogno di segnali eclatanti per far sentire la Sua presenza. Se riusciremo a capirlo e ad affidarci totalmente a Lui, anche il più difficile problema terreno, lo affronteremo con la consapevolezza che Gesù ci sta sempre accanto. E questo non è cosa da poco. Che il Signore ci aiuti a guidarci verso di Lui e ad affidarci totalmente a Lui, che è l’Unica Certezza.

  3. “In altre parole, non devo fermarmi a rimpiangere il passato e magari a una vita religiosa un tempo più forte e ricca di manifestazioni. …”

    Eppure in queste parole vi è già tutto il rimpianto …
    nella parole di giudizio in cui si dice che “vita religiosa un tempo più forte e ricca”.

    E d’altra parte come negarlo?

    Riascoltando i messaggi radio dei giornalisti sull’Uomo sulla Luna sono tutti carichi di riferimento a Dio. Con citazioni e messaggi.
    Oggi sarebbero giudicati scandalosi e “irrispettosi”.
    (Mi immaginavo già le interrogazioni parlamentari dei Radicali! 🙂

    Si avvicina il Natale ma non ci sarà nessun riferimento alla nascita di qualcuno.
    Le insegne luminose (già presenti!) hanno come unico riferimento alla forma dei fiocchi di neve!
    Le più “religiose” hanno Babbo Natale!
    (E da li a San Nicola, Vescovo che fece un regalo a due giovani sposi … ce ne corre!)

    Eppure, anche se in periodo di crisi non mancherà la processione verso i centri commerciali.
    Il pellegrinaggio verso i Saldi.
    Per saziare una sete ed una fame (di Amore) … che meriterebbe ben altro cibo!

    Si tutto cambia, (e questo da sempre!) … ma non penso che la strada sia seguire questo cambiamento verso le luci scintillanti dei negozi o dei nuovi videogiochi.

    Sta a noi, mostrare, e soprattutto Amare, la Vera Luce del Mondo.

    Francesco

  4. “aguzzare la vista spirituale e a guardare i piccoli segni ”

    Uno dei piccoli segni è anche questo sito da cui emerge che c’ è gente che cerca Dio … anche con Internet.
    Non è forse questa una prova empirica che “il cuore dell’Uomo è fatto per cercare Dio”!

    https://www.gioba.it/?wo_map_console=1

    Pi’u di 3800 persone in soli 7 giorni!

    1 – Complimenti Don!
    2 – La “formula” piace, ed ha un vasto pubblico.
    3 – Chiedo a tutti, me compreso, di usare questo strumento non per noi ma per mostrare Dio agli uomini di oggi (che navigano in internet!)

    Il Papa indica 3 vie con cui mostrare Dio agli uomini:

    L’Anno della fede. Le vie che portano alla conoscenza di Dio
    [di BENEDETTO XVI]

    “L’uomo, separato da Dio, è ridotto a una sola dimensione, quella orizzontale”

    “Quali risposte, allora è chiamata a dare la fede, con «dolcezza e rispetto», all’ateismo, allo scetticismo, all’indifferenza verso la dimensione verticale”

    1)
    “Penso che dobbiamo recuperare e far recuperare all’uomo d’oggi la capacità di contemplare la creazione, la sua bellezza, la sua struttura. Il mondo non è un magma informe, ma più lo conosciamo e più ne scopriamo i meravigliosi meccanismi, più vediamo un disegno, vediamo che c’è un’intelligenza creatrice.”

    2)
    “«Non andare fuori di te, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la verità » (De vera religione, 39, 72). Questo è un altro aspetto che noi rischiamo di smarrire nel mondo rumoroso e dispersivo in cui viviamo: la capacità di fermarci e di guardare in profondità in noi stessi e leggere quella sete di infinito che portiamo dentro, che ci spinge ad andare oltre e rinvia a Qualcuno che la possa colmare.”

    3)
    “La terza parola: la fede. Soprattutto nella realtà del nostro tempo, non dobbiamo dimenticare che una via che conduce alla conoscenza e all’incontro con Dio è la vita della fede. Chi crede è unito a Dio, è aperto alla sua grazia, alla forza della carità . Così la sua esistenza diventa testimonianza non di se stesso, ma del Risorto, e la sua fede non ha timore di mostrarsi nella vita quotidiana, è aperta al dialogo che esprime profonda amicizia per il cammino di ogni uomo, e sa aprire luci di speranza al bisogno di riscatto, di felicità , di futuro. La fede, infatti, è incontro con Dio che parla e opera nella storia e che converte la nostra vita quotidiana, trasformando in noi mentalità , giudizi di valore, scelte e azioni concrete. Non è illusione, fuga dalla realtà , comodo rifugio, sentimentalismo, ma è coinvolgimento di tutta la vita ed è annuncio del Vangelo, Buona Notizia capace di liberare tutto l’uomo. Un cristiano, una comunità che siano operosi e fedeli al progetto di Dio che ci ha amati per primo, costituiscono una via privilegiata per quanti sono nell’indifferenza o nel dubbio circa la sua esistenza e la sua azione. Questo, però, chiede a ciascuno di rendere sempre più trasparente la propria testimonianza di fede, purificando la propria vita perchè sia conforme a Cristo. Oggi molti hanno una concezione limitata della fede cristiana, perchè la identificano con un mero sistema di credenze e di valori e non tanto con la verità di un Dio rivelatosi nella storia, desideroso di comunicare con l’uomo a tu per tu, in un rapporto d’amore con lui. In realtà , a fondamento di ogni dottrina o valore c’è l’evento dell’incontro tra l’uomo e Dio in Cristo Gesù. Il Cristianesimo, prima che una morale o un’etica, è avvenimento dell’amore, è l’accogliere la persona di Gesù. Per questo, il cristiano e le comunità cristiane devono anzitutto guardare e far guardare a Cristo, vera Via che conduce a Dio.”

    [tratto da: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2012/documents/hf_ben-xvi_aud_20121114_it.html%5D

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