la domanda delle domande…

domenica 16 dicembre 2007

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In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me».
Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà  la tua via davanti a te.
In verità  vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
(dal Vangelo di Matteo 11,2-11)

La domanda di Giovanni Battista (“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro”) è stupendamente vicina a noi. Se ci pensiamo bene possiamo vederci riassunte tutte le domande interiori che abbiamo sia nei riguardi di Dio che nei riguardi della vita e dell’amore umano.
Mi viene in mente una persona che recentemente raccontandomi dell’amore appena sbocciato, insieme alla felicità  dell’innamoramento e della passione iniziale, aveva anche questa inquietudine interiore, quasi dolorosa: chi ho trovato è veramente la risposta al mio bisogno di amare e di essere amato o è solo una passione forte del momento, e alla fin fine dovrò cercare ancora un’altra persona quella veramente giusta per me? E’ terminata la mia ricerca?
E’ la domanda molto simile a quella di Giovanni Battista che in carcere si chiede se tutto quello che ha fatto per annunciare l’imminente arrivo del Messia in Gesù di Nazareth sia servito veramente a qualcosa: Gesù è veramente il Messia che tutti attendono?
La vita è così piena di ostacoli che è normale ritrovarsi ogni tanto a porsi la domanda se quello che abbiamo iniziato, sia nella vita d’amore come in altre scelte fondamentali della vita, sia veramente quello che fa per noi, se è veramente quel che volevamo e che attendevamo.
Anche con Dio, almeno per me, funziona così. La religione con tutti i suoi insegnamenti e tradizioni mi ha consegnato il Dio in cui credo e per il quale oggi faccio quel che faccio. Ma tante volte mi domando: ma è davvero quel che attendo nella mia vita? Questo Vangelo, questa mia vocazione, questa comunità  dove vivo, sono davvero la risposta alla mia domanda profonda di felicità ?
La risposta di Gesù alla domanda di Giovanni Battista è altrettanto stupenda e illuminante. Non è una risposta di un potere che si impone. Già  una volta dal cielo, mentre era nel fiume Giordano, la voce stessa di Dio Padre era scesa a confermare il Figlio (Matteo 3,17). Ma nemmeno quella voce così “grossa” aveva tolto i dubbi ricorrenti del Battista, specialmente ora che non è più libero nel deserto ma in carcere.

    Gesù non si impone con un ordine a credere in lui, ma offre dei segni che indicano la via per arrivare alla sua identità  profonda: “i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono sanati, i sordi odono, i morti resuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo…”. E’ quello che Gesù fa e dice ogni giorno. Sono i segni che i profeti antichi avevano preannunciato come annuncio del mondo nuovo di Dio che entra a rinnovare il mondo di ogni singolo uomo. Gesù non si impone con la forza, ma si offre con segni di amore e di gioia. Ovunque ci sono malati che vengono guariti e poveri che vengono risollevati dalle loro miserie e dove ci sono parole che rigenerano vita e speranza, là  c’è veramente Dio e c’è la risposta alle domande profonde di ogni uomo.
    Come singolo credente e anche come Chiesa dobbiamo domandarci continuamente se siamo la risposta alle domande profonde di ogni uomo. Se anche oggi Giovanni Battista mandasse altri suoi emissari a chiedere e verificare se noi come chiesa siamo oggi “colui che deve venire” o si deve attendere dell’altro o cercare altrove, che risposta gli porterebbero indietro? Ma anche senza resuscitare Giovanni Battista, ci sono oggi tantissimi uomini e donne nel mondo (non solo in lontane terre africane o d’oriente ma anche in mezzo a noi) che guardando alla fede cristiana professata dai cristiani, si domandano se veramente può essere la fine di ogni loro ricerca profonda. Non parlo solo di non-cristiani di altre religioni, ma penso anche ai tantissimi cristiani che hanno perso la loro fede e che si sentono lontani dalla Chiesa.
    La domanda di tutte questi uomini e donne attorno a noi ci “obbliga” a verificare il nostro modo di fare per vedere se anche noi siamo come Gesù, cioè se la nostra preoccupazione è che “i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono sanati, i sordi odono, i morti resuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo…”, La nostra risposta non può dunque essere un atto di imposizione dall’alto di una religione che si impone con potere, ma la nostra risposta deve essere un offerta di solidarietà , un atteggiamento di ascolto, un annuncio di speranza…


Giovanni don

6 comments

  1. Estremamente umano,sensibile e attuale questo commento al Vangelo di domenica…
    Sono responsabile di un gruppo Giovanissimi di Azione Cattolica e ho a che fare con un gruppo molto complesso di ragazzi e ogni settimana attendono il momento della ”spiegazione” del Vangelo con curiosità ,ma a volte anche con indifferenza e credo che le parole di Don Giovanni siano assolutamente indicate ai miei ragazzi e cerherò di portare in mezzo a loro la gioia dell’Attesa del Messia. Grazie!

  2. Alla domanda fatta a Gesù ancora noi oggi siamo chiamati a rispondere come Chiesa, come sacerdoti e come laici cristiani.
    Quale risposta possiamo dare?
    E’ vero che ci dobbiamo preoccupare di rispondere con la nostra testimonianza di vita, con lo stile dei cristiani di questo tempo, con le scelte coerenti al vangelo.
    Ci dobbiamo anche preoccupare di non scandalizzare i deboli, che attendono un segno proprio da chi dice di sapere di Gesù Cristo, perchè altrimenti molti continueranno a chiedersi se ciò che noi annunciamo è proprio quello che essi attendono.

  3. l’ho trovato particolarmente bello e interessante, anche le vignette eh!…… e poi con commenti aderenti alla realtà e alla nsotra umanità , il parlare di Gesù non con termini esegetico-teologici, lui non li mai usati, ma in parabole, partendo, come diceva don Tonino Bello, dagli “ultimi”……. i pastori del presepe.
    Grazie e buon Natale don Maurizio

  4. Hai perfettamente ragione, molte volte a guardare i volti ed i comportamenti dei cristiani si direbbe che siamo tutto tranne che felici che non abbiamo assolutamente trovato ciò che cerchiamo… grazie ancora una volta per la tua riflessione.

  5. Ho preso spunto dal tuo commento per riflettere con i ragazzi di II media… se Giovanni mandasse oggi degli emissari… Ne è venuto fuori che l’ora di catechismo non incide per niente nel loro modo abituale di comportarsi. Il catechismo “non è vita”, la Messa non è vita. E’ importante che sia emerso tutto questo. Ho stampato anche la tua vignetta e l’ho fatta circolare chiedendo poi chi avrebbero messo al posto di Babbo Natale…
    Molto bello. Grazie! Buona vita!

  6. SI DICE CHE NELLA RELIGIONE CHE I DUBBI PIU’ CE NE SONO E MEGLIO E’ COMUNQUE LA COSA IMPORTANTE E’ CONTINUARE IL PROPRIO CAMMINO NEI LIMITI DEL POSSIBILE, PERCHE’ IL DIAVOLO TENTATORE E’ SEMPRE IN AGGUATO.

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