il vero volto di Gesù

domenica 3 maggio 2009
Quarta domenica di Pasqua

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In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà  la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perchè è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perchè io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
(dal Vangelo di Giovanni, 10,11-18)

Gesù in questo passo dell’evangelista Giovanni usa l’immagine del pastore per rappresentare se stesso, e per aiutare gli apostoli a comprendere la sua missione.
Gesù usa un’immagine presa dalla Scrittura e che era ben conosciuta dal popolo d’Israele, ma usa anche un’immagine molto legata all’esperienza concreta dei suoi ascoltatori: il pastore che guida il gregge e lo protegge dai falsi pastori e da tutti coloro che lo vogliono disperdere. Il gregge è per Gesù la comunità  dei credenti.
Anche se noi siamo molto distanti dal contesto culturale e religioso dei tempi di Gesù, questa immagine del Pastore non è poi così difficile da cogliere e da apprezzare. Credo che ancora oggi conservi la sua profonda efficacia per comprendere chi è Gesù per noi e per l’intera comunità  cristiana.
E’ davvero una bella immagine!
Mi viene in mente, a tal proposito, un quadro che ho visto diversi anni fa, appeso alla parete di una casa per esercizi spirituali della nostra diocesi. Il quadro aveva come titolo “vera immagine del volto di Gesù”. Vi era raffigurato un volto di un giovane uomo di bell’aspetto, messo mezzo di profilo in primo piano come un divo di Hollywood anni ’50, con una lunga chioma castano chiara perfettamente pettinata e ondulata, e una barba curatissima lunga appena sotto il mento. Ricordo che, se non avessi letto l’iscrizione sotto, l’avrei scambiata per una antica foto-esempio da parrucchiere, proprio come di quelle che si vedono anche oggi fuori dai negozi di parrucchieri e barbieri, e che hanno lo scopo di invogliare ad entrare e a farsi la stessa pettinatura. Quello invece, secondo la dicitura, era invece Gesù, proprio lui. Ammetto che, poco devotamente, mi è venuto da ridere…
Eppure il problema della rappresentazione di Gesù è un problema antico e non sempre pacifico.
Nei primi tempi i cristiani non avevano rappresentazioni di alcun genere di Gesù, tanto meno di Gesù crocifisso. C’era la volontà  di non mescolarsi con la mentalità  pagana nella rappresentazione degli dei.
Le primissime rappresentazioni, che si possono trovare nei resti archeologici e nelle catacombe, sono proprio quelle di Gesù Buon Pastore. Gesù di solito è rappresentato come un giovane pastore che ha sulle spalle una pecora. I primi cristiani non andavano al di la dell’immagine usata da Gesù stesso nel Vangelo.
Poi, con il trascorrere dei secoli, e con il venir meno della contrapposizione con il mondo pagano, le rappresentazioni di Gesù e della sua storia sono diventate più numerose. E la storia dell’arte ci ha consegnato capolavori stupendi e immagini davvero sublimi di Gesù.
Ma nessuna ha, ovviamente, potuto restituirci il vero volto di Cristo, nemmeno quel quadro di fine ottocento che ho visto nella casa per esercizi spirituali.

    I cristiani, sulla base dell’insegnamento di Gesù, hanno subito coempreso che la vera rappresentazione del volto di Gesù non può esser affidata ad affreschi, sculture o quadri, ma alle persone viventi.
    E’ la comunità  che manifesta il vero volto di Gesù, proprio quando vive come lui ha vissuto e mettendo in atto concretamente i suoi insegnamenti.
    L’immagine del pastore che si prende cura delle pecore, che ne conosce di ciascuna il nome e che è pronto a morire per esse, ci rappresenta perfettamente Gesù e ci dà  anche un’immagine-progetto di chi possiamo esser noi, che per il battesimo portiamo il suo nome.
    Siamo infatti chiamati anche noi a prenderci cura gli uni degli altri, e a far si che nessuno si disperda, soprattutto a causa nostra. Siamo chiamati ad essere come il pastore e non come il mercenario e il lupo.
    La vera immagine di Gesù non è certo da ricercare nel quadro o nella scultura che è più fedele ai tratti somatici di un uomo del primo secolo. Non sapremo mai se Gesù era alto o basso… con la barba riccia o liscia, se era grassottello o magrolino…
    Sappiamo che Gesù lo rivediamo perfettamente nei cristiani che vivono proprio come lui, e che nel loro volto quotidianamente cercano di far risplendere il volto di Gesù.
    Potrebbe esser un buon metodo di esame di coscienza, quello di andare ogni tanto davanti allo specchio, e pensando a come stiamo vivendo e dopo aver letto e meditato il Vangelo, domandarsi se quel volto che vediamo davanti a noi riflesso assomiglia a Gesù, e se Gesù stesso si riconoscerebbe…


Giovanni don

6 comments

  1. leggendo il tuo commento ho trovato trovato quell’idea che mi girava per la testa da qualche mese su come improntare il discorso per la prima comunione dei miei ragazzi. scusami mi presento: sono una catechista di 47 anni (catechista da 10) e seguo da un paio di anni il tuo sito per avere idee per scegliere il racconti per l’anima da inserire settimanalmente sui fogli della messa: non avertene a male se ne approfitto ogni tanto! i tuoi commenti piacciono anche a mio cognato, comunista sfegatato, e questo mi riempe di gioia. per quanto riguarda quello che hai scritto questa settimana in parte è ciò che ripeto ai miei ragazzi: la chiesa siamo noi! ed il modo migliore per trasmettere il vangelo, a qualsiasi età , è di vivere come Lui ci ha insegnato.
    un grazie.
    betta

  2. Hai detto bene: siamo noi cristiani il volto di Gesù. “Chi ascolta voi ascolta me. Chi riceve voi riceve me e chi riceve me riceve Dio”. Dobbiamo guardarci in lui e imparare come è il nostro viso; amare la sua santità e chiedergli di rivestircene. Grazie della tua riflessione.

  3. Il mio pensiero in questa giornata va a tutti i sacerdoti che ho conosciuto nel mio percorso di fede: ai giovani diocesani di Roma che nella IV domenica di Pasqua vengono ordinati, ai religiosi della mia Parrocchia e a tanti altri che il Signore mi ha dato di conoscere (ma non devo e non voglio scordare i tantissimi altri che non ho conosciuto e non conoscerò).
    Lasciatevi dire grazie per aver detto sì al Signore e perchè cercate di somigliare al Buon Pastore nella cura e nella tenerezza verso le sue pecorelle.
    Forse questo messaggio non arriverà a quelli che conosco, ma sarò contenta se arriverà comunque a qualche altro, e se potrà servire comunque per dire a tutti voi: “Ringraziate i pastori che il Signore ha posto sul vostro cammino!” Sono loro, per primi, a mostrarci il Suo volto!

  4. Il Vangelo di questa domenica ha suscitato in me questo interrogativo: io sono un pastore o un mercenario ? Non che il mercenario sia una cattiva persona, anzi è uno che sa svolgere bene il lavoro per il quale è pagato, ma quando si tratta di rischiare la vita per qualcosa che non è suo allora fà un bilancio e dice mi conviene rischiare la mia vita ? Quando mi arriva addosso il lupo, quando mi arrivano addosso i peccati degli altri io scappo o dò la mia vita ? C’è anche una buona notizia in questo Vangelo che se credo posso essere buon pastore posso ricevere questa vita nuova che mi permette di accettare di dare la mia in cambio di quella delle pecore

  5. Per sapere riconoscere com’era Gesù, basta ammirare la Sacra Sindone, ma il volto di Cristo in mezzo a noi è quello dei malati
    dei diseredati, dei poveri di tutti i sofferenti nello spirito e nel corpo.

  6. Bellísimo commento! Grazie mille!
    Comunque credo che la sfida consista nel ricoscere il suo divino volto nelle persone che forse meno lo assomigliano: i “cattivi”, i malati, gli ubriachi… e una volta riconosciuto amarlo con tutti il nostri cuori, le nostre menti, le nostre forze…
    Umberto.

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