la ricchezza come zavorra

tutto ai poveri (colored)

DOMENICA 11 OTTOBRE 2009

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità  la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perchè mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perchè tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità  io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già  ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà »
(dal Vangelo di Marco 10,17-30)

Questo “tale” di cui si racconta nel vangelo non ha nome. Forse non a caso non viene detto. Chi legge il brano può mettere nello spazio vuoto (…….) lasciato nel Vangelo il proprio nome, e in questo modo entrare nell’episodio e veder cosa suscita nella propria vita di credente.
Questo tale corre incontro a Gesù che sta andando per la sua strada. E’ bene ricordare che Gesù non sta girando a vuoto, ma si sta dirigendo verso Gerusalemme, verso la croce. E in questo cammino sta coinvolgendo i discepoli, i quali, più di una volta, fanno fatica a seguire Gesù (non con i piedi ma con la mente e il cuore…). Su questa strada si mette anche questo nuovo personaggio che vede in Gesù un maestro che gli può dare qualcosa di nuovo nella sua pratica di fede, un nuovo slancio che vada oltre la semplice osservanza di leggi e di forme religiose.
Gesù parte da queste, ma quando vede nel cuore del suo interlocutore un desiderio più grande, fa scattare la proposta più decisiva ed “esagerata”: lasciare tutto, darlo ai poveri e stare con lui. Da un maestro occasionale, Gesù si propone come amico stabile per tutta la vita.
Fino a qui il racconto è tutto uno slancio in alto, un crescere di amicizia, che assomiglia molto ai racconti nei quali Gesù chiama i discepoli lungo il mare di Galilea o per le strade.
Il racconto ha qui uno stop improvviso e una rapida “depressione” quando narra di questo tale che improvvisamente lascia Gesù, senza manco una parola, scuro in volto e triste. Dall’entusiasmo alla tristezza, un rinchiudersi forse nl senso di colpa, forse anche delusione verso Gesù che non gli ha detto quel che si aspettava…
E la causa di questo improvviso arresto dell’entusiasmo è nel fatto che “…possedeva molti beni”.
Marco nel raccontare questo episodio evidenzia anche la delusione di Gesù che forse non si aspettava un abbandono del genere. Quando ha fatto la proposta di lasciare tutto per darlo ai poveri e poi di seguirlo, non sapeva nulla di questo tale se non il suo desiderio di rendere eterna la vita. Ma la ricchezza di beni si trasforma in zavorra e questo tale senza nome non riesce a volare con Gesù. E Gesù, “scottato” da questa esperienza di amicizia mancata, trae una conclusione generale sulle ricchezze materiali: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!».

    E’ assai facile fare a questo punto dei discorsi scontati e banali sulle ricchezze e sulla povertà . E i soliti discorsi sul farsi poveri per avere solo in Dio la nostra unica sicurezza e ricchezza,rischiano di essere inefficaci anche per chi scrive, che non è certo immune dalla tentazione del possedere e del consumare.
    Ma affascina davvero anche me questa proposta di Gesù di lasciare tutto, di condividere con chi è povero per mettermi anch’io sulla strada della croce con Gesù. Ho già  fatto la mia scelta di fondo come cristiano, e da 16 anni sono prete. Ma quel richiamo fatto a tale senza nome è un invito a tutti, me compreso, a non dare per scontata la risposta data anni fa. Questo tale ha anche il mio nome, e i suoi molti beni sono i beni che possiedo. E’ vero che non possiedo ricchezze da industriale o da sceicco, ma anche quel poco che ho è pur sempre un bene materiale che può trasformasi in pericolosa zavorra che mi impedisce di seguire veramente e non solo formalmente il Signore.
    Non vorrei che quel che possiedo mi faccia rimanere scuro in volto e triste. Vorrei esser più libero e pronto a metter davvero al centro Gesù e coloro che ne portano più fedelmente l’immagine, cioè i piccoli e i poveri.
    La seconda parte del Vangelo mi dona un po’ di speranza e di fiducia. Racconta degli apostoli che pur avendo lasciato tutto per seguirlo, sono ancora li a domandarsi se ha senso tutto questo, e si domandano come fare per non perdere fiducia. Gesù li incoraggia e promette loro non la tristezza ma la prosperità  del cuore e dell’amicizia. Anche a me e a tutti noi che portiamo il nome del tale che incontra Gesù, il Signore promette che quel che ci sembra impossibile, in Lui è possibile, basta solo non girarsi dall’altra parte e basta non perdere immediatamente fiducia come, in modo troppo frettoloso, ha fatto il ricco.

Giovanni don
alfano divino (colored)

9 comments

  1. questa richiesta di Gesù e’ veramente forte:”va’ vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni e seguimi”. ogni volta che ascolto questo vangelo, devo dire mi sento turbata nel profondo del mio animo. lasciare tutto per seguirlo….. e mi domando:” quanto sono disposta a lasciare? quanto sono disposta a seguirlo fino in fondo?” mi sento fragile, confusa e spesso non so dare una risposta sincera dentro di me e tutto questo mi addolora. ho l’impressione di prendere spudoratamente tutto da “lui” che generosamente e abbondantemente mi colma di ogni cosa, ma di dare a “lui” forse le briciole della mia vita. aiutami Gesù a staccarmi da tutto ciò che ho ricevuto da te perchè mi rendo conto che non ne ho fatto un buon uso se ora faccio fatica a rinunciare per seguirti.

  2. …un po’ tarda l’ora per una visita doverosa ed un ringraziamento per le volte che verrò durante quest’anno catechistico a sbirciare e prendere spunti.
    Un grazie di cuore don Giovanni e sappia che la vignetta che punge ha colpito!!
    (catechista San Biagio Forlì)

  3. Il giovane del Vangelo andò via triste perchè aveva molti beni….Noi conosciamo, però, alcune persone sante ( Madre Teresa di Calcutta, Padre Pio,San Giovanni Bosco….) che hanno avuto nelle mani milioni e milioni…eppure sono santi! Quello che allontana da Dio non è ” Avere i soldi” ma ” l’attaccamento ai soldi” che fa mettere al primo posto il ” Dio Quattrino” ( il denaro)e i beni di questa terra per lasciare il ” Dio Trino” ( Padre, Figlio e Spirito Santo), come “ruota di scorta” o da usare come ” Bankomat” al momento del bisogno!

  4. E se, oltre e prima delle ricchezze materiali, il Signore mi chiedesse di vendere l’eccessiva fiducia in me stessa,che penso troppo spesso di poter fare a meno di Lui?

  5. Colui che Gesù ha amato, adesso volge le spalle all’amore, perchè la grazia potente, luminosa, che ci avvolge tante volte, non ci costringe, la grazia ci viene incontro, si propone ma non si impone, perchè la grazia è l’amore, e l’amore non può essere imposto, un amore imposto è un’impostura. Noi siamo liberi davanti alla Parola e siamo liberi davanti alla grazia, una forza, una luce incommensurabile, ma che si ferma davanti alla libertà dell’uomo, alla mia, alla tua libertà . È la nostra grande responsabilità , ma anche, se volete, il nostro punto di grandezza. Guai se non fossimo liberi, guai se non avessimo la possibilità di scegliere l’una o l’altra strada, guai se tutto fosse predisposto. Molte cose sono lasciate al nostro arbitrio, il libero arbitrio ci salva e ci danna, è la nostra carta vincente come può essere la nostra carta perdente quando volgiamo le spalle alla grazia, quando la riteniamo conclusa.

Leave a Reply