la mia casa la tua casa

natale secondo tradizione (colored)
NATALE 2009

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
nè da volere di carne
nè da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità .
(dal Vangelo di Giovanni, 1,-1-18)

Nella mia mente è ancora vivo il ricordo di quando quasi 37 anni fa mi sono trasferito con la mia famiglia nella nuova casa appena costruita a Bussolengo. Avevo circa 6 anni e frequentavo l’ultimo anno della scuola materna. E’ un ricordo più forte nel cuore che nella mente. Ricordo le emozioni più che i fatti.
In tutti gli anni da prete ho cambiato diverse case e sono stato ospite in moltissimi posti diversi, ma quando penso a qual è la mia casa, quella dove ho i ricordi e i legami più forti, è ancora quella di allora.
La propria casa non è solo un tetto e quattro pareti per ripararsi e stare qualche tempo. La propria casa è il luogo che nel corso del tempo amiamo sempre ritornare, e che conserva come in uno scrigno i sentimenti più profondi.
Quando da piccolo sentivo di persone che a causa di terremoti o incendi, o a causa di guerre, era costretta a lasciare la propria casa e la perdeva definitivamente, rimanevo molto impressionato e mi auguravo sempre che questo non accadesse mai a me e alla mia famiglia.
Anche ora che per il ministero sono chiamato ad abitare in case diverse, sento forte l’esigenza di ambientarmi nella casa nuova il prima possibile, facendo di tutto per sentirla casa mia. Come ho detto sopra, non mi basta avere un tetto sopra la testa, ho bisogno di sentirmi a casa, anche se nulla potrà  mai sostituire la mia casa materna, anche se ci sto oramai pochissimo, e non vi dormo più.
“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi…”
Dio ha scelto l’umanità  come casa dove abitare. Non un albergo per starci qualche giorno in fretta e in modo anonimo. L’umanità  è una casa per Dio, la casa dove si riconosce e dove torna in continuazione per sentirci in pace.
Penso che per Gesù la mia vita è come per me è la mia casa di Bussolengo. Nel momento che sono entrato nella vita, Gesù, il Verbo di Dio, si è fatto carne ed è venuto ad abitare in me.
Non sono un albergo per Gesù. Non sono uno dei tanti motel anonimi lungo la strada della storia.
E’ questo quello che mi annuncia il Natale anche quest’anno attraverso le parole dell’evangelista Giovanni. E queste parole sono state scritte da quell’evangelista che nel proseguo del racconto si sentirà  sempre “abitato” dall’amicizia di Gesù, anche nei momenti più duri e difficili del ministero.
Il Vangelo mostra anche il rischio della non-accoglienza. Mi mette in guardia sul pericolo quotidiano di trattare Gesù come ospite di qualche ora ed estraneo, proprio come in una stanza di albergo.
Ma l’accento rimane su questa scelta di Dio di abitare e di non perdere la propria casa in me e in ogni uomo e donna dell’umanità .

    Non ricordo quando sei venuto ad abitare nella mia casa.
    Crescendo mi sono accorto che già  abitavi con me.
    Forse ti ho trattato talvolta come fastidioso ospite,
    e ho preteso i miei spazi separati dai tuoi
    quasi che volessi conquistarli per farmi un dispetto.
    Ho creduto che la mia libertà  fosse in pericolo,
    ma non era così.
    Diventando adulto ho compreso che è stata tua la scelta
    di abitare con me,
    nella mia vita, facendo della mia casa la tua casa,
    ma senza gelosia e invasioni di campo.
    Mi ci è voluto un po’ di tempo, è vero,
    ma credo che sia normale in ogni famiglia.
    Tu sei paziente, e anche se qualche volta ti ho sfrattato,
    non ti sei perso d’animo,
    e non hai cercato altre case, perchè la tua casa,
    quella che ami e che non puoi dimenticare è la mia.
    Tu Gesù, Verbo di Dio, ti sei fatto carne per abitare con me.

Giovanni don

6 comments

  1. Bellissima l’immagine di Gesù che mi ha scelto come la Sua casa in cui abitare, la casa che ama e da cui non può stare lontano.
    Ha dato un senso a questo faticoso Natale. La porterò con me, nel mio cuore e la cullerò come un bellissimo regalo che il Signore mi ha voluto fare.
    Grazie e un sereno Natale a tutti.

  2. Per riflettere malgrado le troppe luci abbaglianti….

    il buon natale infastidente di don Tonino Bello
    tanti auguri scomodi:

    Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale senza darvi disturbo.

    Io, invece, vi voglio infastidire.

    Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.

    Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.

    Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!

    Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali

    e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.

    Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finchè non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.

    Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.

    Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finchè la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.

    Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.

    Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.

    I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi.

    Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.
Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano.
Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.

    I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge , e scrutano l’aurora,

    vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio.

    E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.

    Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.
    *
    don Tonino Bello

  3. Grazie Don.

    Voglio condividere alcune parole che mi sono piaciute molte con tutti voi:

    “Chi non accoglie Gesù con cuore di bambino, non può entrare nel regno dei cieli: questo è quanto Francesco ha voluto ricordare alla cristianità del suo tempo e di tutti tempi, fino ad oggi.
    Preghiamo il Padre perchè conceda al nostro cuore quella semplicità che riconosce nel Bambino il Signore, proprio come fece Francesco a Greccio.
    Allora potrebbe succedere anche a noi «ciascuno se ne tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia»
    È questo l’augurio che formulo con affetto a tutti voi, alle vostre famiglie e a quanti vi sono cari.
    Buon Natale a voi tutti!”

    Benedetto XVI – L’udienza del mercoledì

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