una Pasqua di corsa

DOMENICA 4 aprile 2010
Pasqua

Il primo giorno della settimana, Maria di Mà gdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là , ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là , e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là  con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
(dal Vangelo di Giovanni 20,1-9)

Sempre di corsa, siamo sempre di corsa.
L’altro giorno uno dietro di me in macchina, per il solo fatto che ho rallentato ad uno “stop” dove si vedeva chiaramente che non c’era nessuno dall’altra parte, mi ha suonato e con volto minaccioso mi ha mandato a quel paese (o da altre parti… non ho capito bene). Sembrava che avesse maledettamente fretta. Forse stava correndo da qualche parte per una urgenza di famiglia, o semplicemente, conoscendo la strada, non sopportava che uno come me passasse di li e intralciasse il suo cammino.
Un piccolissimo episodio di “fretta urbana” che tutti prima o poi in vari modi sperimentiamo. A volte anch’io sono così preso dalla fretta di finire le mie cose, che liquido le persone con una fretta incredibile, mostrandomi impaziente e sbrigativo.
La velocità  è la caratteristica del nostro tempo. Abbiamo notizie più velocemente attraverso i sempre più rapidi mezzi di comunicazione, e ci spostiamo sempre più velocemente con strade sempre più diritte e treni sempre più ad alta velocità .
Abbiamo tutto quello che vogliamo più in fretta, eppure siamo sempre più di corsa con l’ansia di non arrivare e di non fare mai in tempo.
Non voglio arenarmi in una sterile critica sul nostro tempo, anche perchè non serve a nulla. E non voglio lanciarmi in nostalgie del passato quando “tutto era meglio”.
Volevo solo sottolineare ancora una volta la sintonia tra quel che viviamo oggi e il Vangelo.
Giovanni, nel raccontare la scoperta della tomba vuota il mattino della resurrezione, ci presenta tutti i personaggi di corsa: Maria di Magdala che corre dai discepoli dopo aver trovato la pietra del sepolcro di Gesù rotolata via; Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro per vedere, e Giovanni che corre più velocemente fino a distaccare Pietro.
E’ una corsa carica di ansia e di preoccupazione. I personaggi sono disorientati da quel che sperimentano e vorrebbero capire in fretta quel che sta succedendo.
Qualcosa di nuovo e di inaspettato sta accadendo e quindi non riescono starsene a casa a far finta di nulla.
Ce’ un bel dipinto che rappresenta questa corsa dei discepoli. E’ l’opera più famosa di un illustratore-pittore vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, Eugène Burnand.
L’opera si intitola proprio “i discepoli Pietro e Giovanni corrono al sepolcro la mattina della resurrezione”, ed è conservata a Parigi al Museo d’Orsay.
A prima vista il quadro è assai semplice. Si vedono due personaggi vestiti in modo antico che corrono. Uno ha un volto e un atteggiamento più emotivo e commosso, l’altro è più stupito e quasi incredulo.
Se uno non legge la didascalia sotto il quadro, non capisce che cosa racconta l’episodio e non vede altro che questi due personaggi che corrono in una direzione precisa, spinti da qualche richiamo…
E’ questo che mi fa riflettere guardando il quadro.

    Il cristiano è uno che corre nella vita. Non è certo per ansia di arrivare in alto socialmente e economicamente o di superare gli altri, ma corre perchè sente urgente sperimentare la presenza di Dio nella propria vita.
    Se ai due discepoli importasse poco di Gesù, se la prenderebbero più comoda e al limite andrebbero al sepolcro per curiosità , ma nulla più.
    Il Vangelo di Giovanni cerca di restituirci i sentimenti dei due discepoli Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro. Penso che in entrambi c’è la paura che qualcosa non sia andato per il verso giusto, ma sentono che la loro fede è costretta a crescere per non rimanere nella pura nostalgia del Maestro che è morto e ora non c’è più.
    La loro corsa evidenzia la loro fede. Non è la fede di chi ha mille certezze e nessun dubbio, altrimenti sarebbero fermi e granitici e si sbilancerebbero in avanti in un correre che fa rischiare di cadere ogni tanto.
    Ci riconosciamo in questa corsa? Abbiamo anche noi la preoccupazione di comprendere un po’ di più quel Cristo che tante volte crediamo morto e sepolto nella nostra vita e nella vita della società ?
    Accettiamo il rischio di cadere e inciampare nel nostro cammino di fede? Ci crediamo che avere fede significa sbilanciarsi in avanti nella ricerca e nel desiderio di allargare conoscenze e confronti? Oppure cerchiamo a tutti i costi di trovare e rimanere in punti fermi e in insindacabili sicurezze?
    La Chiesa (ci siamo tutti… anch’io) a volte sembra rallentare la corsa e sembra preferire la stasi delle sicurezze raggiunte. Forse a volte come credenti abbiamo perso lo slancio. E con noi si ferma anche chi ci sta accanto.
    Pietro e Giovanni, contagiati dalla corsa di Maddalena si mettono a correre insieme.
    Riprendiamo anche noi a correre alla ricerca di Gesù, e coinvolgiamo in questa corsa anche chi ci sta accanto e che magari è fermo e sbloccato dai problemi e dalle altre frette della vita di oggi.
    Auguri per Pasqua di corsa… perchè tutta la vita di fede non si blocchi.

Giovanni don



Eugène Burnand (1898, Museo d’Orsay, Parigi)

6 comments

  1. Anch’io a volte corro e talvolta mi riposo (spiritualmente), ma sempre sento forte dentro di me il desiderio di incontrare Cristo, di vederlo, di toccarlo come Tommaso; spesso non mi accorgo di averLo vicino nei fratelli che soffrono.

  2. AMORE

    L’amore di Cristo ci sospinge considerando che Gesù è morto e risorto per noi affinchè non vivessimo più per noi stessi, secondo la carne, ma per lui quali ambasciatori della buona notizia della riconciliazione con Dio. (libera interpretazione di 2 Cor. 5,14ss)

    “Mi alzerò e farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amore dell’anima mia”. (Ct. 3,2)

    Se hai sperimentato l’Amore (quello vero, con la A maiuscola, quello che Dio ha mostrato a noi attraverso Gesù) e questo Amore è ricambiato, non puoi star fermo ma, come l’innamorata che corre incontro al suo diletto, anche tu senti che devi correre verso Gesù (… più dolce del vino è il tuo amore… trascinami, dietro a te corriamo…) per cercare di fare la sua volontà : “AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI COME IO HO AMATO VOI”. Gv 13,34

    Inoltre, quando sei innamorato, non puoi tenertelo dentro, nasconderlo, non puoi più vivere ripiegato su te stesso, ma devi dirlo ai tuoi amici, devi dirlo a tutti, devi testimoniare che “forte come la morte è l’amore” (Ct 8, 6), uscire da te per donarti all’altro.

    Diceva sant’Agostino: “ama e fa ciò che vuoi” perchè se è l’Amore a sospingere le tue azioni queste non potranno che essere buone per te e per quelli che ti stanno accanto.

    FEDE

    “Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò”. (Ez. 37, 13s)

    “Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”.(GV. 20,8)

    La fede è pensare bene di Dio, aver fiducia in Lui, credere che Lui ci ama, che Dio mantiene sempre le sue promesse e che tutto quello che ci succede è bene per noi.

    Il “peccato originale” non è una disobbedienza ma è una mancanza di fiducia, di fede. Infatti Gesù lo cancella fidandosi di Dio fino alla morte.
    Come Abramo che accetta di sacrificare Isacco fidandosi della promessa di Dio che attraverso lui avrebbe avuto una discendenza numerosa e dice: “Dio provvederà …”
    Nell’orto del Getsemani Gesù, ben conoscendo a cosa va incontro, suda sangue ma dice:”non la mia volontà ma la tua sia fatta”. (Lc. 22) e poi, in croce, dice: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”.

    SPERANZA

    Noi siamo chiamati a testimoniare l’amore di Dio con la nostra vita (“da questo vedranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni con gli altri”).

    Questo “vedere” è la base per credere e la testimonianza di chi crede fa accendere nei nostri cuori la speranza.

    La speranza poi è quella che ci dice che un giorno vedremo il nostro amato “faccia a faccia”, che saremo tutt’uno con Lui.
    Allora potremo smettere di correre e ci riposeremo in Lui.

  3. Complimenti per la vignetta e la illuminante meditazione.
    Mi sono soffermato sulla vignetta e voglio condividere questa mia riflessione con voi sugli occhialini 3D: per me rappresentano le 3 dimensioni della fede :
    MI AFFIDO A TE – CONFIDO IN TE – MI FIDO DI TE

    Buona Pasqua in cammino con Gesù risorto e vittorioso.

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