come sono i nostri incontri?

DOMENICA 11 luglio 2010

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
( dal Vangelo di Luca 10,25-37)

Mia sorella con la sua famiglia è stata qualche giorno in vacanza a Berlino. Proprio negli stessi giorni alcuni vicini di casa, la cui conoscenza è davvero di lunga data, si trovavano anche loro a Berlino. La città , mi ha raccontato al ritorno mia sorella, nei giorni della loro visita era davvero straripante di gente, moltissimi turisti e anche diversi tedeschi venuti nella capitale in occasione dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Il penultimo giorno della loro vacanza, in modo assolutamente fortuito, le due famiglie (quella di mia sorella e quella dei vicini di casa) si sono trovate sulle scale della metropolitana. E’ stato davvero buffo rivedersi per caso in una grande città  straniera piena di gente! L’incontro è stato simpatico ed è servito a mia sorella per rimediare un buon consiglio su un ristorante nei paraggi che i vicini di casa le hanno indicato.
Un episodio molto piccolo che forse è simile ad esperienze vissute da tanti di noi, ma che mi ha fatto riflettere sulla molteplicità  di incontri che abbiamo in una giornata, incontri molto spesso casuali che hanno tanti risvolti diversi.
Nella parabola del Vangelo di parla di diversi incontri, che hanno come luogo di azione questa strada tra Gerusalemme e Gerico, una strada di comunicazione molto usata a quel tempo.
Gli incontri che sono narrati hanno esiti assai diversi, a seconda del modo di porsi dei vari personaggi. Da come si svolge l’incontro possiamo capire molto di chi sono le persone.
La parabola inizia con l’incontro tra il povero viandante e i ladri, e si risolve in un atto di violenza terribile. I ladri non vedono un esser umano sulla strada, ma solo una occasione di fare soldi. Chi incontrano non è degno di rispetto, è solo un sacco da svuotare e gettare via.
Ecco poi gli altri due incontri, che Gesù raddoppia quasi a voler sottolineare come sia molto facile che molti incontri tra persone si risolvano purtroppo in questo modo. Il sacerdote e il levita, sono li “per caso” e da un certo punto di vista non c’entrano nulla, e forse si sentono “in diritto” di non intervenire. E così fanno. Passano, vedono, passano oltre. Forse, essendo addetti al culto, non possono “contaminarsi” toccando un ferito…. Di fatto nel loro agire regna l’indifferenza e la convinzione che questo per terra non ha nulla a che fare con loro!

    E infine l’incontro con il samaritano. Anche lui passando vede, come i ladri prima e poi come il sacerdote e il levita, questo uomo. Per lui non è un sacco da svuotare, non è nemmeno un fastidio o un pericolo di contaminazione, ma è uno di cui “aver compassione”! Questa compassione esprime una identificazione con il poveretto.
    In altre parole il samaritano vede “l’uomo” (non un sacco, un fastidio o un pericolo), così come all’inizio è stato identificato da Gesù che racconta (“un uomo scendeva…”).
    Il samaritano vede un uomo come lo è lui stesso, vede un suo simile in una situazione nella quale potrebbe trovarsi lui, o magari si è già  trovato e qualcuno lo ha aiutato.
    Vede un uomo nel momento del dolore, e tutto il resto diventa secondario, anche la meta che il samaritano stesso doveva raggiungere.
    Questo è un vero incontro di salvezza, perchè, non solo salva fisicamente l’uomo moribondo, ma rimette ottimismo su quella strada tra Gerusalemme e Gerico che rischiava davvero di diventare solamente luogo di incontri sbagliati, violenti e mancati.
    Gesù si identifica sicuramente con questo Samaritano, Lui che ha scelto di incontrare l’umanità  ferita dalla propria violenza e indifferenza. Gesù sceglie di mettersi sulla mia strada per raccogliermi e prendersi cura di me, ma nello stesso tempo mi invita a far diventare ogni mio incontro, anche quello fortuito e piccolo su una scala della metropolitana, un incontro di salvezza, di amicizia, di cura reciproca e di pace.


Giovanni don

4 comments

  1. Sto esitando perchè vorrei che non ci fosse bisogno di scriverlo… anche al giorno d’oggi il “buon Samaritano” è molto (o troppo) spesso un extracomunitario, uno che, pur essendo UN ESSERE UMANO come noi spesso si sente dire: “torna al tuo paese e non rubarci il lavoro”.
    A parte il rammarico per la scarsa solidarietà e compassione che dimostriamo tra di noi e verso i più bisognosi, mi colpisce un pensiero: lo stile del Signore è sempre lo stesso. A partire dalla grotta di Betlemme continua a venire come l’ultimo tra gli ultimi e viene accolto soltanto dai poveri.
    Ma noi, che spesso abbiamo altro da fare, siamo davvero così ricchi? Di che cosa?
    Grazie a Dio i “buoni Samaritani” esistono ancora, ma ce ne vorrebbero di più. Che aspettiamo?

  2. Fa veramente riflettere.
    Perchè attualissima.
    Una parabola rivolta a noi…
    A noi che ci crediamo tanto cristiani o devoti, e poi …
    E poi non ci scandalizziamo nemmeno quando sentiamo che in Italia abbiamo eseguito in soli 30 anni ben 5milioni di aborti.
    Ed ogni anno (non dico che facciamo spallucce) ma sicuramente “passiamo oltre” perchè i problemi sono altri, perchè abbiamo fretta, …. e passiamo oltre a 130mila vittime innocenti di aborto ogni anno.
    In altre epoche della storia si sarebbe detto un ecatombe.

    Ecco che nella lettura di oggi ci viene indicato “il tuo prossimo”: gli ultimi degli ultimi, che vengono gettati tra i rifiuti e non sono degni nemmeno di una sepoltura, … esattamente come sarebbe successo a quell’uomo se non fosse passato un “buon samaritano”.

    Per fortuna Gesù ci ha salvato e ci ha indicato la Via la Verità e la Vita.
    Sta a noi a aprire gli occhi…
    Sta a noi seguirlo…

    E come diceva Giovanni Paolo II:
    Non abbiate paura di Gesù!

  3. La parola compassione io la dividerei in due” con-passione”, quindi provare compassione,per me x una persona, significa amarla con passione, con amore immenso scoprendola nelle sue infinite fragilità . In questo vangelo Gesù ci invita ad essere compassionevoli gli uni verso gli altri e amarci con una passione simile alla passione sopportata da Lui x amore immenso verso noi. Infatti anche Lui ha provato compassione per noi e ci ha amato con passione fino alla morte alla morte di croce. Anche Lui,vedendoci ai margini della strada miseri,poveri peccatori incalliti, si commuove di fronte alle ns miserie e ci raccoglie, ci salva. Anche noi, prendendolo d’esempio, dovremmo non lasciarci prendere dall’indifferenza verso le miserie degli altri, ma dovremmo amare il prossimo nostro come noi stessi.Nella società in cui viviamo,dove ormai siamo in corsa verso l’arrivismo più assoluto,è difficile preoccuparci dell’altro, anzi se l’altro ha problemi potrebbe essere d’inciampo x la ns vita, la ns carriera ed è meglio non lasciarsi coinvolgere più di tanto. Le persone fragili sono zavorre nella ns società .ieri sono tornata da un pellegrinaggio a Lourdes e i miei occhi ,x la prima volta, hanno visto migliaia e miglia di ammalati su lettini, sedie a rotelle, con stampelle e sono rimasta impressionata a tal punto che ho pianto nel vedere queste file interminabili di malati che sfilavano aiutati da crocerossine, volontari che si tiravano dietro con dei tricicli,barelle ogni sorta di infermi. Quanti samaritani ho visto in quel luogo santo!!!!!!!….ma questa realtà non dovrebbe esistere solo a Lourdes ma abitualmente ovunque,nelle ns case, nelle ns parrocchie, nei ns posti di lavoro,nelle strade,in ogni posto dove regna emarginazione, dolore, solitudine, conflittualità xchè la solidarietà e la condivisione sono armi efficaci x alleviare in parte molte sofferenze spirituali e fisiche……

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