il Vangelo oltre le chiusure

DOMENICA 8 luglio 2018

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.  
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.  
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità .
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

(dal Vangelo di Marco 6,1-6)

Non sono tante le notti insonni che ho passato, anche perchè ho il sonno molto facile (chi mi conosce bene lo sa quanto mi è facile appisolarmi), ma notti in cui ho fatto fatica ad addormentarmi sono capitate anche a me. Sono spesso le preoccupazioni e qualche fatto difficile che ci è capitato addosso a tenerci svegli a pensare, pensare, pensare… e non ci si rilassa nel sonno. Mi capitava in seminario di far fatica a prendere il sonno quelle due o tre volte nelle quali toccava a me predicare la mattina successiva agli altri seminaristi ed educatori durante la messa quotidiana. Difficile predicare ai propri compagni di formazione che magari su quel testo biblico hanno studiato magari più di me, e anche commentare le Scritture avendo alle spalle i propri formatori preti che ti osservano e ti conoscono bene.

Lo diciamo spesso anche tra noi preti che parlare di Dio tra noi non è così facile come si può pensare, perchè tra noi è proprio la confidenza che spesso rischi di far da barriera nelle cose che ci diciamo.

E’ quello che capita a Gesù quando sale alla sua città  e si trova davanti un muro di diffidenza e di non-ascolto quando inizia a parlare di Dio. Tutti lo conoscono bene, e dalle cose che dicono (“…ma cosa sta dicendo? Non è il figlio di Maria…?”… e dicendo così indicano che il padre è dubbio…) si comprende bene che non si fidano, non sono disposti ad andare oltre le apparenze e cogliere la novità  delle cose che dice.

Gesù prende atto di questa barriera e tira la conclusione che è diventata un proverbio nella nostra cultura: “un profeta non è disprezzato se non in casa sua e tra i suoi”.
Chi è il profeta? E’ colui che riesce con parole e azioni a mostrare la presenza di Dio nella storia, è colui che indica strade nuove anche quando non sembra esserci speranza, è colui che anche pagando di persona non rinuncia a indicare il bene presente e la verità  di Dio oltre le apparenze. Gesù è il profeta di Dio, è Dio che parla (come dirà  San Giovanni nel suo Vangelo “la Parola si è fatta carne…”), ma non è detto che questa parola sia ascoltata. Anche se il messaggio di Dio ha percorso tutto l’infinito spazio che sta tra Dio e l’umanità , alle porte dell’orecchio e del cuore dell’uomo viene fermato dal pregiudizio e dalla chiusura personale. Proprio dove dovrebbe trovare la sua casa, trova una casa sbarrata e non accogliente. Da qui la nota dell’evangelista Marco quando scrive che Gesù “…si meravigliava della loro incredulità “. Ma poi prosegue descrivendo il pellegrinaggio di oltre la sua patria: “Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando”

Gesù non si ferma davanti al fallimento della sua predicazione e va avanti: il profeta non si ferma davanti agli ostacoli, anche quelli imprevisti e dolorosi, perchè sa che la sua forza sta nel messaggio che porta e in chi gliel’ha affidato, e non nei risultati.

Gesù è bloccato perchè i suoi cittadini vedono in lui solamente il falegname di sempre, il figlio di Maria (si dice che non sia veramente figlio del marito di Maria…), quello che per trent’anni è stato buono buono a Nazareth senza farsi notare. La profezia venuta da Dio si blocca alle porte di casa e non entra a Nazareth, così come l’amore di Dio che è dentro il cuore del mio prossimo si ferma davanti al mio pregiudizio su di lui, davanti al mio non veder altro che la persona di sempre che non ha nulla da dire se non le solite cose. Quante volte anche noi siamo delusi da chi ci sta accanto, proprio da coloro che ci conoscono bene e forse proprio per questo motivo non ci prendono sul serio. Sembra proprio che la confidenza e la conoscenza diventino motivo per non vedere la novità  nel prossimo, perchè in fondo “è sempre lo stesso, non può cambiare, dirà  e farà  sempre le stesse cose”.

E questo pregiudizio bloccante a volte agisce anche dentro di me, tra me e me stesso. Anch’io a volte pur avendo Dio nel cuore, perchè il suo Spirito raggiunge ogni cuore, penso che in fondo non sarò mai diverso, non migliorerò mai e non potrò mai vivere davvero il Vangelo. Penso di conoscermi così tanto che impedisco anche a me stesso di realizzare la profezia del Vangelo e l’azione dello Spirito Santo.

Ma Gesù continua il suo viaggio e non si blocca e così invita anche me a non farmi bloccare dai pregiudizi di chi mi sta attorno, ai miei stessi pregiudizi e anche alle paure che abitano nel mio cuore. Voglio che il mio cuore sia la casa di Gesù, ma non come la casa di Nazareth chiusa alla novità  di Dio. Voglio che Gesù che mi parla nel cuore e nel fratello che mi sta accanto sia libero di operare anche in me il suo miracolo ogni giorno senza blocchi e chiusure.

Giovanni don

One comment

  1. Grazie don, è sempre edificante leggere i suoi post e “leggere” le vignette che li accompagnano. faccio mia l’ultima frase del post ” Voglio che Gesù che mi parla nel cuore e nel fratello che mi sta accanto sia libero di operare anche in me il suo miracolo ogni giorno senza blocchi e chiusure.” Per questo spero di riuscire, per Grazia, a percorrere questo cammino.

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