non esistono porte chiuse…

11 maggio 2008
Domenica di Pentecoste

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La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
(dal Vangelo di Giovanni 20,19-23)

Non esistono porte chiuse per Gesù.
Mi ricordo di aver visto in diversi condomini di Bologna tutte le porte degli appartamenti precedute da un solido cancello che fanno sembrare le abitazioni come tante celle di una prigione. Ovviamente lo scopo è di tenere lontano chi vuole entrare e non di impedire di uscire chi sta dentro. Ricordo quando anche la porta dell’appartamento dove abita ancora tutt’ora la mia famiglia a Bussolengo (Verona) fu cambiata con una porta blindata, perchè la porta di legno originale un estate non aveva retto ai ladri che l’avevano facilmente scassinata ed erano entrati mentre la mia famiglia era in vacanza. In un primo tempo alla porta di ferro solida e pesante era stata messa una maniglia che poteva esser usata dall’esterno. Essendo un condominio familiare si pensava di tener la possibilità  di entrare e uscire senza problemi tra i vari appartamenti. Ma quasi subito la maniglia esterna fu bloccata e ci si raccomandava di usare sempre tutte le serrature prima di uscire, anche per poco tempo.
Siamo purtroppo prigionieri nelle nostre case, e la paura di esser visitati da ladri e malintenzionati ci fa sospettosi e con case sempre più blindate. Se questo ha qualche ragione dal punto di vista dei beni materiali e della sicurezza, c’è il rischio purtroppo che tutto questo diventi anche mentalità  di relazione tra persone e nella Chiesa.
La presenza di un sempre maggior numero di stranieri ci fa sentire tutti più insicuri e il problema della sicurezza sembra il problema principale che fa vincere o perdere le elezioni. Risolta la sicurezza è risolto tutto. Ma siamo sicuri? Oggi queste migrazioni di popoli si vedono più come pericolo piuttosto che possibilità  di allargare la conoscenza e la fraternità  tra gli uomini. So che sembra un ragionamento molto utopistico questo della fraternità  umana che si allarga, ma non è forse in questa direzione che ci porta il Vangelo?

    Questo discorso non è solo valido per quanto riguarda il rapporto tra italiani e stranieri presenti in Italia, ma vale per ogni tipo di relazione. Corriamo davvero il rischio di vivere vite blindate, dove nella nostra cerchia facciamo entrare solo chi vogliamo e mettiamo pesanti cancelli e porte blindate tra persone, creando categorie, giudizi e pregiudizi.
    Ma le porte blindate che chiudiamo non solo tengono gli altri (stranieri, persone di diversa mentalità  dalla nostra, di diverso stile e ceto sociale…) fuori, ma ci rendono anche prigionieri e alla fine non viviamo, ma sopravviviamo, condizionati dalle paure.
    Che bella allora questa scena del Vangelo dove Gesù passa attraverso la porta sbarrata del Cenacolo, dove sono rifugiati i discepoli. Per Gesù non ci sono porte e non ci devono essere nemmeno per i suoi discepoli. Dona loro il suo Spirito di Pace che spalanca la porta chiusa del cuore e dona loro coraggio e voglia di vivere, di incontrare, di amare… oltre le barriere.
    E’ questa la Chiesa che vuole Gesù risorto, sono questi i cristiani che lo Spirito di Dio fa crescere.
    Ci vuole una continua Pentecoste che spalanchi le nostre porte chiuse e ci renda meno paurosi ma più accoglienti. L’unica paura e attenzione sia proprio quella di non escludere mai nessuno. Il Signore ci faccia invece superare la paura di scommettere sul prossimo, anche se non lo conosciamo bene.
    Non esistono porte chiuse per Gesù. Non ci siano porte chiuse nemmeno per noi cristiani.


Giovanni don

5 comments

  1. Alla classe elevata del nostro gregge, alla classe soprattutto che discute, e scrive, e cammina sempre e non arriva mai a quel meglio dietro cui s’infiamma e si precipita a capofitto, facciamo un solo invito: Venite ad me omnes. Le sale del nostro episcopio sono aperte per voi. Là , se vi piaccia, converseremo insieme, vi favelleremo apertamente come amico che favella ad amico. L’altra classe del popolo più numerosa che non discute, non scrive, non comprende le teorie del giorno, ma domanda pane e fede, oh si affidi pure tutta intiera al nostro amore di padre. Sin quando avremo un panettello, Noi lo divideremo col povero. La nostra porta per ogni misero che soffra sarà sempre aperta. … Ma la fede… ah il nostro buon popolo vuol conservata la fede, e incombe a noi che la gli si conservi”. Cardinale Dusmet, Palermo, 1818 – Catania, 1894
    Il linguaggio è antico ma il messaggio semplice: porte aperte a chi vuol parlare e capire e a chi è povero. Si vede che così gli suggeriva lo Spirito. A Catania c’è un monumento dedicato a lui con questa frase scritta e la ricordavo, ecco perchè l’ho accostata alla tua. Ciao L.

  2. Noi crediamo di poter tenere chiuse le nostre porte ma siamo come la porta che si vede nel tuo disegno e, per fortuna, entrare non è difficile alla fine… buona Pentecoste! ciao chiara

  3. Chi ama non fa ricatti affettivi,
    non imprigiona ma rende liberi,
    non impone le proprie idee ma ne fa nascere di nuove,
    non impone una morale ma mostra il volto di Dio,
    non indica una strada ma cammina con te,
    non da risposte ma pone le giuste domande,
    non ti insegna delle formule ma prega con te,
    Chi ama si mette alla scuola del Figlio di Dio
    ben sapendo che a chi è come un bambino appartiene il Regno di Dio.
    http://nicoladon.blogspot.com/

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