Dio non passa di moda

fine del mondo(colored)

DOMENICA 15 novembre 2009

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà ,
la luna non darà  più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà  gli angeli e radunerà  i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità  della terra fino all’estremità  del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità  io vi dico: non passerà  questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, nè gli angeli nel cielo nè il Figlio, eccetto il Padre».
(dal Vangelo di Marco 13,24-32)

In questi giorni nei cinema esce un film dal titolo “2012”, che prendendo spunto da tradizioni maya racconta la distruzione del mondo in un cataclisma totale. Di questo film (che probabilmente andrò a vedere, vista la mia passione per il genere catastrofico) ho visto solo qualche anticipazione. In una di queste si vede che, mentre il cataclisma di abbatte su tutto il mondo e anche su Roma, nella volta della Cappella Sistina si apre una profonda crepa che, tagliando in due il soffitto che crolla, passa proprio tra le due mani di Dio e dell’uomo dipinte nella famosa scena della creazione di Adamo di Michelangelo.
Davvero inquietante!
Mi è venuta in mente questa immagine mentre riflettevo sulle parole “catastrofiche” di Gesù in questa pagina del Vangelo.
L’evangelista Marco colloca questa predicazione di Gesù immediatamente prima il lungo racconto della passione, morte e resurrezione. Gesù prima di affrontare l’evento centrale della sua e della nostra storia, che ancora oggi è al centro della fede cristiana, getta uno sguardo alla fine della Storia umana.
Il desiderio di Gesù non è certamente quello di spaventare i suoi ascoltatori, come vorrebbe un buon film catastrofico. Cristo, usando il linguaggio apocalittico tipico del suo tempo, vuole al contrario lanciare un messaggio di speranza ai suoi ascoltatori. Non vuole darci nemmeno una comoda scusa per sfuggire dal presente e dalle nostre responsabilità  attuali nel mondo, ma vuole che viviamo il presente con impegno e attenzione.
Il tempo che vivo ora, le persone che adesso vivono e lavorano accanto a me, il mio lavoro o studio, il luogo concreto dove sono… tutto questo non è privo della presenza di Gesù. E anche se le cose sembrano così fragili e sempre in pericolo di finire, la presenza del Signore rimane (“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”).
Il cristiano non è uno che vive “fuori dal mondo” come se Dio lo si potesse trovare solo”altrove”, ma, al contrario, il cristiano vive il presente come tempo orientato a Dio e come occasione continua di conoscere il Signore.
Tutti però corriamo il rischio di vivere così immersi nelle nostre piccole cose e preoccupazioni del momento da non riuscire a vedere un senso alla vita, e tutto ci appare come piccolo e nel caos.
Le parole che Gesù ha pronunciato ai suoi discepoli di allora, ancora oggi sono per noi un invito a “stare attenti” e a non farsi troppo distrarre.

    “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” è per me davvero una iniezione di fiducia. Queste parole vorrei ripetermele in continuo, in modo che dalla mente scendano nel cuore per ridarmi fiducia quando la perdo, e che mi diano quel profondo ottimismo spirituale da trasmettere a qualcuno che soffre.
    Tutto passa, tutto è precario e instabile perchè è tipico della nostra condizione umana. Ma le parole di Gesù e Gesù stesso, rimangono, e sono li per salvarci.
    Possono anche togliere i crocifissi dai muri (tanto per ritornare sulle questioni di questi ultimi tempi), ma se come cristiani abbiamo la parole del Vangelo nella mente e nel cuore, allora la nostra fede e i valori che nascono da questa non passeranno.
    Tornando al film citato sopra, la scena della crepa che separa l’immagine di Dio dall’immagine dell’uomo è davvero inquietante e forse ben simboleggia quello che succede spesso nella fede di molti di noi che di fronte alle personali catastrofi della vita si sentono separati da Dio.
    Ecco perchè come cristiani abbiamo il compito di piantare il Vangelo dentro di noi e nella nostra vita quotidiana. Così nei momenti che meno ci aspettiamo faremo la bellissima esperienza che davvero tutto può passare, ma Gesù non passa e continua a darci vita.

Giovanni don

16 comments

  1. Grazie! Concordo profondamente con quanto scrivi, anche se non è facile metterlo in pratica davvero.
    Prego che quanto auguri a te stesso si realizzi davvero, sempre più, in te e in tutti i sacerdoti, anche perchè gli uomini, lo sappiano o no, hanno tanto bisogno del vostro aiuto per non perdere completamente la bussola della seranza e della fiducia.
    È bello che Gesù abbia scelto questo sistema per farci sentire la sua vicinanza, ma oltre Lui devo ringraziare anche tutti quelli che hanno deciso di spendere tutta la loro vita per aiutarlo (“cinque pani e due pesci” sono cosa da poco? Non in mano a Lui!

  2. Bellissima riflessione e vignetta stupenda! Come sempre, Don Giovanni 🙂

    In quel film, facci caso, tutto crolla, tutto viene distrutto (le sinagoghe, i templi, le chiese, ecc., perfino San Pietro) ma neanche una moschea! … forse il regista ha avuto paura di una fatwa? 😀

  3. E’ vero che Gesù deve essere vivo e presente nella nostra vita ora : in quello che faccio adesso : lo devo fare accompagnato dalla presenza vera e viva di Gesù.
    La nostra è proprio la religione del presente: dacci OGGI il nostro pane quotidiano, non per tutta la vita , non un vitalizio ma adesso quello che mi serve.
    Prega x noi peccatori ADESSO e nell’ora della nostra morte: cioè nei momenti più importanti.

  4. lorenzo, sono d’accordo. m’hai dato uno spunto per l’omelia: la fede cristiana invita a vivere bene il presente. ad interessarsi del presente, a cambiare il presente, ed è con questa mentalità che bisogna sempre partecipare all’eucaristia, quale cibo e forza per l’oggi della mia vita.

  5. mi è piaciuta la sua omelia e la vignetta è bellissima. Le frasi che mi hanno colpito sono quando “il tempo è occasione di conoscere DIO e di non riuscire a vedere il senso della vita e di stare attenti e la scena della crepa”. in particolare la scena della crepa fa capire benissimo la nostra fragilità e quanto noi e io in particolare ho/abbiamo bisogno di voi sacerdoti che illuminate le nostre vite talvolta molto difficili. VI AMMIRO PER LA VOSTRA FORZA INTERIORE E PREGO PER VOI SACERDOTI PERCHE’ IL VOSTRO LAVORO E’ MOLTO DIFFICILE……GRAZIE……..

  6. Sono una catechista che ricava (anche se con fatica) circa 15 minuti dell’ incontro settimanale per la lettura del Vangelo della domenica. Effettivamente questa volta mi sono trovata in difficoltà … Quando si affronta con i ragazzi l’argomento “fine del mondo” non è mai semplice. La sua bellissima riflessione mi è stata davvero di grandissimo aiuto, tanto che siamo riusciti a scrivere alcune intenzioni che leggeranno domenica alla preghiera dei fedeli. Grazie di cuore.

  7. Ciao, sono una catechista dei ragazzi di terza media e ho chiesto loro di provare a partecipare alla messa e non solo essere presenti fisicamente e provare a meditare sul brano di Vangelo, ma quando l’ho letto io mi sono messa nei panni dei miei ragazzi e ho pensato alla difficoltà di comprensione. Ho pensato allora di cercare aiuto e ti ringrazio per il bel commento.

  8. Grazie per questa tua docilità allo Spirito Santo, questa Parola spezzata scende nell’anima e la vivifica,anche dove c’è frofondissimo dolore.

    Grazie! M.G.

  9. @Dario

    Dario :<>Bella immagine e bella frase: Il presente cristiano non è fuori dal mondo anche perchè (e mi scuso se provo a dare una interpretazione anzichè un commento) non è fuori del tempo (quello che dura, il tempo finito, quello che si misura in giorni, anni, secoli). Ma Dio si è incarnato, incarnando il Figlio e ha trascinato nel tempo anche la sua eternità , e perciò l’eterno. E allora il presente del cristiano non è orientato a Dio, ma è il Presente di Dio, L’Oggi Eterno che permea e caratterizza il tempo cristiano. Il cammino del cristiano, quello sì, deve essere orientato a Dio (anche se in alcuni luoghi sacri moderni pare ci sia un impegno a disorientare, più che orientare), ma il tempo no: è già Presente Eterno che avvolge il mio presente.Grazie,Dario

  10. E’ vero caro Don, “GESU’ non passa e continua a darci la vita” e se rimaniamo strettamente uniti a Lui nei momenti di prova non ci sentiamo da Lui separati, tantomeno disperati e soli , anzi supportati dal suo amore torniamo a sperare e da Lui traiamo la forza per riemergere.Il vangelo di oggi mi porta a meditare e a riflettere sulla mia fragilita’ che se innestata in Gesu’ puo’ diventare la mia stessa forza.Rileggendo e rielaborando le Sue parole e cercando di farle scendere nel mio cuore, ho pensato che se LUI e’ il fine ultimo della mia vita, che comunque seppur con misericordia e con bonta’ mi giudichera’, allora l’impegno attuale che devo prendermi e’ in funzione della mia vita futura e cioe’di LUI. Devo migliorare percio’ ogni giorno me stessa cercando di interiorizzare sempre piu’ il suo vangelo, le sue leggi,mettendo in atto tutti i suoi insegnamenti per imparare ad amare sempre piu’ e per essere sempre pronta ad un incontro improvviso con LUI in ogni momento.Forse tra un’ora potrebbe chiedere la mia vita e vorrei trovarmi pronta a dargliela senza paura di averla spesa male su questa terra.Questo vangelo mi sia di monito,quindi, a non rimanere ferma nel mio cammino di fede e di conversione, ma mi inciti ad andare avanti senza “lasciarmi distrarre”, come hai suggerito tu, dall’egoismo,dalle false idee che il mondo mi propone.Spero mi spinga ad attivarmi per rendere a Gesu’ cio’ che chiede a me, ma anche a ognuno di noi, per l’espansione del suo regno da cuore a cuore, da essere umano a essere umano per essere tutti membri di una unica famiglia:la CHIESA e figli di un unico padre e quindi fratelli.Pertanto via dal mio e dal nostro cuore l’egoismo, il proprio tornaconto, atteggiamenti relazionali negativi che ci portano all’esasperazione e spesso sfociano in tragedie. Valorizziamo l’affettivita’ relazionale per ritrovarci, non dico in perfetta sintonia, perche’ ognuno come essere pensante ha una propria filosofia di vita,ma almeno venirci incontro per affrontare serenamente le problematiche familiari, di coppia,,con i figli, con i vicini di casa, con i colleghi di lavoro, con gli amici.E’ difficile attuare tutto cio’ perche’ bisogna passare a setaccio ogni momento della nostra vita, ogni azione, ogni parola, ogni pensiero volto verso l’altro,pero’ ci dobbiamo provare perche’ da un pensiero, da un’azione da una parola anche minima buona, non puo’ che nascere del buono e puo’ spodestare il nemico, che in agguato, vorrebbe sovvertire i valori morali e religiosi che devono essere alla base del vivere civile nel rispetto dei diritti di ognuno e nell’esplicazione dei doveri di ciascuno.Grazie caro Don, continua con i tuoi commenti a darci spunti di riflessione che possano pian, piano farci rimettere in discussione per diventare migliori di giorno in giorno sempre piu’.

  11. Caro don, lasciatelo dire: sei un mito! 🙂
    Ti leggo e “conosco” online da pochissimo, ti ho scoperto per caso come quasi sempre succede nel web. Volevo solo dirti che, in questo periodo di smarrimento generalizzato che sto vivendo, sono felice che ci siano spazi di Vita come il tuo! Grazie e buon “lavoro”!

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