Il seminatore sprecone

DOMENICA 10 luglio 2011

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perchè il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
(dal Vangelo di Matteo 13,1-9)

Molto strano l’insegnamento di questa pagina di Vangelo.
Se uno lo prende alla lettera in modo superficiale, sembra davvero un invito allo spreco: questo seminatore sprecone, getta la semente in modo sconsiderato, senza guardare se cade sulla strada, o sulle rocce o tra le spine. Solo una piccola parte cade nel posto giusto….
Non penso proprio che Gesù ci inviti a sprecare quello che abbiamo, le risorse e i beni. Il nostro mondo occidentale e ricco, fa dello spreco di risorse una delle sue caratteristiche, e davvero non serve che ci sia anche il Vangelo a incitarlo!!
Qual è dunque l’insegnamento nascosto in queste parole così particolari di questa parabola? Gesù prima di tutto parla di se stesso e di Dio. Nel seminatore Gesù descrive se stesso, nel suo cammino e nella sua predicazione: non si è mai tirato indietro quando si trattava di parlare di Dio e del suo Regno. Gesù non ha mai avuto “le braccine corte” quando i poveri lo avvicinavano in cerca di una parola e di una guarigione. Gesù non ha mai avuto paura di esagerare nel distribuire perdono e accoglienza, e non ha mai avuto nemmeno paura di dire quel che pensava ai suoi accusatori.
E anche se molto spesso le parole e i segni di Gesù sono caduti come i semi sulla strada, sulle rocce e tra le spine, e non hanno portato il potenziale frutto che avevano, Gesù non si è fermato, convinto dell’importanza di seminare sempre, senza sosta.

    Mi piace pensare così Gesù con me, seminatore instancabile e sprecone. Conosce le mie zone aride come una strada, piene di durezze come le rocce e paurose come le spine. Ma conosce che ho anche tanta terra buona in me. Parole, predicazioni, testimonianze, esperienze di vita… in tutto questo sento che il Signore semina nella mia vita. E come è raccontato nella parabola, appena il seme giusto entra nella mia terra buona, produce molto.
    E anch’io, che in Gesù ho un modello di vita, sono chiamato a seminare amore in chi mi sta vicino. Anche se tanti dei miei gesti e parole buone cadono inutilmente nelle zone infruttuose del mio prossimo, non mi devo scoraggiare, perchè almeno un 5% di terra buona in ognuno c’è, e li il seme di bontà  che getto non rimane senza frutto.

Giovanni don

92 comments

  1. 🙂 Bella battuta nella vignetta.
    Molti politici leggono il Vangelo a modo loro, ed a volte giungono a degli assurdi pazzeschi. Ne ho sentiti alcuni interpretare il passo “dare a Cesare ciò che è di Cesare” come “non portare in politica le cose di Dio, la fede è una cosa privata personale”.

    Quindi la fede non è una lampada che deve illuminare, o il sale del mondo, … mah.

    Ma è sin troppo facile “sparare” sulla Politica.
    Vediamoci prima noi …

    A me di questo Vangelo ha colpito molto la parola “radici”.
    Viene pronunciata ben due volte da Gesù.
    La prima nel senso “fisico” del termine: senza radici la pianta non mangia e si secca. Senza nutrimento (il Vergo che si è fatto Pane) non portiamo frutto.

    La seconda volta viene usata quando Gesù stesso fa l’esegesi della sua parabola. Viene usata in relazione al nostre essere, alle nostre “radici”, alla nostra capacità (o rischio) di non essere costati.
    Ed ecco il tema dell’importanza delle tradizioni.
    Essere incostanti, ( pur non avendo un cuore di pietra ma anzi accogliendo con gioia la Parola) anche questo nostro rigettare le tradizioni, non ci farà portare frutto.

    Ecco che pensavo al nostro Santo Padre ed al suo motu proprio….

    Può sembrare uno spreco di energie dedicarsi al vetus ordo, eppure … come non leggere in esso le parole (profetiche) di Gesù?

    Un abbraccio.
    Francesco

  2. Al Vangelo di domenica 10 luglio (nella forma breve) Gesù aggiungeva (nella forma ordinaria):
    <>.
    (Matteo 13,10-23)

    In quello di domenica 3 luglio Gesù disse:

    «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perchè hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.» (Matteo 11,25)

    Mi aiutate a capire ciò che mi sembra una contraddizione?
    Dario

  3. Al Vangelo di domenica 10 luglio (nella forma breve) Gesù aggiungeva (nella forma ordinaria):
    “Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perchè a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perchè a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perchè guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
    Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
    “Udrete, sì, ma non comprenderete,
    guarderete, sì, ma non vedrete.
    Perchè il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
    sono diventati duri di orecchi
    e hanno chiuso gli occhi,
    perchè non vedano con gli occhi,
    non ascoltino con gli orecchi
    e non comprendano con il cuore
    e non si convertano e io li guarisca! .
    Beati invece i vostri occhi perchè vedono e i vostri orecchi perchè ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!»
    Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sè radici ed è incostante, sicchè, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno» .
    (Matteo 13,10-23)

    In quello di domenica 3 luglio Gesù disse:

    «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perchè hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.» (Matteo 11,25)

    Mi aiutate a capire ciò che mi sembra una contraddizione?
    Dario

  4. Dario, … dove la vedi la contraddizione?

    Gesù dice “Udrete, sì, ma non comprenderete,
    guarderete, sì, ma non vedrete.
    Perchè il cuore di questo popolo è diventato insensibile,…

    Da quindi una spiegazione del senso: ovvero che il problema è il cuore indurito.

    Poi ringrazia il Padre perchè è Giusto.

    «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perchè hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.»

    Ovvero, queste cose sono tenute nascoste ai sapienti proprio in virtù dei loro cuori (oggi forse aggiungeremmo di cervello 🙂 induriti!
    Chi si crede sapiente o dotto, non può cogliere nel messaggio di Gesù nulla da imparare: lui sa tutto!

    Se avessero dei cuori aperti alla fiducia nel Papà ed alla meraviglia come quella dei bambini, (avete presente l’espressione di un bimbo piccolo quando vede un oggetto nuovo che non aveva mai visto? Io si, la mia piccola Rebecca, a soli 6 mesi, è fantastica! ) anche loro potrebbero gustare di queste cose.

    Ecco che il Signore semina su tutti, sta a noi accogliere docilmente la sua Parola affinchè porti frutto.

    Dario, spero di aver individuato la contraddizione che vedevi, … e spero di essere stato utile o almeno chiaro.

    Un abbraccio.
    Francesco

  5. Il Vangelo di Matteo, con le sue specificità , ricalca la struttura di quello di Marco, più primitivo, scarno e diretto nel messaggio e nella forma. La spiegazione è valida per entrambi i Vangeli.

    Nei capitoli precedenti Gesù ha mostrato cosa intende per Regno di Dio con le sue azioni e i suoi insegnamenti:
    -tocca un lebbroso per mostrare che non è l’impurità che si propaga, ma l’amore di Dio che raggiunge indifferentemente puri e peccatori, come erano considerati i lebbrosi: nessuno è scluso dall’amore di Dio;
    -perdona i peccati al paralitico, il quale non può effettuare nessuna delle funzioni richieste dalla religione per il perdono dei peccati, il digiuno, la penitenza, il sacrificio;
    -elimina il comandamento del riposo del sabato (che distingueva Israele dagli altri popoli) praticando guarigioni o passeggiate (proibite) per svago, coi discepoli che strappano le spighe (azione proibita).

    Le autorità religiose, cioè il Magistero dell’epoca, decidono di metterlo a morte IN NOME DELLA LORO TRADIZIONE (“I nostri Padri…”). Ecco i dotti ai quali è nascosto l’amore del Padre: non lo vedono perchè lo rifiutano. Se lo accettano perdono tutto il prestigio che hanno.

    La famiglia stessa di Gesù, credendolo pazzo, va per catturarlo e sottrarlo così alle maldicenze e alla brutta strada che ha imboccato e che lo condurrà alla morte. Gesù compie un’azione drastica: rompe anche con la famiglia (intesa come consanguinei) e dice che la sua famiglia è composta da chi si comporta come lui (concetto di comunità ).

    Finalmente, all’inizio del cap.13, Gesù insegna alla folla salendo sulla barca. L’andare verso il mare è una chiave di lettura che richiama l’universalità del messaggio di Gesù: il mare infatti rappresenta i laghi che separavano Israele dagli stranieri. La folla non lo segue, rimane a riva: non è in grado di seguire Gesù nella sua rivoluzionaria proposta di vita e rimane ancorata alle proprie idee, al passato.
    (provate a farci caso, ogni volta che c’è di mezzo il mare ci sono sempre problemi e incomprensioni nei Vangeli…)

    Se Gesù parla apertamente a questa folla rischia il linciaggio (vedi episodio sinagoga di Nazareth) e, in ogni caso, con chi non vuol sentirsi dire determinate cose, non ha comunque la possibilità di ottenere niente di buono.

    Ecco allora il motivo delle parabole: chi è almeno un po’ in linea col messaggio di Gesù ascolta la parabola, la capisce e in lui la Parola porta frutto. Chi è refrattario al suo messaggio non la capisce e questo evita l’insorgere di reazioni negative.

    PS: Le radici a cui si riferisce Gesù non possono riferirsi alla tradizione (vedi sotto). Il messaggio (o Logos, o Parola) mette radici nella persona quando non rimane norma esterna di comportamento (“Sono buono perchè me lo comanda Gesù”), ma quando trasforma la persona nella sua interiorità (“Io voglio amare, io voglio essere buono, perchè fa star bene me e gli altri”).

    “Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”. E diceva loro: “Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbà n, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte”

  6. Faccio fatica a capire perchè si deba sempre ed “a prescindere” attaccare il Magistero della Chiesa.

    Lo scopo del Magistero è l’essenza stessa della Chiesa “Andate e insegnate ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”, eppure anche dei cattolici, non perdono occasione per attaccarlo.

    Ma andiamo per ordine ed impariamo a smontare punto per punto i principi di relativismo che attaccano la Chiesa:
    Nella frase:
    “Le autorità religiose, cioè il Magistero dell’epoca, decidono…”

    Gesù su Pietro ha fondato una nuova chiesa, con un nuovo Magistero.
    Qual’è l’equazione che si vuole far passare?
    Il Magistero ebraico sbagliava, allora sbaglia anche quello cattolico!

    Analogamente l’attacco alla Tradizione.

    Gesù mostra le incongruenze della tradizione ebraica.
    Ed allora Daniele vuoi far capire che anche la Tradizione cattolica è spazzatura?

    Eppure è Gesù stesso che lega il termine “radici”, ad incostanza.
    Cioè fare le cose per un po’ e poi basta.
    Rispettare una PIA tradizione non è forse una prova di Amore verso Gesù e di costanza?

    Ma non è tutto!
    Daniele ci propone due visioni di Amore, una sbagliata (a suo dire) e l’altra quella autentica ed efficace:

    Daniele, davvero non ti accorgi dei limiti della tua visione di Amore?
    Tu affermi che l’atteggiamento giusto è “Io voglio amare, io voglio essere buono, perchè fa star bene me e gli altri .
    Tutto qui?
    Cioè la tua motivazione è puramente di interesse personale: lo fai perchè ti piace, ne sei convinto e ti torna a tuo vantaggio.

    Perchè mai questa logica dovrebbe trasformare qualcuno?

    Non pensi che sia più difficile, e quindi una vera prova di Amore, fare una cosa perchè ti viene detta, e la fai in obbedienza, per Amore di chi te l’ha chiesto, anche se non la capisci, non la condividi e non va per nulla a tuo vantaggio?

    Certo, parte come norma di comportamento esterno, ma viene attuata solo da chi ha incontrato Gesù, non certo da chi non l’ha mai incontrato.
    Inoltre il rimanervi fedele, costanti nel tempo, non potrà che fortificare il cuore di quell’uomo che decide di Seguire ed Amare Cristo.
    Col tempo si scoprirà che il suo giogo è dolce. Ma sempre di giogo si tratta. Il sottomettersi prevede un cuore mutato, dal “secondo me”, al “sia fatta la TUA volontà “.

    La storia stessa di molti Santi ci insegna che è l’accettare la Sua volontà e non la nostra che porta a fare frutto.

    Proprio l’altro giorno si celebrava San Benedetto da Norcia:
    http://www.santiebeati.it/dettaglio/21200

    il suo ordinamento interno fondato sui tre punti: la stabilità , per cui nei suoi cenobi si entra per restarci; il rispetto dell’orario (preghiera, lavoro, riposo), col quale Benedetto rivaluta il tempo come un bene da non sperperare mai. Lo spirito di fraternità , infine, incoraggia e rasserena l’ubbidienza: c’è l’autorità dell’abate, ma Benedetto, con la sua profonda conoscenza dell’uomo, insegna a esercitarla “con voce grande e dolce”.

    Pensaci.

    Un abbraccio
    Francesco

  7. Caro Francesco,
    non riesco ancora a cogliere il senso.

    Insomma.
    Perchè “Lode a Dio che nasconde ai sapienti e ai dotti e poi a “loro (il popolo) parla con parabole mentre ai discepoli, cui “è dato conoscere i misteri del regno dei cieli , no e sono beati per questo a differenza del popolo?
    Conoscere i misteri del regno dei cieli non rende dotti e sapienti, ma anche beati?

    Perchè la dottrina e la sapienza non dovrebbero aiutare a comprendere “la parola del Regno per evitare che il Maligno rubi ciò che è stato seminato nel cuore?

    Perchè i “molti profeti e molti giusti che hanno desiderato vedere ciò che i discepoli vedono son paragonabili più ai “piccoli che ai “sapienti e dotti ?

    Lo so, sono una … frana… ma, perdonami, è la puerilità del neoconvertito: alcune cose sono un po’ chiare, altre cose sono completamente oscure.

    Non ti conosco ma ho tanto gradito il tuo abbraccio che ricambio con gioia.
    Dario

  8. Caro Dario,
    io ci provo a rispondere ma se potessi trovare una buona guida spirituale, con cui parlare di persona, sicuramente saprebbe essere più efficace di me, che ti posso solo scrivere.

    Procedo con ordine alla tua domanda:
    “Conoscere i misteri del regno dei cieli non rende dotti e sapienti, ma anche beati?”

    Alla tua domanda si può rispondere anche con semplici passaggi logici ed a prescindere dai contenuti di fede: certamente!
    E’ del tutto logico che conoscere una nuova cosa ti rende più erudito, quindi più dotto, più sapiente. Potremo anche dirti “beato te che sai quelle cose li”.

    Ma se quel concetto ti cambia, e sconvolge radicalmente il tuo modo di pensare, … allora c’è il rischio che più tu sei convinto di una certa cosa, … magari perchè l’hai studiata (ne sei dotto) allora molto probabilmente non accoglierai il messaggio nuovo.

    Ti faccio un esempio che non centra con la religione:

    Quando Marconi fece i primi esperimenti con le onde radio, i professori universitari di allora, subito dissero che le onde radio, per quanto potenti, non avrebbero mai passato l’orizzonte terrestre, perchè la terra è sferica e le onde rimbalzano sulla superficie. Tutto vero.

    Ebbene, Marconi, che non aveva la laurea, ci ha provato lo stesso e da Roma sperò un segnale così forte che potesse arrivare a Sidney. Secondo i professori non avrebbe mai dovuto arrivare. Invece arrivò ed azionò l’apertura di una porta.
    Come mai?

    Proprio con quell’esperimento si scoprì che la ionosfera riflette le onde elettromagnetiche prodotte dalla radio di Marconi.

    Come vedi, sta nell’atteggiamento di “pensare di sapere tutto” ciò che ti impedisce di aprirti a nuove conoscenze.
    L’umiltà è proprio riconoscere che quello che si è: ovvero riconoscere che si conoscono alcune cose, ma altre no ed è quindi bene avere l’atteggiamento dei bimbi che sanno di dover imparare ancora molto.

    ….

    Rileggendo quello che hai scritto mi è sorta una riflessione.
    “… mentre ai discepoli, cui “è dato conoscere i misteri del regno dei cieli … ”

    Si, hai discepoli è dato.
    Agli apostoli è dato.
    E questo è un fatto!

    Ecco perchè Amo la mia Chiesa, ecco perchè in Essa agisce lo Spirito Santo.
    Solo da Lei troverò i veri insegnamenti di Gesù.

    Dario, ecco perchè ti consiglio di rivolgerti a qualcuno che abbia sia approfondito le conoscenze teologiche, ma ancor di più, che sia in linea con il nostro Papa, e quindi con il Magistero della Chiesa.

    Francesco

  9. Caro Francesco,
    ti ringrazio per quello che dici e per quello che mi dici, chè non è facile!
    Ma rileggendo ancora i brani in questione mi è venuta una considerazione da un, diciamo così, particolare: “…e io li guarisca .
    Riportando la profezia di Isaìa Gesù dice:
    «Udrete, sì, ma non comprenderete,
    guarderete, sì, ma non vedrete.
    Perchè il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
    sono diventati duri di orecchi
    e hanno chiuso gli occhi,
    perchè non vedano con gli occhi,
    non ascoltino con gli orecchi
    e non comprendano con il cuore
    e non si convertano e io li guarisca!»

    E’ come se la sordità , la cecità , la durezza di cuore, l’incomprensione del cuore dei contemporanei di Cristo rendessero necessaria la Sua Missione guaritrice per attuare la Sua Missione rivelativa.

    Forse questo si lega alla lode al Padre perchè ha nascosto le cose ai sapienti e ai dotti e le ha rivelate ai piccoli.
    La “rivelazione ai piccoli la rende credibile agli occhi degli uomini; la rivelazione ai sapienti e ai dotti la renderebbe dubbia perchè confondibile con le conoscenze da loro già acquisite.
    E allora la verità che «molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!», non è, forse, per descrivere un loro, diciamo così, difetto; forse potrebbe anche indicare un loro pregio, potrebbe significare che profeti e giusti sono da ascoltare di più, proprio perchè credettero quello che non videro e quello che non ascoltarono direttamente.

    Ed allora a maggior ragione fanno eccezione i Discepoli e gli Apostoli. Mi viene in mente Tommaso in Gv 20,28-29 «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perchè mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». Tutto pre-disposto perchè tra quelli “beati perchè videro fosse assente per poter “rivelativamente tornare ad essere come gli altri Apostoli “beato perchè vide .

    Mi sembra infatti che una caratteristica frequente dei miracoli sia “la piccolezza dello strumento (Fatima, Lourds), o l’immeritatezza del ricevente rispetto al numero dei richiedenti, a conferma della verità del messaggio divino espressa nel linguaggio umano.
    Grazie per continuare a prestarmi attenzione,
    Dario

  10. “… non si convertano e io li guarisca!”

    Se si ha il cuore pieno di se stesso, se si pensa di essere nel giusto anche quando si è nell’errore e non si accetta di seguire il Messaggio di Gesù allora non si ha la Sua guarigione.

    Anche Dio si ferma davanti al nostro cuore duro. Non lo forza. Ci lascia liberi di sbagliare.
    Ma su questo aspetto è bene dire due parole visto che il relativismo è imperante:
    Questo “ci lascia liberi di sbagliare” non vuol dire che esiste un “diritto” all’errore, al peccato. (per capirci: uccidere è sempre sbagliato e non può essere quindi riconosciuto come un “diritto”).

    Bene dunque bene fa la Sua Chiesa a comportarsi di conseguenza: a chiedere la conversione.

    Nel catechismo (quello completo di GPII ) troviamo vari articoli:

    1493
    Colui che vuole ottenere la riconciliazione con Dio e con la Chiesa
    deve confessare al sacerdote tutti i peccati gravi che ancora non ha
    confessato e di cui si ricorda dopo aver accuratamente esaminato la
    propria coscienza. Sebbene non sia in sè necessaria, la confessione
    delle colpe veniali è tuttavia vivamente raccomandata dalla Chiesa.

    1494
    Il confessore propone al penitente il compimento di certi atti di « soddisfazione » o di « penitenza », al fine di riparare il danno causato dal
    peccato e ristabilire gli atteggiamenti consoni al discepolo di Cristo.

    1495
    Soltanto i sacerdoti che hanno ricevuto dall’autorità della Chiesa la
    facoltà di assolvere possono perdonare i peccati nel nome di Cristo.

    1497
    La confessione individuale e completa dei peccati gravi seguita dall’assoluzione rimane l’unico mezzo ordinario per la riconciliazione
    con Dio e con la Chiesa.

  11. Daniele, sono d’accordo con la tua riflessione…

    Francesco, anche secondo me dire “Io voglio amare, io voglio essere buono, perchè fa star bene me e gli altri ha più senso che “Sono buono perchè me lo comanda Gesù , non nel senso che lo faccio per motivi egoistici, ma perchè lo faccio a prescindere dalle regole e dai comandamenti, lo faccio solo perchè è giusto, perchè mi sento amato e sento la responsabilità personale e il bisogno di amare anche gli altri…
    E proprio per questo posso fare il bene anche senza credere, o credendo in qualcos’altro… Il che ovviamente presuppone onestà intellettuale, ricerca, spirito critico e senso della giustizia, non vuol dire che faccio solo quello che mi va di fare al momento… è necessaria una “serietà ” anche maggiore di quella richiesta per seguire le regole, perchè in questo caso è ogni persona a dover decidere e capire COSA è bene, e poi a doversi impegnare per farlo (il primato della responsabilità e della coscienza personale ribadito dal Concilio)
    Per quanto riguarda la prova d’amore, non credo che sia il rispettare le pie tradizioni, che possono aiutare, ma spesso restano solo un’abitudine esteriore, e non necessariamente portano frutto… la prova è nelle azioni! Azioni che possono essere giuste e “coerenti” col messaggio del Vangelo anche se una persona questo Vangelo non l’ha mai letto o non ne ha mai sentito parlare…

  12. Vedi Stelucky, io non voglio dire che non vi sia del buono nella frase
    “Io voglio amare, io voglio essere buono, perchè fa star bene me e gli altri .

    Ma non voglio nemmeno assolutizzarla!
    Cioè togliere tutto il resto e dire: “togliete tutto: la verità sta LI .

    Infatti in quella frase, vi è quello che indichi tu con la frase:
    “lo faccio solo perchè è giusto, perchè mi sento amato e sento la responsabilità personale e il bisogno di amare anche gli altri…

    Ed ancora, presa così, ha del buono.
    Ma nell’assolutizzata si corre un rischio enorme.
    Di vivere una fede basata sui “sentimenti . Ovvero sul “mi sento .

    E cosa succede il giorno che NON MI SENTO?
    Cosa succede se quel giorno non mi sento amato?

    Ah! Quante persone mi dicono che NON vanno in chiesa perchè “oggi non me la sento , … e si perdono l’Amore che Dio aveva da fare proprio a quella persona: Gesù. L’atto di Amore (il sacramento) che è nel Sacrificio del Corpo di Cristo che si fa vivo e presente nell’eucarestia.

    Ma poi vedi, è un discorso puramente logico e l’affermi pure tu:
    “posso fare il bene anche senza credere, o credendo in qualcos’altro

    Per fare quel bene li, … occorreva forse che il figlio di Dio morisse?
    Se lo potevo fare anche senza aver conosciuto Gesù, perchè Gesù è venuto nel mondo?

    Solo con Gesù (che è VIA oltre che Vita e Verità ) si può giungere alla vita vera e piena: la Santità .

    Non vi sono altre vie.
    O meglio, … vi sono e tipicamente sono anche più semplici e non richiedono atti di umiltà , e di sicuro non richiedono nessuna obbedienza a nessun giogo da portare … ma servono a portare altrove … tipicamente lontano da Lui.

    Francesco

  13. Non credo che si possa dire che è l’UNICA via, adesso sei tu che stai assolutizzando… l’importante sono le opere, l’importante è l’amore e quello che ne consegue… la nostra religione, o un’altra, quelle che c’erano prima e quelle che ci sarenno, o anche nessuna religione, se vanno nello stesso verso del bene sono positive!
    Non vorrai sostenere che un uomo giusto cattolico è meglio di un uomo giusto musulmano, o buddista, o ateo?
    Non è questione di basare la fede (o la vita) sui sentimenti, ma su Giustizia, Amore e Libertà … se io liberamente scelgo di fare il bene, questo va bene, a prescindere dal motivo o dal contesto in cui lo faccio.
    Il problema, secondo me molto comune, è che spesso l’andare in chiesa, il sacramento, il rito, invece di “sbatterci fuori” e darci forza per andare a fare qualcosa di buono, per mettere in pratica tutto questo, rischiano di diventare fine a se stessi, cioè si una persona si sente giusta e a posto se segue le regole e partecipa ai riti… e questo è quanto di più lontano dal messaggio del Vangelo!

  14. Grazie Dario per il contributo!
    Per molti aspetti l’intervento di Vitiello è davvero interessante, in alcuni meno lo trovo condivisibile. Condivido le mie impressioni.

    Molto bella la parte relativa all’autorevolezza, da distinguere dall’autoritarismo. Molto bello che si educhi con l’autorevolezza che non deve mai essere disgiunta dalla forza delle proprie convinzioni e dalla gioia (beatitudine) nei confronti della vita che noi educatori per primi dobbiamo fare nostra e manifestare.
    Molto bella anche l’affermazione della limitatezza e dei danni che possono derivare tanto da un approccio fideistico alla vita (credere senza usare la ragione), quanto dallo scientismo (uso la razionalità nel senso positivista senza ricordare che l’uomo e la vita vanno oltre l’aspetto puramente scientifico).

    In questo contesto stride quello scagliarsi contro il relativismo, tema oggi fin troppo trattato e a mio avviso assolutamente mal posto. Sembra infatti che il problema centrale di tutto sia questo relativismo, il poter sostenere che è vero A e anche il contrario di A, il “pensiero debole di Vattimo, la scuola di Nietzsche… Nessuno che può dire di possedere la verità …

    Il maggiore problema al giorno d’oggi, a mio avviso, è l’incredibile SUPERFICIALITA’. Da qui trae origine anche il falso problema del relativismo.
    Tutti gli uomini hanno un nucleo comune, quello che possiamo definire l’UMANO. Poi ci sono grandi influssi culturali, sociali, personali, ecc. che determinano atteggiamenti di vita, idee e convinzioni assai diverse nel mondo. Ed è la superficialità che ci porta a fermarci su quest’ultime senza indagare il nucleo UMANO in ognuno di noi!

    Tutti siamo portati a difendere fin troppo quelle che crediamo siano verità , mentre non sono altro che effetti dei condizionamenti che tutti subiamo fin da piccoli. Ecco allora che, con superficialità , confondiamo prodotti tipici delle nostre culture e tradizioni con Verità rivelate. Questo genera nefasti fondamentalismi, divisioni, lotte, benzina che alimenta i conflitti.
    Il pensiero debole o “relativo ha alcuni pregi indiscussi che non possono essere ignorati: genera comprensione, conciliabilità nelle differenze, capacità di adattamento, apertura al nuovo e al diverso. Chi sa di possedere una verità non assoluta, è infatti ben disposto all’ascolto, al cambiamento!

    Certo, noi cristiani abbiamo sempre chiaro in mente un preciso concetto di Verità , quella Verità che Gesù stesso non ha mai detto di POSSEDERE! Gesù parla di essere nella Verità , di camminare nella Verità . La sua (e nostra) Verità non è frutto di condizionamenti culturali, e perciò non risiede in pratiche o idee che sono tipiche della nostra cultura ma estranee alle altre. La verità che rivela Gesù è Amore, essenza stessa del Padre in cui crediamo. Poi l’amore si concretizza nelle forme più diverse come sono diversi i bisogni di ogni singola persona.

    Quello che per me è bene, non è detto che sia bene per tutti in tutte le situazioni. Gesù stesso ha adattato il suo comportamento in funzione dei contesti: alla prostituta che non poteva cambiare vita non ha chiesto di “non peccare più , mentre all’adultera che poteva farlo l’ha chiesto… Questo non è relativismo, è attenzione alle esigenze di ogni singolo individuo!

    L’importante dunque non è fuggire ad ogni relativismo, ma andare in profondità ! Superare la superficialità per capire cosa davvero è bene per ogni uomo nella situazione concreta che ognuno vive! Probabilmente in quel nucleo che chiamiamo UMANO non c’è relativismo, ma quanto difficile è arrivare a quel nucleo spogliandolo di tutte le sovrastrutture?

    E’ bene non mentire, ma se la mia menzogna può salvare la vita di un innocente, io mento con grande convinzione!! E’ relativismo? E’ salvare una vita?

    In nome di una dottrina posso discriminare e isolare persone che sono solo tanto bisognose… può ancora dirsi Cristiana una dottrina che comporta queste conseguenze?

    Interrogativi non semplici e sempre aperti… In una parola, pro-vocanti!

  15. Buon giorno a tutti e benvenuti a Cultura Pro Life.
    Oggi, Padre Giorgio Carbone, ci spiegherà come riconoscere i miti del relativismo, come smontarli e perchè.
     
    Da un lato, la modernità si vanta giustamente di aver scoperto l’idea dei diritti umani universali e di averli solennemente proclamati in dichiarazioni internazionali. Ma dall’altro lato, gli stessi Stati, che siglano solennemente queste dichiarazioni e se ne fregiano, negano in modo altrettanto clamoroso questi diritti fondamentali dell’uomo. In altri termini, li riconoscono teoricamente, ma li calpestano a livello pratico. Quindi, tutto lavoro inutile. Ma da dove nascono queste palesi e stridenti contraddizioni in una cultura che si vanta di essere illuminata ed efficiente? 
    Sono delle contraddizioni che hanno una loro “logica : sono la conseguenza di alcuni miti contemporanei. Il relatore, presenterà tali miti cercando, poi, di smascherarli.
     
    Padre Giorgio Carbone, il relatore, è dell’ ordine dei Frati Predicatori.
    Laureato in legge è docente di teologia morale presso lo Studio Teologico Accademico Bolognese, ed inoltre, è professore di Bioetica della Facoltà Teologica dell’ Emilia Romagna.

    http://feedproxy.google.com/~r/culturaprolife/~3/RvVqX6plVwY/

  16. Daniele,
    nella lezione di don Vitiello a me, invece, ha colpito molto la definizione di VALORE!
    Lì ho trovato in un sunto formidabile tutta la teologia della Rivelazione…
    al minuto 47.00 circa…

  17. Stelucy, chiudi il tuo post con il pensiero molto in voga (anche se era un po che non lo sentivo):
    Penso sia utile riportarlo perchè cruciale:

    “Il problema, secondo me molto comune, è che spesso l’andare in chiesa, il sacramento, il rito, invece di “sbatterci fuori e darci forza per andare a fare qualcosa di buono, per mettere in pratica tutto questo, rischiano di diventare fine a se stessi, cioè si una persona si sente giusta e a posto se segue le regole e partecipa ai riti… e questo è quanto di più lontano dal messaggio del Vangelo!”

    Analizziamolo per punti:
    – il primo rischio, nonostante le premesse dei “secondo me” o dei “molto diffuso” è di fare di tutta un erba un fascio.

    – se il rito viene vissuto in modo così poco edificante potrebbe essere dovuto anche alla scarsa considerazione che ne viene data di esso? Se si dice che l’importante sono SOLO le opere a prescindere dal partecipare al rito non è un modo per sminuirlo? Non è un modo per dire “potete anche non partecipare”, … e poi aggiungere “l’importante è altro”. Capisco che a questa affermazione si arrivi estrapolando una singola frase di Gesù dai Vangeli, ma non è così che va interpretata. Altrimenti abbiamo altre frasi di Gesù che dicono che lui era venuto per portare divisione e mettere gli uni contro gli altri.
    Eppure molte volle si sente questo ragionamento, a volte anche da dei Don, che invece di far comprendere ed educare alla ricchezza della celebrazione, lo trascurano, o peggio lo denigrano!

    – la celebrazione non va vista ai fini utilitaristici, altrimenti davvero ore ed ore spese in chiesa da milioni di fedeli potevano essere spese per lavorare e dare il ricavano ai poveri…. perchè non farlo?
    Perchè milioni di persone nei secoli si sono chiuse nei conventi o monasteri di clausura?
    Erano tutti dei pazzi? Erano tutti dei diavoli?
    Gesù stesso perchè lascia che gli si rompa una boccetta di profumo in testa, poteva venderla e dare il ricavato ai poveri. Non ci aveva pensato? Vale solo per quel particolare caso? Allora perchè questo episodio ci viene riportato nei Vangeli?

    – Ed infine il rischio che vedi non può che essere duale, ovvero vale anche al contrario: Un ateo che fa volontariato, si può sentire migliore di chi non lo fa e non sentire nessuna esigenza di incontrare il Signore, di conoscerlo e di Amarlo.
    Il passo da li a smettere di fare volontariato e continuare a sentirsi giusto (perchè in passato lo si è fatto) è molto breve.

    E poi veniamo al Magistero (vedremo come è questo il punto cruciale):
    Se uno si sente giusto perchè fa volontariato, non viene quindi in chiesa e magari comincia ad odiare queste “ingerenze” della Chiesa, come vengono dipinte dai media.

    Sul tema aborto, potrebbe pensare che è giusto difendere il diritto della donna a poter abortire.
    E quindi sostenere che è stato giusto l’aborto libero e gratuito in Italia.
    Arrivando quindi a sostenere che era giusto e legittimo uccidere 5milioni di esseri umani.

    E qui si chiude il cerchio, … anche molti cattolici che magari andavano a messa (e forse ora vanno meno … perchè il rito non “serve”) hanno votato perchè esseri umani innocenti venissero uccisi dal sistema sanitario nazionale.

    … e come dici tu “… è quanto di più lontano dal messaggio del Vangelo!”.

    Come vedi è molto rischioso allontanarsi dal Magistero, …
    e l’allontanamento di un cattolico dalla sua chiesa non può che avvenire per gradi, un poco alla volta … magari proprio allontanandolo dalla Messa, … per gradi:
    – magari prima non spiegandogli mai il senso dei simboli,
    – poi denigrando chi segue la messa senza capire,
    – poi denigrando chi partecipa al rito bene, compiendo tutti i gesti giusti, ed a quel punto sembra un “pazzo”
    – ed infine dicendogli (al povero fedele già frastornato dai media che non perdono occasione di attaccare la Chiesa) che in fondo non “serve a niente”, l’importante è “altro”.

    A quel punto sta a casa, tanto e se la guarda in TV (manca l’eucarestia ma imparerà a dire “e pazienza”).
    Ed un giorno magari farà zapping sulle parti più “noiose”.
    Ed un giorno non la guarderà più.

    E’ questo quello che vogliamo?

    Francesco

  18. Ecco, per riportare un esempio pratico del rimanere in tema di magistero ed obbedienza, il caso di un Vescovo che a piccoli passi si è allontanato dal Magistero ed ora dall’obbedienza al suo Papa.
    http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-dallistria-un-siluro-al-papa-2634.htm

    Ecco il nuovo Dio: FARE FARE FARE
    questa mania di grandezza che seduce ed attanaglia tutti.

    Qui ha attanagliato un Vescovo improvvisamente diventato ricco.

    Ma perchè non ci guardiamo a noi nelle nostre piccole realtà : fare estate ragazzi mega galattiche con centinaia di ragazzi e … poi non vedere (o trascurare come un dettaglio) che nessuno (degli animatori!!!) è in grado di stare 10 minuti in silenzio nel ritiro di inizio anno.

    E poi via, tuffati nel vortice delle cose da FARE E FARE … e nessuno più che si sieda ai piedi di Gesù … a prendersi la parte migliore … che non gli verrà tolta!

    Francesco

  19. Oggi 4 Agosto è la festa di un grande Santo: San Giovanni Maria Vianney
    Il famoso santo curato d’Ars.

    Sicuramente un mirabile esempio di un “piccolo” ma che semplicemente seguendo la Chiesa e stando in una obbedienza che gli costava, ha stretto un rapporto forte con Gesù.

    Qui una bella biografia:

    http://www.santiebeati.it/dettaglio/23900

    Alcuni passaggi che trovo interessanti:

    Incoraggiava alla comunione frequente, affermando che non tutti coloro che si avvicinano all’altare sono santi, ma i santi sono fra coloro che si comunicano spesso.

    Unito costantemente a sorella povertà , amava i paramenti sacri ricchi e preziosi, gli arredi della chiesa belli e nobili. Affermava che «niente è troppo bello per Dio»

    Le persone andavano a confessarsi sempre più frequentemente da lui e sovente, come accadrà anche al confessionale di Padre Pio da Pietrelcina, l’abbè Vianney non le assolveva se non vedeva il pentimento.

    Alcuni gli rispondono che andranno in un’altra chiesa dove non avranno difficoltà a farsi assolvere. A questi risponde: “Se altri preti vi vogliono aiutare ad andare all’Inferno, che se ne prendano la responsabilità ».

    Spiegava il patrono dei parroci: «La causa della rilassatezza del sacerdote è che non fa attenzione alla Messa! Mio Dio, come è da compiangere un prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria!» e prese l’abitudine di offrire sempre, celebrando, anche il sacrificio della propria vita: «Come fa bene un prete ad offrirsi a Dio in sacrificio tutte le mattine!». Il cuore, il centro della vita del prete è l’Eucaristia, ma tale deve essere anche per il laico, come afferma nel sermone pensato per la sesta domenica dopo Pentecoste: «Quale gioia per un cristiano che ha la fede, che, alzandosi dalla santa Mensa, se ne va con tutto il cielo nel suo cuore! … Ah, felice la casa nella quale abitano tali cristiani!… quale rispetto bisogna avere per essi, durante la giornata. Avere, in casa, un secondo tabernacolo dove il buon Dio ha dimorato veramente in corpo e anima!. . .».

    Era il 1786 – 1859 … ma penso che la Santità non ha tempo!
    Sta a noi viverla, qui ed oggi, uniti alla nostra amata Chiesa.

    Francesco

  20. Ciao Francesco, sono capitato per caso nel sito e leggendo le tue opinioni sull’argomento ritualità e sacramenti vorrei fare 2 considerazioni. Io sono in linea con il pensiero di Stelucy e Daniele. Penso però che non si tratta di sminuire o meno il rito in rapporto alle opere, ma di comprendere che le due cose sono strettamente legate e inscindibili: non può esserci una coerente celebrazione eucaristica rituale se non vi è anche un vissuto eucaristico; è il rendere grazie a Dio come Gesù ha insegnato che il cristiano celebra, festeggia, in quelle realtà simboliche che sono i sacramenti.
    Dobbiamo chiederci, qual’è la cosa più importante, al primo posto cosa c’è nell’insegnamento di Gesù? Penso sia di amarci gli uni gli altri come Lui ha amato noi, nell’amore del servizio. Perciò già se c’è una discrepanza tra il vissuto e il celebrato ritualmente significa che è in corso una perversione del rituale, che allontana dal vangelo. Naturalmente chi vive correttamente i rituali non è da denigrare, ma da stimare, sottolineando però che la correttezza non stà in primis nei gesti rituali fatti bene e correttamente, ma in quella coerenza vita-rituale di cui dicevo prima. Un’ultima cosa: tu dici di spigare il senso dei simboli per fare capire alle persone ciò che fanno. Sai, ho molto riflettuto su questa cosa, e sono arrivato alla conclusione che la realtà simbolica che i sacramenti vogliono rendere non sia una cosa semplice da poter chiarire con una semplice spiegazione, ma sia una realtà che l’uomo di oggi con grande difficoltà riuscirà a capire.
    Dunque non si tratta di denigrare nessuno, nè di dire che questo serve e quest’altro no, ma di capire di che cosa l’uomo oggi ha bisogno per comprendere ed accogliere Gesù e il suo messaggio, e se per farlo oggi è necessario “tradire” la tradizione, così sia, ma guidati dallo Spirito.
    Ciao

  21. @dele
    Considera però che c’è anche l’azione Divina, non solo qulla umana.
    E così la realtà del Sacramento non è simbolica ma reale, cioè non è la rappresentazione di qualcosa come fosse qulcos’altro ma è qualos’altro, anzi qualcos’Altro.
    E allora: “la discrepanza tra il vissuto ed il celebrato”, oppure “la correttezza dei gesti rituali fatti bene” e la “coerenza vita-rituale” diventano realtà umana, valida, necessaria, indispensabile ma … non sufficiente.
    Nella Liturgia, che si esprime con il rito, agisce Dio e noi nella messa siamo messi difronte a questa realtà che non è simbolica ma reale.
    Secondo me l’uomo oggi ha bisogno di comprendere che non è tutto solo umano, nemmeno qui e ora, ma Gesù e il suo messaggio sono Dio Vivo e Presente, Dio Vicino.
    Per capire questo non è necessario tradire la tradizione ma rincorrerla.

  22. Cara dele, come forse avrai letto io non sono “molto” in linea con chi attacca il Magistero… ma mi trovi concorde con quanto tu dici “le due cose sono strettamente legate e inscindibili: non può esserci una coerente celebrazione eucaristica rituale se non vi è anche un vissuto eucaristico”.

    Mentre per rispondere alla domanda “Dobbiamo chiederci, qual’è la cosa più importante”
    se vogliamo è stata posta a Gesù e Lui ha risposto: L’amore verso Dio e l’Amore verso i fratelli.
    (da notare l’ordine della risposta … avrebbe potuto usare un altro ordine … ma non l’ha fatto)

    Le due cose molto intrecciate e quasi si scambiano in un grande abbraccio.
    L’Amore a Dio lo si più esprimere amando i fratelli ed amando la liturgia si amano i fratelli. Se noi li aiutassimo solo nei loro bisogni materiali e non in quelli spirituali non li avremmo amati sino in fondo.
    Ma se non conosciamo ed amiamo gli insegnamenti della chiesa non sapremo noi stessi amare i nostri fratelli e quindi non ameremmo Dio.
    Ovvero l’amore a Dio ed hai fratelli sono l’uno espressione dell’altro e l’uno in funzione dell’altro. Ma mentre amando Dio, amo in tutti gli aspetti i fratelli. C’è il rischio … e da qui parte la mia osservazione alle posizioni di chi denigra la liturgia e la tradizione, … che vada a fare solo del bene ai fratelli senza amarli per davvero, senza occuparmi di portare l’annuncio che Dio è venuto a portare e dunque senza presentare Gesù, senza quindi presentargli per intero la Chiesa fondata da Cristo in cui opera lo Spirito Santo ed i suoi insegnamenti che ne sono il Magistero.

    Per quanto riguarda l’ultima parte: “Un’ultima cosa: tu dici di spigare il senso dei simboli per fare capire alle persone ciò che fanno. Sai, ho molto riflettuto su questa cosa, e sono arrivato alla conclusione che la realtà simbolica che i sacramenti vogliono rendere non sia una cosa semplice da poter chiarire con una semplice spiegazione, ma sia una realtà che l’uomo di oggi con grande difficoltà riuscirà a capire.”
    .. e sin qui concordo con te.

    Ma poi concludi con: “ma di capire di che cosa l’uomo oggi ha bisogno per comprendere ed accogliere Gesù e il suo messaggio, e se per farlo oggi è necessario “tradire la tradizione, così sia, ma guidati dallo Spirito.”

    Ecco io non ritengo che “tradire la tradizione” sia una strada che possa aiutare l’uomo di oggi, già così sballottato e confuso da n-mila messaggi da più parti.
    Anzi, penso che il proporgli un percorso di fede ed una solida “roccia” a cui far riferimento sia proprio ciò che il suo cuore cerca.

    E quella roccia non può che essere Cristo, e quindi la Sua Chiesa, e quindi il Suo Messaggio e quindi il Magistero che viene fedelmente e insegnato.

    Francesco

  23. Cara Dele, spero che anche tu oggi abbia avuto come me l’occasione di seguire la diretta del Papa da Madrid.
    Davvero un grande Papa, … forse perchè a 35 anni mi sento ancora giovane, ma penso proprio che le parole che ha scelto il Papa siano proprio la via da seguire per l’uomo di oggi (giovane o meno giovane che sia) che voglia costruire qualcosa di duraturo. La ROCCIA su cui costruire la propria vita.

    Cito a memoria “La verità esiste, non è un ideologia, non è un opinione, è Cristo”.

    … ma non voglio ridurre il suo discorso a “slogan”. Solo riportare le parole che più mi hanno colpito, ma più che la singola parola era l’intero discorso e ragionamento che il Papa ha fatto: mai banale, sempre profondo ed autentico.

    Parole su cui meditare e riflettere.
    Francesco

  24. @Dario
    Ciao Dario, dalle tue parole si potrebbe dedurre un pò di confusione tra i concetti di “umano” e “divino”, che tendi a separare nettamente. Hai mai riflettuto seriamente su chi è Dio?
    Il primo elemento di cui tenere conto è che, per conoscere Dio, non si può cominciare da Dio in se stesso. La ragione di questo si comprende facilmente: per definizione Dio è il trascendente, ossia colui che è oltre tutto quanto noi possiamo raggiungere e comprendere con le nostre limitate capacità . Ne consegue che se noi esseri umani possiamo conoscere Dio e comprenderlo, tale conoscenza e tale comprensione si deve al fatto che Dio si è rivelato all’umanità . Il mezzo di questa rivelazione è stata l’incarnazione, con la quale il volto concreto e personale di Dio nel mondo si è rivelato in un uomo. Nell’uomo Gesù di Nazareth. Perciò, Dio lo scopriamo non mediante teorie e dottrine, bensì vedendo ciò che è stata l’esistenza concreta di Gesù, la sua persona, il suo comportamento, il suo stile di vita e i suoi costumi, ciò che cade sotto lo sguardo, naturalmente ciò che è umano. Ciò equivale a dire che Dio l’incontriamo e lo conosciamo nella debolezza dell’umanità , nell’umiltà e nella marginalità , non nel potere e nella grandezza. Gli attributi di Dio sono gli stessi di Gesù: la divinità si è umanizzata, la divinità di Gesù è perchè si è prodotta l’umanizzazione di Dio.
    Facciamo attenzione, perchè l’ umanità dell’uomo è anche inumanità , nel senso che umano è stato Francesco d’ Assisi, ma anche Hitler è stato un umano; la natura divina è assoluta umanità , Dio ci mostra la strada per un’umanizzazione perfetta.
    Scusa se vado un pò per le lunghe, ma se qualcosa è rimasto chiaro in tutto questo è che Dio lo si conosce non elevandosi al di sopra dell’umano o fuggendo dall’umanità , bensì il contrario. Dio lo si conosce, agisce e lo si incontra in ciò che è proprio dell’essere umano, attraverso l’umano.

    Per quanto riguarda i sacramenti è proprio dalle tue parole che traspare la difficoltà dell’uomo di oggi a comprenderli. I sacramenti sono essenzialmente dei simboli, dei segni: proprio la rappresentazione di qualcosa come fosse qualcos’altro. Ma non sono i banali simboli rappresentativi a cui siamo abituati nella nostra cultura, bensì vogliono essere qualcosa che è l’espressione e la comunicazione più profonda delle realtà più intense dell’esistenza umana. Perciò questi simboli non si contrappongono al reale, ma ciò a cui rimandano è qualcos’ Altro in tutta la sua realtà e presenza.
    ciao

  25. @Francesco
    Ciao Francesco, caspita ma tra tutte le indicazioni che Gesù ha dato su quali sono le cose più importanti tu mi citi la risposta che ha dato a un dottore della legge ebraica!? A me pare che molto chiaramente il vangelo di Giovanni parli di osservare non i comandamenti della legge, ma i comandamenti di Gesù, che poi sono uno, il comandamento dell’amore. Non invita a partecipare a nessun rituale, nessuna liturgia, in nessun tempio, realtà dalle quali invece Gesù teneva bene le distanze. Per non parlare delle beatitudini, citate anche dal papa a Madrid: criteri di condotta che ci assimilano a Gesù. Con questo non voglio denigrare l’attività rituale della chiesa, ma è necessario che la ritualità cristiana sia ben compresa, altrimenti ci ritroviamo nella stessa situazione degli ebrei al tempo di Gesù: schiavi della legge, della superstizione. Sambra che la cosa più importante per la chiesa ordinata sia di riempire le chiese, non importa se la gente non ci capisce nulla, l’importante è fare il pieno di gente a messa.
    Quando nel mio post ho parlato di tradire la tradizione, ho messo tradire tra virgolette, perchè volevo un pò provocare. Ha adoperato il termine giusto Dario: la tradizione è da inseguire, ma in un dinamismo nel quale anche lei insegua noi e non si fossilizzi.
    un saluto a tutti

  26. Cara dele,
    capisco il tuo punto. Solo non trascuriamo le parti di Gesù che meno si addicono ai nostri desideri.
    Le parole di Gesù sono da leggere nel contesto, ma non da trascurare. Se sono riportate nei Vangeli è perchè servono a farci crescere. Gesù lodò del dottore della legge ebraica che riconobbe la bontà del messaggio di Gesù nella sua risposta.

    Inoltre non so quanto sia corretta la visione di un Gesù che: “Non invita a partecipare a nessun rituale, nessuna liturgia, in nessun tempio, realtà dalle quali invece Gesù teneva bene le distanze”.

    Quando nella Sinagoga legge i passaggi della bibbia? quando insegnava con autorità nel tempio?
    Quando invita a mangiare il suo corpo? a bere il suo sangue? a preparare la sala per la cena di Pasqua?

    Io personalmente, (ed infondo penso anche anche tu) spero che le chiese si riempiano, ma non perchè la gente non capisce, ma proprio per il motivo opposto: perchè finalmente ha compreso il tesoro che l’attende, che solo li si ha il cibo di vita eterna!
    🙂
    Sta a noi essere testimoni di ciò.

    Un caro saluto a tutti.
    Francesco

  27. Benedetto XVI: «Aver fede – ha spiegato nell’omelia della messa finale – significa appoggiarsi sulla fede dei tuoi fratelli, e che la tua fede serva allo stesso modo da appoggio per quella degli altri».

    Che cos’è in fondo il cristianesimo se non la testimonianza di un fatto, la resurrezione di Gesù, che trasmettendosi da persona a persona, lungo duemila anni di storia, ci ha raggiunti?

    Tutta la GMG di Ratzinger è stata attraversata da questo richiamo all’essenziale del messaggio cristiano.

    Ecco quindi cara dele la tradizione: non un qualcosa da inseguire o che si deve adattare a noi (e se non si adatta?)
    La tradizione oggi, siamo noi. E’ la mia fede e la tua fede che si appoggia alla fede di chi è venuto prima di noi e che servirà da appoggio per chi viene dopo, … ad iniziare dai nostri figli.

    🙂

    Francesco

  28. dele :ciao Francesco, prima di tutto devo dirti che sono un ragazzo, un “giovane tuo coetaneo.
    Non trascuro le parti di Gesù che non rispondono ai miei desideri, anzi le tengo molto in considerazione e Gli sono infinitamente riconoscente del fatto che mi ama per come io sono, anche se nella mia limitatezza non riesco a seguirlo come lui mi ha invitato a fare. Veramente grazie per quello “spreco di amore!!
    Per quanto riguarda i rapporti di Gesù con il sacro, il tempo sacro, il luogo sacro e le persone sacre, l’argomento è veramente interessante. Molto interessante è anche il rapporto della prima cumunità cristiana con queste realtà . Te ne sei mai interessato? perchè questo discorso ha molto a che vedere anche con la tradizione.
    E’ risaputo come nel corso della storia di Israele è esistita una corrente di pensiero, di ispirazione profetica, che si è opposta al culto rituale stabilito fino a giungere ad un serio scontro con esso. Gesù si inserisce in questo filone, e nei templi ci và per insegnare, non certo per parteciapere al culto, ed insegna il contrario di quello che lì viene detto. Gli evangelisti sottolineano sempre la sua presenza nelle “loro sinagoghe, dove incontra indemoniati, uomini paralizzati ecc. e dove decideranno di ucciderlo, tenteranno di arrestarlo ed assassinarlo, per ciò che dice. Vi è sempre contrapposizione tra Lui e la religione, Lui e il tempio, Lui e il sacro. Anche l’ultima cena si svolge in un contesto non sacro, con un essenziale significato simbolico: il culto cristiano non è rituale, ma esistenziale. L’unico culto accetabile nella chiesa è quello in cui si attuano e si vivono determinate esperienze: l’esperienza di Dio che ci chiama ad un incontro con Gesù, l’esperienza della gioia e della letizia di fronte alla buona notizia, l’esperienza della conversione e della libertà . Ecco che i sacramenti sono CULMINE E FONTE di queste esperienze, prima culmine e allora ha un senso che siano anche fonte.
    Certo che spero che le chiese si riempiano, ciò significherebbe che le persone stanno vivendo le esperienze citate prima e le celebrano a messa, sarebbe un mondo migliore. Ma oggi una malinformazione, un interesse di chiese affollate, una tradizione rituale incentrata su pratiche medioevali e barocche, impedisce a tanta gente di comprendere la fede in maniera corretta e di vivere bene le celebrazioni.

    Il cristianesimo è sì la testimonianza di un fatto, ma appunto duemila anni di storia non puoi pensare non abbiano avuto un’influenza sulla trasparenza di quel fatto! Non puoi ignorare il fatto storico che purtroppo nella chiesa questioni di interesse, di potere, ma anche errori ermeneutici, si sono infiltrati anche nella tradizione, hanno causato la DIVISIONE nella chiesa, e tante cose ancora non si sone sistemate. D’altro canto la tradizione si è già molto adattata a noi, soprattutto nell’ultimo secolo e con il Vaticano II, tante cose sono già cambiate caro Francesco, e tante ne cambiranno ancora grazie alla spinta dello Spirito.
    ciao
    @Francesco

  29. Caro dele, mi fa piacere leggere la tua risposta e vedere il tuo autentico e genuino amore per Gesù.

    “La tradizione non è adorare le ceneri, ma tenere vivo il fuoco”.
    🙂 (… sembra l’abbia detto San Gallo … ma non ho trovato grandi riferimenti).

    Il Concilio Vaticano II è stato un momento di forte grazia in cui lo Spirito Santo ha agito grandemente. Purtroppo proprio quel Concilio è stato usato per dividere. O meglio, non il concilio in se, con i documenti che ne sono usciti, ma la percezione mass-mediatica del Concilio, l’idea “distorta” e quindi errata, che se ne è stata data: a cominciare dal fatto che sia stato una rottura con il passato.

    Il Papa, correttamente, cerca di restituirne una autentica ermeneutica.
    Ma, lascio parlare il Papa che parla molto meglio di me facendo meno parole (perchè sa usare solo quelle giuste! ;-):

    « Perchè la ricezione del Concilio, in grandi parti della Chiesa, finora si è svolta in modo così difficile?
    Ebbene, tutto dipende dalla giusta interpretazione del Concilio o – come diremmo oggi – dalla sua giusta ermeneutica, dalla giusta chiave di lettura e di applicazione.
    I problemi della recezione sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro.
    L’una ha causato confusione, l’altra, silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato frutti.

    Da una parte esiste un’interpretazione che vorrei chiamare “ermeneutica della discontinuità e della rottura”; essa non di rado si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna.

    Dall’altra parte c’è l'”ermeneutica della riforma”, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino. »

    (Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005)

    Ma il Papa non si ferma qui:

    E così il 16 marzo 2009 nel discorso ai partecipanti alla plenaria della Congregazione per il Clero: «… è importante favorire nei sacerdoti, soprattutto nelle giovani generazioni, una corretta ricezione dei testi del Concilio Ecumenico Vaticano II, interpretati alla luce di tutto il bagaglio dottrinale della Chiesa.»

    Ecco quindi, caro dele, come i giovani, tra cui io e te, dobbiamo essere protagonisti della corretta ricezione dei testi del Concilio Ecumenico Vaticano II.

    Il nostro Amore verso Gesù non potrà che aiutarci e sostenerci.
    Così come forte sarà il sostegno di tutte le preghiere rivolte dai fedeli a sostegno delle intenzioni del Papa.

    Un caro saluto.
    Francesco

  30. Caro dele,
    sempre per rimanere in tema di come la tradizione della Chiesa, che ci viene indicata dal Papa, può (e deve) essere fiamma viva, voglio condividere con te e con chi ci legge, un bel resoconto-testimonianza di chi c’è stato.

    L’articolo (questo ed altri) lo si può trovare sulla (cattolica) Bussola Quotidiana:
    http://www.labussolaquotidiana.it/

    GMG, il senso presente del Mistero

    di Francesco Agnoli
    24-08-2011

    “Cosa è stata la Gmg di Madrid? Cosa avete fatto?”. Ho pensato più volte a come rispondere alle domande che mi avrebbero fatto parenti e amici al ritorno da Madrid, dove sono stato dal 15 al 21 agosto insieme a 30 ragazzi. Rispondere è molto difficile, ma penso sia opportuno raccontare una esperienza indimenticabile, e forse, in verità , indescrivibile.

    Madrid, è stata anzitutto, dicevo al telefono a mia moglie, un “delirio”: ore e ore di viaggio, con l’aereo o con il pulman, per italiani, asiatici, americani, australiani… Al termine delle quali si approdava in un’immensa città in cui per sette giorni abbiamo vissuto tutti “gomito a gomito” con migliaia e migliaia di connazionali e di stranieri. Condividendo i bagni, ridotti spesso a latrine, le docce, e le interminabili file per raggiungerli; condividendo la caccia a un ristorante dove mangiare, magari dopo un’ora o più di coda; provando la stessa sete, sotto un sole agostano sempre abbacinante e implacabile.

    Non sto raccontando i contorni, come si potrebbe credere, ma una parte sostanziale della Gmg. Prima dei catechismi, delle messe, delle preghiere, la Gmg è stata tutto questo: un immenso esercizio alla pazienza, alla condivisione, alla fatica. Pellegrinaggio, infatti, è, da sempre nella storia, sinonimo di sacrificio: i pellegrini sono coloro che vogliono raggiungere una meta, lontana, difficile, ma per cui vale la pena partire. Sono persone che lasciano tutto ciò che hanno, il conforto delle loro case, la vita agiata e sicura di ogni giorno, per un qualcosa di più, che però non è gratis, nè immediato.

    Personalmente, in questi sette giorni di preparazione e di attesa per l’incontro col Papa, ho visto i miei ragazzi, alcuni dei quali, magari, un po’ viziati come siamo tutti noi europei di oggi, stringere i denti, aiutarsi l’un l’altro, obbedire senza lamentarsi, fare interminabili file sotto il sole senza maledire nessuno. Perdonandosi volentieri a vicenda per questa o quella mancanza.

    Ricordo una cena all’una di notte, un’altra alle due, perchè prima era stato impossibile raggiungere un qualsiasi locale; bagni sognati, ma introvabili; docce raggiunte dopo code interminabili, eppure gelide; ricordo un po’ d’acqua, anche calda, cercata con l’avidità dei beduini nel deserto; oppure ragazze a terra, sfinite dal sole, e gli amici intorno, a dar loro acqua, a sventolare giornali e ventagli. Ricordo camerate con migliaia di persone, afose e, diciamolo, puzzolenti, in cui non è mai (o quasi) sparito un oggetto, in cui non c’è mai stato un attimo di vera tensione.

    Ecco, questo era il contorno alla vita di migliaia e migliaia di giovani che ogni mattina si spostavano – dopo aver passato la notte in grandi dormitori, per terra -, per raggiungere un luogo, costipato sino all’inverosimile, in cui avrebbero ascoltato un vescovo o un predicatore. Il tutto senza scenate, stringendo i denti, tirando fuori il meglio, nelle condizioni peggiori. Sino alla sera della veglia, il sabato 20: dopo anche otto ore ad attendere al sole, finalmente l’arrivo del Papa, il tempo di emozionarsi un po’ e poi, subito dopo, un vento potente e la pioggia pungente…

    Mentre il Papa parlava, anche lui stupito di quella immensa folla sconfinata, i pellegrini lanciavano sguardi ai sacchi a pelo bagnati, comprendendo che un’altra notte sarebbe passata senza quasi dormire. Ridere o piangere? Molti hanno iniziato a cantare, altri a ridere, altri ad abbracciarsi di fronte all’ennesima difficoltà . Pronti, però, a inginocchiarsi, in più di due milioni di persone, contemporaneamente, per adorare Cristo Eucaristia al canto del Tantum Ergo, in un perfetto, incredibile silenzio, rotto qua e là solo dal passare di un’ambulanza che andava a accogliere l’ennesima persona crollata a terra per la fatica.

    In quel silenzio, in quell’atmosfera incredibile, il senso del Mistero si è fatto presente, con una forza inaudita. Lì, tra milioni di persone, di tende, di bandiere colorate, di anime tese e vibranti. In mezzo a quel silenzio quasi irreale. Ammoniva madre Tersa di Calcutta: «Il frutto del silenzio è la preghiera; il frutto della preghiera, la fede; il frutto della fede, l’amore».

    Sì, a Madrid c’è stata anche tanta preghiera. Così tanta, che proprio non me la aspettavo. Pensavo che avrei sicuramente visto tanti giovani ardenti, ma anche tanta promiscuità , tanta voglia di fare solo “casino”, come avviene nei raduni di massa dei concerti o dei moderni baccanali pagani, a base di alcol e dissipazione. Invece ho negli occhi ragazzi e ragazze vicini, accanto, per ore, capaci di parlare, pregare, cantare, magari riposare un attimo, sempre con uno spirito buono, semplice, con stile cristiano.

    Il Papa, certamente, ha aiutato. Ha voluto, infatti, celebrazioni sobrie, con tanto latino, la lingua della chiesa, sacrale ed universale; ha ridotto al minimo lo spazio per gli applausi alla sua stessa persona; ha caldeggiato svariati momenti di preghiera e di adorazione eucaristica, sia durante la veglia che in tutti i giorni della settimana.

    Soprattutto Benedetto XVI ha voluto che si dedicasse tanto tempo a un sacramento essenziale, ma piuttosto dimenticato anche dai cattolici: la confessione. Nel Parco del Buon Ritiro, duecento confessionali disposti in due lunghe file, sono stati sempre a disposizione dei pellegrini. Ho visto persone piangere, come liberate, grazie al sacramento della penitenza, dal male che sentivano dentro; ho visto confessarsi persone che non lo facevano più da anni; ho visto volti assorti, nel silenzio e nella contemplazione. Volti belli, sereni, illuminati dal sorriso e dalla compunzione.

    Ho visto migliaia di giovani inginocchiati, umilmente, a implorare il perdono e ad assaporare l’immensa Misericordia di Dio, pronta sempre ad abbracciare il peccatore pentito. Memori, i più fortunati, di una strepitosa catechesi del cardinal Angelo Bagnasco, in cui ci aveva ricordato che esiste il peccato, che il relativismo separa e divide, mentre la verità unisce; che la gioventù sta nel cuore e non negli anni; che la “vecchiaia vera è quella del peccato e del rifiuto di Dio…

    A Madrid, insomma, ho notato una attenzione nuova ai sacramenti fondamentali della vita cristiana, Eucaristia e confessione; ho sentito parole forti, e giovani contenti di ascoltarle; ho visto ragazzi e ragazze di tutti i paesi del mondo sentirsi uniti dalla fede, nonostante le differenze di paese, di cultura, di colore, di lingua; ho osservato sacerdoti e religiosi portare con orgoglio il proprio abito; ho ammirato giovani pregare ad alta voce nei ristoranti, prima di mangiare, senza vergogna; ho visto 28mila volontari per lo più spagnoli dare ogni attimo delle loro giornate, gratuitamente, per indicare una strada, per segnalare una via…

    Accanto a tutte queste cose belle, non posso non rilevare alcune pecche. Anzitutto la disorganizzazione, soprattutto l’ultimo giorno, quando oltre due milioni di persone si sono trovate spesso senza acqua, sotto un sole cocente. Penso sia inevitabile notare che l’incapacità degli organizzatori di affrontare un sì grande oceano di folla, sia stata dovuta anche alla sorda ostilità del governo Zapatero, fieramente deciso a boicottare l’evento (come è chiaro se si pensa ad esempio che le forze dell’ordine in un aeroporto che conteneva oltre due milioni di persone erano alcune decine, cioè quelle che nel nostro paese si mandano fuori da un palazzetto dello sport durante una partitella di pallavolo).

    La seconda nota stonata sono stati i manifestanti cosiddetti “laici”, intolleranti e violenti, che hanno insultato, sputacchiato, oltraggiato centinaia di pellegrini, compresi adolescenti intimoriti e spaventati, incapaci di comprendere il motivo di tanto odio. A tener bordone a questi scalmanati, le paginate piene di bile e di rancore del quotidiano di sinistra El Pais, volgare nei suoi titoli, nelle sue cronache, nei suoi commenti, nelle sue banalizzazioni e falsificazioni, come neanche la Repubblica, in Italia, riesce a essere.

    Ma a ben vedere anche questo, anche l’ostilità di Zapatero, dei giornali e degli indignados “laici , hanno avuto il loro significato: ci hanno ricordato che non sono mai mancati i nemici di Cristo. Anche lui è stato sputacchiato ed insultato. Esserlo oggi, significa, forse, aver ritrovato un po’ di quel sale che rende la Fede più saporita, più vigorosa, più capace di essere segno di contraddizione e pungolo per tutti.

  31. Gesù ha sempre amato tutti, ma soppratutto i più poveri.. grazie don per la spiegazione 🙂
    Non permettere mai a niente e a nessuno di fermarti. Cammina a testa alta. Non pensare che una missione, una strada, una decisione è troppo grande per te.
    Per quanto lungo possa essere un viaggio, se credi che sia quello giusto, intraprendilo.

    Siba Shakib, “La bambina che non esisteva

  32. @Francesco
    ciao, il vaticano II è in continuità con il precedente pensiero della chiesa come Gesù è in continuità con la legge ebraica: un rinnovamento nella continuità ? va benissimo.
    Sulla gmg non riesco a prendere una posizione definitiva: bello sì vedere tanti giovani riuniti, ma per il papa o per Gesù? Intendo dire, io stò sperimentando troppa, troppa ignoranza nella conoscenza di Gesù tra i giovani, e poi me li vedo tutti belli in chiesa e a Madrid, ma sanno quello che fanno? conosceranno, avranno riflettuto sulle beatitudini? siamo sempre lì, è facile essere cristiani partecipando a riti e manifestazioni, ma poi, nella vita? Seguire Gesù è ben altro.
    Poi c’è il discorso costi, ho letto così di sfuggita + di 50 milioni di euro, e in Somalia c’è una delle più gravi carestie di sempre…(non citarmi il fatto dell’olio profumato!!)
    C’è da pensarci…

  33. @Francesco
    Francesco, ieri sera pensavo di chiederti un aiuto, che si estende a chiunque voglia rispondere naturalmente. Io e te abbiamo la stessa età e abbiamo idee diverse sul cristianesimo: tu tradizionalista e ortodosso, io progressista e contestatore. Contestatore naturalmente perchè ultimamente la chiesa è “comandata” da una gerarchia tradizionalista, io sento più vibrare lo Spirito in voci profetiche che “gridano nel deserto”. Pensavo allora, le nostre differenze devono per forza essere contrapposizione e divisione, o possono diventare complementarietà e discussione, senza che uno scomunichi l’altro e viceversa. Io sono un animatore (non mi definisco catechista) nel catechismo agli adulti del nuovo ICFR, e nella mia esperienza ho incontrato molta gente che la pensa come te e molta come me. Per dirti: ad un incontro mi sono sentito dare del testimone di geova da un convinto ortodosso, che poi ho scoperto non conoscere le beatitudini. Quindi una cosa accomuna gli ortodossi e i meno convinti: l’ignoranza quasi totale del vangelo. Devo però dirti che la “nuova” proposta desta interesse, la gente riceve con sorpresa la buona notizia di un Dio amore che infonde la sua grazia su tutti, credenti e non, che non guarda i meriti ma i bisogni degli uomini e corre loro incontro. Non sò la tua esperienza in proposito. Ma come ci si può muovere in concreto senza offendere, per un certo verso, i “credenti convinti”, ma anche senza annoiare e disinteressare, pure in questa preziosa occasione, i “credenti per convenzione”?
    Mi interesserebbe molto anche l’opinione di don Giovanni, che non conosco ma che ammiro per le idee.
    un saluto a tutti

  34. Caro Dele,
    questo blog ci da occasione anche di conoscerci meglio e di confrontarci e di portare le nostre storie e le nostre esperienze anche di servizio in parrocchia. Entrambi siamo animatori del corso di catechismo per adulti (o … come lo chiama il mio Don, anno zero).
    Ora mi occuperò, sempre con mia moglie, del gruppo di adulti che hanno appena battezzato il loro figlio (o … come lo chiama il mio Don, post-battesimo).

    Ho apprezzato la pacatezza con il quale esprimi le nostre diverse sensibilità alla questione.
    Solo una precisazione, penso che sul finale quando usi il termine “credenti convinti ed un “credenti per convenzione” non ti riferisci alle diffeneze di visione tra me e te (che giustamente indichi come “tradizionalista” e “progressista”) ma sul fatto che questi gruppi sono molto variegati e ci sono persone … diciamo ad un diverso livello di maturità del percorso delle propria fede.

    Non penso di avere una risposta che possa andare bene per tutti.
    Ed anzi penso che molto dipenda da come vengono formati questi gruppi.

    In ogni caso penso che la cosa importante sia che ognuno possa tornare a casa da questo incontro di gruppo con qualcosa. Con un messaggio, un’idea, una riflessione che gli faccia dire “to, non ci avevo mai pensato. Belli questi incontri”.
    Insomma che siano arricchenti.

    Come fare affinchè lo siano per tutti?

    Io, che sono “tradizionalista”, tendo quindi a cercare di presentare le cose così come le presenta il Magistero. Il catechismo, edito da G.P.II o anche il suo compendio di B.XVI sono una minerà di concetti veramente molto belli e ben presentati ed argomentati.
    Ma pure libri di cattolici riconosciuti come Vittorio Messori (che viene persino citato dal Papa!)

    Ovviamente non vado li con il TOMO. O il libro e faccio il mio predicozzo.
    Ma preparo delle (spero) belle slide con PowerPoint e le presento proiettate dal PC.
    Con tante foto adatte a presentare il concetto.
    Poi segue una parte di condivisione, in cui ognuno presenta cosa ha percepito ed anche i suoi dubbi, … e li senti anche certe castronerie pazzesche, … quell’ignoranza di cui mi parlavi.

    Ma che ci vuoi fare?
    Con pazienza e senza allontanare, cerchi di buttare (come un seminatore) un concetto buono, una frase, o un concetto che faccia vedere quella cosa da un punto di vista corretto e speri che abbia successo.

    Alla fine, noi siamo solo degli operai.
    E’ LUI che agisce, con i suoi tempi.

    Ma l’impressione che ne ho … è che alla fine, non è colpa loro, circa i vari fraintendimenti o incomprensioni del tipo sulla confessione (parlo direttamente a dio, perchè andare da un prete?) o sull’andare a messa, che deve essere una festa, se non me la sento, perchè andare?

    Io so quello che so, grazie al percorso che il Buon Dio, tenendomi una mano sulla testa, mi ha portato a fare.
    Ma non sarei molto diverso da loro … so bene che sarei un ignorante se non peggio, se qualcuno non mi avesse guidato ed indirizzato.

    Ora tocca me, guidare ed indirizzare verso Gesù.
    Sarà poi Lui, assieme alla loro voglia di seguirlo, a trasformarle, a renderle nuove persone.

    E magari diverranno un giorno così innamorate di Dio e della sua Chiesa che essere definite “addirittura” tradizionaliste.
    🙂

    Un caro saluto.
    Francesco

  35. … vi leggo con tanto interesse e tanto amore! Avrei cose da aggiungere ma mi viene difficile portarle dal cuore alla tastiera, senza far scadere l’immediatezza del pensiero nella irruenza della verbalizazione, come, credo, capiti a chi ha vissuo da poco una completa conversione di vita a causa di una totale conversione di fede.
    Immediatezza perchè vedo chiaramente dove sta il “nocciolo” delle questioni, irruenza perchè lo posso indicare solo tramite concetti acquisiti dall’ascolto condiviso di altri nel master che ho frequentato, e non sono sostenuti da conoscenze esclusivamente mie.
    E questa mia ignoranza determina spesso malintesi di cui non mi dolgo per esserne soggetto, ma per esserne causa.
    Ma la cosa che mi sta avvicinando ancora di più a voi, amati sconosciuti, è che gli interventi stanno diventando più l’incontro di persone con le proprie idee, che l’incontro di idee sostenute da persone, e questo mi ha permesso di scrivere questo.
    Un caro saluto in Cristo,
    Dario

    P.S.
    Intanto, prima di fare guai scrivendo a braccio, provo a scrivere a parte i poensieri che mi suscitano gli interventi precedenti, e a rileggerli dopo un pò di giorni: forse così spero di auto-mitigare l’irruenza del neofita.
    Un nuovo saluto.
    Dario

  36. Bene Dario, aspettiamo di leggerci.
    In effetti sarebbe interessante conoscere la tua storia, il tuo percorso, la tua conversione.

    Può aiutarci a capire ed ad ammirare come le vie del Signore siano infinite.
    🙂

    Sempre se vuoi, se te la senti …
    E per riguardo all’irruenza. Si, il tono di una discussione, fa tanto.

    Un conto è voler cercare uno scontro, un duello per dimostrare che le proprie sono le posizioni corrette, … quasi a cercare una propria personale vittoria.

    Un altro, è avere la possibilità di esprimere le proprie idee, la propria fede e poter dare ragione e conto delle proprie idee, anche verso chi le attacca o le mette in discussione, ma con uno spirito di testimonianza e di verità … di carità perchè nella ricerca della Verità che è Cristo.

    🙂

    Un caro saluto.
    Francesco

  37. ?@Dario
    ciao Dario, perchè parli di concetti acquisiti ad un master che non sono sostenuti da conoscenze esclusivamente tue? sembrerebbe che in quel corso ti hanno proposto informazioni che tu in qualche modo non hai fatto tue, perchè non ti hanno toccato nello Spirito..?!?! che tipo di master era?

  38. @Francesco
    Ciao, ma non trovi difficoltà nelle persone a recepire i concetti del catechismo della chiesa cattolica? Io ad esempio non potrei utilizzarlo perchè è scritto con una tale sottomissione al linguaggio tradizionale, senza il tentativo di ascoltare il pensiero attuale, da rendere i concetti facili al fraintendimento. Ti faccio un esempio: quest’inverno ho partecipato ad un corso biennale per catechisti, diocesi di Brescia, propostomi dal nostro don. Tra le varie lezioni ci hanno parlato dell’indivisibilità di anima e corpo, del dualismo ellenistico e dell’indivisa unità dell’uomo biblica, di come poi queste due concezioni si siano trovate a complementarsi, ma in reatà sono due diverse visioni che non si possono addizionare. Ora, leggendo il catechismo della Chiesa cattolica, al punto 205 si ritrova proposta l’idea dualistica ellenistica di separazione di anima e corpo, “un corpo destinato alla corruzione e un’anima immortale”. Ci sono anche altri concetti nel catechismo che sono in netto disaccordo con ciò che ho con piacere letto in un libro, pensa un pò, di Ratzinger. In “introduzione al cristianesimo” Ratzinger scrive “un dualismo assolutamente non cristiano”.

    Penso che il CCT non dica stupidaggini, ma bisogna fare una mega attenzione, perchè propone gli argomenti in maniera scolastica, alla vecchia: nel X secolo non era un problema, la gente non aveva basi per rifletterci e sopratutto non aveva accesso diretto alla scrittura, ma oggi è necessario proporre concetti ragionevoli, razionali, credibili. E si può, l’attuale pensiero teologico-filosofico occidentale ha delle ottime proposte. Devi assolutamente leggere “introduzione al cristianesimo” di Ratzinger, troverai il “progressista” che è in lui…non ti stò proponendo Odifreddi.

    Tra l’altro da un docente dei corsi di magistero mi è stato sconsigliato l’uso del CCT, per i motivi di cui sopra, e consigliato il catechismo cei.
    saluti

  39. Curioso caro Dele, … certo che tu affronti argomenti filosofici tosti.

    Per ora, nella mia esperienza, io mi sono occupato di Battesimo e della Riconciliazione e nel CCT (di Giovanni Paolo II) ed al suo compendio di (Benedetto XVI) questi problemi non li ho riscontrati!
    Mi sarà andata bene … quando li troverò vedrò … quindi su questo non posso aiutarti.

    Mentre per il modo su come esporli, … certo non può essere una lezione universitaria!
    E poi la ricchezza dei contenuti! Ogni parola è veramente pesata e pensata e scommetto anche molto pregata!
    Quindi bastano poche frasi per occupare un’intero incontro.

    Alla fine ho visto che non è la QUANTITA’di nozioni che conta fornire. Ma la QUALITA’! Solo così possono tornare a casa, anche solo con un concetto, ma che sia quello giusto, che sia quel seme prezioso che porterà molto frutto, che li arricchisca e gli faccia venir voglia di tornare ancora, … di mangiare ancora, … insomma di rendere carne e vita vissuta le parole “gustate e vedrete quanto è buono il Signore”
    🙂
    Per questo che il buon vino non va mai annacquato, … pensa che danno se pensassero che il vino ha il sapore di quello annacquato .. chi lo berrebbe più?

    Dele, non sei d’accordo?

    Ad ogni modo ti ringrazio per il suggerimento del libro. Appena potrò lo leggerò.
    Ora sto leggendo, gustandolo e rileggendo frase per frase, l’ultimo libro di Bendetto XVI: “Gesù di Nazaret”, … e non sono nemmeno a metà … lo so ci metto molto a leggere … è un mio difetto … ma perchè per me non è come leggere un romanzo e via … per me sarebbe come non leggerlo se non ci stessi su a riflettere ad “serbare” (per dirlo alla siciliana) ogni frase.

    Ciao a tutti a presto.
    Francesco

  40. @Dele

    Sai, mi hai incuriosito con questa contraddizione che dici di aver trovato.
    Così sono andato a controllare cosa dice al punto che indicavi (il 205 del CCT).

    Ma non ho trovato nulla circa la questione anima-corpo che tu dici.
    O almeno, io proprio non la vedo. Se mi vuoi aiutare a capire …
    Magari era il punto prima, o quello dopo …

    Ti riporto il testo del CCT che si trova sul sito del vaticano.
    Al link:

    http://www.vatican.va/archive/ITA0014/__P15.HTM

    204
    Dio si è rivelato al suo popolo progressivamente e sotto diversi nomi; ma la rivelazione del Nome divino fatta a Mosè nella teofania del roveto ardente, alle soglie dell’Esodo e dell’Alleanza del Sinai, si è mostrata come la rivelazione fondamentale per l’Antica e la Nuova Alleanza.

    Il Dio vivente

    205
    Dio chiama Mosè dal mezzo di un roveto che brucia senza consumarsi, e gli dice: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe (⇒ Es 3,6). Dio è il Dio dei padri, colui che aveva chiamato e guidato i patriarchi nelle loro peregrinazioni. È il Dio fedele e compassionevole che si ricorda di loro e delle sue promesse; egli viene per liberare i loro discendenti dalla schiavitù. Egli è il Dio che, al di là dello spazio e del tempo, lo può e lo vuole e che, per questo disegno, metterà in atto la sua onnipotenza.

    “Io sono Colui che sono

    Mosè disse a Dio: “Ecco, io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro? . Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono! . Poi disse: “Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi. . . Questo è il mio nome per sempre: questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione (⇒ Es 3,13-15).

    206
    Rivelando il suo Nome misterioso di YHWH, “Io sono colui che È oppure “Io sono colui che Sono o anche “Io sono chi Io sono , Dio dice chi egli è e con quale nome lo si deve chiamare. Questo Nome divino è misterioso come Dio è Mistero. Ad un tempo è un Nome rivelato e quasi il rifiuto di un nome; proprio per questo esprime, come meglio non si potrebbe, la realtà di Dio, infinitamente al di sopra di tutto ciò che possiamo comprendere o dire: egli è il “Dio nascosto (⇒ Is 45,15), il suo Nome è ineffabile, [Cf ⇒ Gdc 13,18 ] ed è il Dio che si fa vicino agli uomini.

  41. Ma mi spiegate che significa l’acronimo CCT se il Catechismo della Chiesa Cattolica lo vedo in più parti indicato con C.C.C. ed il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica con C.C.C.C.?
    Comunque credo che il n. 205 a cui si riferisce Dele è quello del C.C.C.C. (Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica- Benedeto XVI) mentre il n. 205 che cita Francesco è quello del C.C.C. (Catechismo della Chiesa Cattolica- Giovanni Paolo II).
    Grazie, Dario

  42. Scusate ancora: Ma qual’è il Catechismo CEI? il CCC, il CCCC o il CCT?
    E poi: la CEI può avere un Catechismo diverso dal CCC o dal CCCC o da tutte e due insieme, visto che il secono è il “compendio” del primo?
    Dario

  43. Dario, hai perfettamente ragione.
    Ho cominciato ad usare l’acronimo CCT per “l’originale Catechismo della Chiesa Cattolica” seguendo il post a cui rispondevo, ma in effetti non è molto preciso come acronimo.

    Mentre sull’ultima domanda lascerei rispondere Dele.
    Tra l’altro, un docente che sconsiglia l’uso del CCC…

    Mi ricordo che l’anno scorso (che Benedetto XVI ha dedicato a Leone XIII) ho seguito un’incontro in cui si ricordava come Leone XIII raccomandasse di studiare sui testi di Tommaso D’Acquino e non sui suoi derivati …

    Se ora i docenti insegnano di NON usare il CCC, … beh, posso dire che mi fa capire molte cose?

    Francesco

  44. Caro Dele,
    ho recuperato le info che citi, e non ci vedo proprio nulla di non Cattolico:
    Sul Compendio trovo:
    http://www.vatican.va/archive/compendium_ccc/documents/archive_2005_compendium-ccc_it.html#LUOMO É «CAPACE» DI DIO

    205. Con la morte, che cosa succede al nostro corpo e alla nostra anima?

    992-1004
    1016-1018

    Con la morte, separazione dell’anima e del corpo, il corpo cade nella corruzione, mentre l’anima, che è immortale, va incontro al giudizio di Dio e attende di ricongiungersi al corpo quando, al ritorno del Signore, risorgerà trasformato. Comprendere come avverrà la risurrezione supera le possibilità della nostra immaginazione e del nostro intelletto.

    Mi da come riferimento gli articoli del CCC che vado a prendere per intero:
    http://www.vatican.va/archive/ITA0014/__P2G.HTM

    I. La Risurrezione di Cristo e la nostra

    Rivelazione progressiva della Risurrezione

    992 La risurrezione dei morti èstata rivelata da Dio al suo Popolo progressivamente. La speranza nella risurrezione corporea dei morti si è imposta come una conseguenza intrinseea della fede in un Dio Creatore di tutto intero l’uomo, anima e corpo. Il Creatore del cielo e della terra è anche colui che mantiene fedelmente la sua Alleanza con Abramo e con la sua discendenza. E in questa duplice prospettiva che comincerà ad esprimersi la fede nella risurrezione. Nelle loro prove i martiri Maccabei confessano:

    Il Re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna (⇒ 2 Mac 7, 9). È bello morire a causa degli uomini, per attendere da Dio l’adempimento delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati (⇒ 2 Mac 7, 14).

    993 I farisei e molti contemporanei del Signore speravano nella risurrezione. Gesù la insegna con fermezza. Ai sadducei che la negano risponde: «Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscere le Scritture, nè la potenza di Dio?» (⇒ Mc 12, 24). La fede nella risurrezione riposa sulla fede in Dioche «non è un Dio dei morti, ma dei viventi!» (⇒ Mc 12, 27).

    994 Ma c’è di più. Gesù lega la fede nella risurrezione alla sua stessa Persona: «Io sono la Risurrezione e la Vita» (⇒ Gv 11, 25). Sarà lo stesso Gesù a risuscitare nell ultimo giorno coloro che avranno creduto in lui e che avranno mangiato il suo Corpo e bevuto il suo Sangue. Egli fin d’ora ne dà un segno e una caparra facendo tornare in vita alcuni morti, annunziando con ciò la sua stessa Risurrezione, la quale però sarà di un altro ordine. Di tale avvenimento senza eguale parla come del «segno di Giona» (⇒ Mt 12, 39), del segno del tempio: annunzia la sua Risurrezione al terzo giorno dopo essere stato messo a morte.

    995 Essere testimone di Cristo è essere «testimone della sua Risurrezione» (⇒ At 1,22), aver «mangiato e bevuto con lui dopo la sua Risurrezione dai morti» (⇒ At 10,41). La speranza cristiana nella risurrezione è contrassegnata dagli incontri con Cristo risorto. Noi risusciteremo come lui, con lui, per mezzo di lui.

    996 Fin dagli inizi, la fede cristiana nella risurrezione ha incontrato incomprensioni ed opposizioni. «In nessun altro argomento la fede cristiana incontra tanta opposizione come a proposito della risurrezione della carne». Si accetta abbastanza facilmente che, dopo la morte, la vita della persona umana continui in un modo spirituale. Ma come credere che questo corpo, la cui mortalità è tanto evidente, possa risorgere per la vita eterna?

    Come risuscitano i morti?

    997 Che cosa significa «risuscitare»? Con la morte, separazione dell’anima e del corpo, il corpo dell’uomo cade nella corruzione, mentre la stia anima va incontro a Dio, pur restando in attesa di essere riunita al suo corpo glorificato. Dio nella sua onnipotenza restituirà definitivamente la vita incorruttibile ai nostri corpi riunendoli alle nostre anime, in forza della Risurrezione di Gesù.

    998 Chi risusciterà ? Tutti gli uomini che sono morti: «quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna», (⇒ Gv 3, 29).

    999 Come? Cristo è risorto con il suo proprio corpo: «Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!» (⇒ Lc 24, 39); ma egli non è . ritornato ad una vita terrena. Allo stesso modo, in lui, «tutti risorgeranno coi corpi di cui ora sono rivestiti», ma questo corpo sarà trasfigurato in corpo , in «corpo spirituale» (⇒ 1 Cor 15, 44):

    Ma qualcuno dirà : «Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?». Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore, equello che semini non è il corpo che nascerà , ma un semplice chicco… Si -semina corruttibile e risurge incorruttibile. . . È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità (⇒ 1 Cor 15, 33-37.42.5 3).

    1000 Il «come» supera le possibilità della nostra immaginazione e del nostro intelletto; è accessibile solo nella fede. Ma la nostra partecipazione all’Eucaristia ci fa già pregustare la trasfigurazione del nostro corpo per opera di Cristo:

    Come il pane che è frutto della terra, dopo che è stata invocata su di esso la benedizione divina, non è più pane comune, ma Eucaristia, composta di

    due realtà , una terrena, l’altra celeste, così i nostri corpi che ricevono l’Eucaristia non sono più corruttibili, dal momento che portano in sè il germe della risurrezione.

    1001 Quando? Definitivamente «nell’ultimo giorno» (⇒ Gv 6, 39-40.44.54; ⇒ 11, 24); «alla fine del mondo». Infatti, la risurrezione dei morti è intimamente associata alla Parusia di Cristo:

    Perchè il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo (⇒ 1 Ts 4, 16).

    Risuscitati con Cristo

    1002 Se è vero che Cristo ci risusciterà «nell’ultimo giorno», è anche vero che, per un certo aspetto, siamo già risuscitati con Cristo. Infatti, grazie allo Spirito Santo, la vita cristiana, fin d’ora su questa terra, è una partecipazione alla morte e alla Risurrezione di Cristo:

    Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel Battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio che lo ha risuscitato dai morti… Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove sì trova Cristo assiso alla destra di Dio (⇒ Col 2, 12; ⇒ 3, 1).

    1003 I credenti, uniti a Cristo mediante il Battesimo, partecipano già realmente alla vita celeste di Cristo risorto, ma questa vita rimane «nascosta con Cristo in Dio» (⇒ Col 3, 3). «Con lui, [Dio] ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli in Cristo Gesù» (⇒ Ef 2, 6. Nutriti del suo Corpo nell’Eucaristia, appartecipiamo già al Corpo di Cristo. Quando risusciteremo nell’ultimo giorno saremo anche noi «manifestati con lui nella gloria» (⇒ Col 3, 4).

    1004 Nell’attesa di quel giorno, i corpo e l’anima del credente già partecipano alla dignità di essere «in Cristo» ; di qui l’esigenza di rispetto verso il proprio corpo, ma anche verso quello degli altri, particolarmente quando soffre:

    Il corpo è per ii Signore e il Signore è per il corpo. Dio poi che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?… Non appartenete a voi stessi… Glorificate dunque Dio nel vostro corpo (⇒ 1 Cor 6,13-15.19-20).

  45. Come si può vedere, ogni affermazione del Catechismo è supportata da rimandi e citazioni alle Sacre Scritture.

    Io non posso che inchinarmi difronte ad una siffatta opera di Giovanni Paolo II, ed all’abilitá di Benedetto XVI nell’aver trovato le parole più appropriate per riassumere e comunicare il concetto chiave.

    Immaginate che grande lavoro di discernimento, … qui è evidente l’opera dello Spirito Santo!
    (in entrambi i Papi).

    Francesco

  46. @Francesco
    “…Leone XIII raccomandasse di studiare sui testi di Tommaso D’Acquino e non sui suoi derivati…
    Se ora i docenti insegnano di NON usare il CCC, …beh, posso dire che mi fa capire molte cose?”

    Francesco, cosa ti fa capire? Forse che anche tu dovresti studiare i Vangeli e non il Catechismo? Non oso sperarci…

    Come fai ora ad uscire da questa empasse??
    Sostenere che i Vangeli sono un derivato del Catechismo? Non credibile.
    Sostenere che Leone XIII si sbagliasse? Impossibile che un Papa si sbagli.
    Sostenere che Leone XIII si riferisse solo a Tommaso e che la sua non fosse una considerazione valida in generale? Ridicolo, ma lo farai sicuramente.
    Negare che Leone XIII abbia ammesso che i “derivati” non rendono il valore degli “originali”? Difficile, ma lo farai sicuramente.

    PS: L’ignoranza sui Vangeli è dilagante nella nostra Chiesa e tu non ti sottrai, per es. ribadendo che Pietro è la pietra su cui si fonda la Chiesa. Questa interpretazione è ERRATA e ABERRANTE! Come fate a non rendervene conto?
    “petros” e “petras” sono due parole diverse e non hanno lo stesso significato in greco! petros=sasso/pietra che può essere raccolto e usato per una costruzione, petra=roccia, buona come fondamenta!
    Il testo greco dice “tu sei un mattone, e su questa roccia fonderò la mia chiesa”. La roccia non è un sasso! La roccia è la stessa su cui è fondata la “casa sulla roccia”, e nessuno si sogna di dire che è Pietro il fondamento della casa, quanto piuttosto Gesù e il suo messaggio (cioè Dio stesso)! E’ il “Figlio del Dio vivente” la roccia su cui Gesù fonda la Chiesa, Pietro è il primo mattone della Chiesa nel momento in cui riconosce Gesù come tale, ma diventa satana (nemico) appena rifiuta il suo progetto.
    Sia chiaro, questo non toglie il valore (e il primato) di Pietro, ma NON è in questo passo che va ricercato. Pietro, nel suo lungo e difficoltoso cammino di conversione, diventerà il primo mattone quando capirà che nessuno è escluso dall’amore di Dio e che non esistono persone impure o escluse (Atti).

    Come definiresti uno che vuole costruire la casa a partire dal tetto? Così tu, che studi Battesimo e Riconciliazione (nata circa 1000 anni dopo Gesù) e non ti interessi dei Vangeli e del senso della vita stessa di Gesù…

  47. ciao a tutti, vediamo di capirci.
    Dario, quando ho scritto CCT stavo probabilmente pensando ai titoli di sato…è evidente che è CCC. L’esistenza di diversi catechismi è subito chiarita: l’imponente CCC non è stato concepito per una lettura personale, ma come base su cui elaborare catechismi nazionali con una chiave di lettura più abbordabile, quindi i catechismi cei (per fanciulli, per ragazzi, per giovani, per adulti). Perciò non è che i catechismi cei propongano una diversa dottrina rispetto al CCC, ma se i contenuti sono gli stessi, il modo di proporli è diverso, è più vicino alla cultura di oggi.
    E’ per questo motivo, Francesco, che il docente mi ha consigliato di non utilizzare il CCC, non per il contenuto sbagliato, ma perchè necessita di passaggi intellettivi di un certo spessore per essere compreso in maniera corretta.

    Riprendiamo per esempio il discorso anima corpo, può sembrare un argomento filosofico tosto, ma è di una estrema importanza per la comprensione corretta del messaggio cristiano. Abbiamo già letto nei post precedenti quello che riportano il compendio e il CCC, ma l’influsso della cultura ellenistica ha il sopravvento nel linguaggio su quello che in concreto il testo vuole dire. Oggi è infatti molto diffusa l’idea che quando si muore cessa di esistere il corpo, che và in putrefazione, ma l’anima immortale continua la sua esistenza per l’eternità , e un giorno lontano la potenza di Dio ci restituirà anche i corpi. Questa è l’idea tradizionale, la proposta scolastica per spiegare la resurrezione, l’immortalità .

    Ora, siccome io come molti teologi possiamo avere idee personali ed originali, ma non “cattoliche”, vi copio ciò che crive in proposito Ratzinger (lui cattolico penso che lo sia senza ombra di dubbio) in “Introduzione al cristianesimo” edizione della queriniana.
    “l’idea di anima separata di cui parla la teologia scolastica risulta alla fine superata (nella concezione biblica) p341
    “dalle considerazioni sin qui fatte dovrebbe essere apparso abbastanza chiaro il significato dell’annuncio biblico della risurrezione: il suo contenuto essenziale non è l’idea di una restituzione dei corpi alle relative anime dopo un lungo intervallo di tempo; il preciso scopo è invece di dire agli uomini che essi, personalmente, continueranno a vivere, non in virtù di un proprio potere, ma perchè sono conosciuti ed amati da Dio in una maniera che non permette più loro di scomparire….la formula bibblica dell’immortalità grazie a resuscitazione intende trasmettere un’idea integralmente umana e dialogica dell’immortalità : l’essenziale dell’uomo, la persona, rimane; ciò che è maturato in questa esistenza terrena, fatta di spiritualità corporea e di corporeità permeata dallo spirito continua in una maniera diversa…è l’uomo stesso che continuerà a vivere, e non un’anima isolata..” p343

    Mi sembra che l’argomento proposto in questo modo sia più interessante, attraente e credibile dall’uomo di oggi, che non l’idea di anime che svolazzano, magari in paradiso o in purgatorio, in attesa della restituzione dei loro poveri corpi. Certo l’idea della continuità dopo la categoria del biologico passa in entrambi i modi, ma c’è una differenza o no?
    ciao

  48. Caro Dele,
    grazie per averci riportato le parole del Papa su questo argomento.

    Ad essere sincero però, dal punto di vista “comunicativo” penso che siano più appropriate le parole del Compendio.
    Queste possono essere molto utili per poter rispondere in modo corretto ad eventuali domande … ma, penso lo comprenderai bene, … occorre veramente già aver fatto un approfondimento, uno studio, … e non so che uditori hai, ma da me non è proprio così.
    🙂

    Ed infine, un saluto anche a Daniele, che evidentemente gioca con me, mi studia, e sa prevedere ogni mia mossa.
    Beh, caro Daniele. Non farà nulla di ciò che hai “previsto” o “profetizzato”.

    Infatti penso sia chiaro quello che ho espresso, penso sia chiaro il mio Amore per Gesù, e per la sua Chiesa da Lui voluta retta da un Papa.
    🙂

    Quindi che dire: Buona serata anche a te, Daniele, … chissà che studiando il Vangelo non ti possa innamorare di questa Chiesa e desiderare per lei solo il meglio.
    Non è sarebbe bel modo di amare i fratelli?

    Francesco

  49. Mi dispiace dire che non sono proprio le parole del sommo pontefice Benedetto XVI, ma del giovane teologo Joseph Ratzinger….sembra che nel giungere a certe posizioni di potere si debba fare molta attenzione per non fare crollare quel castello costruito in aria, su imprecise nozioni ed errate interpretazioni.

    Avanti, non si tratta di argomenti difficili da proporre, ma di proposte diverse, originali, che potrebbero causare domande a cui sarebbe difficile rispondere…se si vuole restare per forza su una certa posizione.
    Noi dobbiamo vivere nella verità , e questo comporta dire la verità , con la maggiore chiarezza possibile, sincerità e CORAGGIO.
    Francesco, non possiamo pensare negli incontri di catechismo di avere davanti un branco di idioti, è vero che l’ignoranza regna sovrana, ma la si può combattere.

    Daniele, dal tuo modo di scrivere avverto una certa rabbia verso una chiesa che non ti ha detto tutta la verità , e tu te la sei dovuta trovare da solo.
    Ma fai attenzione, la chiesa non ci ha raccontato bugie, ma appunto mezze verità . E’ inutile scaldarsi troppo, meglio darsi da fare per una nuova evangelizzazione dove possiamo e dobbiamo dare le informazioni corrette.

    ciao

  50. Dele, dire che Chiesa ci ha detto mezze verità è un po’ forte come affermazione, non trovi?
    La tua, seppur pacata, messa così diviene ne più e ne meno una bella accusa di eresia.

    Rispetto alla faccenda anima e corpo … io ancora non vedo una incompatibilità tra i due scritti.
    Ma se proprio esiste (ed io nelle parole di R. proprio non la vedo) la scelta non sarebbe affatto difficile: infatti è chiaro che solo uno dei due testi è un documento che appartiene al Magistero.
    Non so tu, ma io sto con la Chiesa.

    Inoltre, … “tutto e puro per i puri”:
    Come fai a dire “sembra che nel giungere a certe posizioni di potere si debba fare molta attenzione per non fare crollare quel castello costruito in aria”.

    Di male in peggio:
    1- sostieni che la Chiesa ci insegni “castelli in aria”
    2- l’attuale Papa lo sa ma non lo dice per sete di potere

    L’incredibile poi è che riesci a fare un volo pindarico ed arrivare a dire che occorre “dire la verità “.
    Come se fossi io a mentire!
    Come se la Chiesa mentisse, e visto che le verità che insegna sono sempre quelle, allora la Chiesa ha SEMPRE mentito!

    Eravam partiti così bene .. ma a questo io non ci stò.
    Davvero a questo, a piccoli passi, porta essere “progressisti”?
    O come si dice ora “cattolico adulto”?

    Ebbene, allora, applausi a voi sapenti.

    Io preferisco rimanere piccolo e fidarmi di Dio Padre che nella sua sapienza ha voluto fondare la Chiesa su Pietro, … ed è grazie a lei, madre Chiesa, se nella mia Vita ho potuto incontrare e sperimentare l’Amore di Dio.

    Come posso allora io ricambiare?
    Amando il prossimo e servendolo, anche (ma non solo) andando a curare la fedeltà agli insegnamenti che ci vengono tramandati dagli apostoli.

    Francesco

  51. Dele, leggo e rileggo quello che mi hai scritto di R. ma non c’è nulla di incongruente.
    A mio avviso ci hai letto quello che ci volevi leggere.
    Oppure ti mancano delle conoscenze di base. Delle due l’una.

    Partiamo dalle basi:
    Ma sai cosa si intende per ANIMA?

    Che non sia uno spiritello che va e che si posa, questo ti è chiaro?

    Se sai cosa è l’anima dovresti aver capito l’essenza delle parole:
    “ciò che è maturato in questa esistenza terrena, fatta di spiritualità corporea e di corporeità permeata dallo spirito”.

    E se hai capito questa essenza, come puoi dice che vi sia contraddizione?

    Francesco

  52. Dele,
    non ho rabbia per una chiesa che mi ha nascosto, perchè sono stati proprio Uomini di chiesa che mi hanno fatto innamorare di Gesù. Invece, è vero, faccio fatica a digerire chi non usa la sua testa, chi crede alla cieca nelle gerarchie (qualunque esse siano) e neanche conosce Gesù…

    Francesco,
    ovvio, non ce l’ho con te. Ognuno ha la sua storia alle spalle, le sue inclinazioni personali, ecc. Però ti segnalo alcuni errori che commetti:
    1)confondi “amore” con “sottomissione”. L’Amore è un rapporto dialettico, si ama con gli occhi aperti e col cervello attivo. Nell’amore ci si corregge a vicenda, si punta alla crescita e al miglioramento reciproco. Dimostrerai forse Amore a tua figlia non facendole mai notare i suoi errori o non sgridandola mai? Tu hai scelto la totale sottomissione a quello che chiami Magistero, ma questo non è Amore!
    2)Dici di amare Gesù, ma nei tuoi commenti la sua figura è sempre assente. Non ti rifai mai a episodi significativi della sua vita, non conosci a fondo i Vangeli (e la conoscenza di Gesù passa OBBLIGATORIAMENTE per di lì). Altro esempio: Gesù ha detto “perdonate e sarete perdonati”, il Magistero dice che il perdono si ottiene con la Riconciliazione e tu stai dalla parte del Magistero. Tutto questo è strano per uno che dice di amare Gesù…
    3)Se vivere la proposta di Gesù significa obbedire ad una autorità esterna, per questo ci sono già cani e scimmie. Se significa ripetere tali e quali dottrine di una autorità esterna, allora vanno benissimo i pappagalli. Invece siamo stati creati UOMINI, con un INTELLETTO, una COSCIENZA, una LIBERTA’ da conquistarci con fatica!
    4)L’obbedienza non è una virtù! Le persone obbedienti sono PERICOLOSE: tutto bene se l’autorità è buona, ma chi è troppo assuefatto ad obbedire perde la capacità di distinguere i poteri buoni dai cattivi. Obbedendo, persone normali hanno commesso crimini atroci. Ma di questo ho già parlato…
    5)Io amo la Chiesa ma, ripeto, tutti sono “chiamati”, ma non tutti rispondono sì alla proposta di Gesù. Quando GPII scriveva a Pinochet lettere fraterne e i Campesinos morivano sterminati dal regime, soli e abbandonati da tutti, e il card. Romero moriva martire nell’indifferenza della Gerarchia, qual’era la Chiesa da amare? GPII e Pinochet o i martiri morti come Gesù per un mondo migliore e più umano?
    Questo non toglie che GPII abbia fatto cose buone e giuste, ma non ti esime dal rispondere alla domanda precedente: dove stava la Chiesa in quel frangente?

  53. Voglio dare una ragione, una “razio”, per comprendere il mio intervenire in questo blog, .. anche considerato che è Gesù stesso (col Vangelo di questa domenica) ad invitarci alla correzione fraterna.

    Innanzitutto l’imperativo “ammoniscilo di Gesù non è un rinfacciargli il peccato, ma un aiuto a esaminarlo in tutti i suoi aspetti, a capire il non senso di quanto ha fatto e a sentire la necessità di intraprendere un cammino di conversione. Solo quanto ciò si realizza si può dire di aver riguadagnato al bene il fratello.
    Scrive T. Radcliffe: Noi guardiamo le persone nel modo giusto solo quando le guardiamo con misericordia! Correggere un fratello o sorella è un grande atto di carità !
    Purtroppo siamo in mezzo ad un sacco di PERSONE MUTE!
    Sbaglia chi fa il male, ma anche chi non fa nulla e tace!

    Genitori che non danno buon esempio ed esigono dai figli quello che loro non fanno. Scusano sempre, anche quando la mancanza è evidente. Certi colloqui Genitori-Insegnanti sono “drammatici … per i figli!

    Educatori: che per il quieto vivere non riprendono i giovani, non indicano il bene come meta possibile e seducente… Ho incontrato educatori che per non perdere “popolarità tacevano su cose gravi! No al “buonismo !

    Amici: “se gli dico questo, lui cessa di essere mio amico… Pochi hanno capito che la sincerità è uno dei criteri per verificare se un’amicizia è vera o falsa. Lo stesso vale per i Fidanzati: una certa paura, una certa superficialità o un errato concetto dell’amore blocca i due nel dirsi con affetto difetti e cose sgradite. La cosa verrà a galla poco dopo il matrimonio, ma in forma violenta, che ferisce. Anche qui gli esempi abbondano

    Correggere l’altro è difficile. Non si pratica più la correzione fraterna neppure nelle comunità religiose….

    Il male è spesso sfacciato, non ha paura di manifestarsi. Mons. Fisichella al Meeting di Rimini ha detto che “mai come oggi la Chiesa è violentata e sbeffeggiata… C’è nel nostro paese chi tenta di isolare e ridicolizzare la fede cristiana.
    L’obiettivo è quello di emarginare il ruolo della Chiesa sulla scena pubblica .

    Gesù invece ci ricorda che il bene va “gridato fin sui tetti .
    Quello che faccio, … che spero di fare, … e che a mia volta invito a fare è quello di diffondere il bene.

    Francesco

  54. Sempre con l’obiettivo di voler testimoniare il Vero e diffondere il bene. Cercherò (non è detto che ci riuscirò) di dare ragione ai punti che mi muove Daniele.

    I punti 1, 3 e 4 sono di fatto gli stessi e riguardano una errata interpretazione che ha Daniele del significato dell’obbedienza e penso che possa essere utile fare quindi verità su questo. Ma lo affrontiamo più avanti dedicandoci un post a seguire.

    Per il punto 2
    Quello che riguarda citare Gesù slegato dal Magistero (che se solo Daniele avesse mai letto il CCC vedrebbe che si basa tutto su rimandi ai vangeli, per cui a ben vedere la sua affermazione non è corretta)
    Ebbene il rischio di operare come lui opera e come ci consiglia di fare è il seguente: di far dire a Gesù quello che NOI vogliamo che dica:

    Esempio 1) Quando Gesù è nel deserto, il diavolo lo tenta proprio citando la scrittura, e facendole dire ciò che lui voleva che dicesse.

    Esempio 2) Persino Gramsci citava Gesù dicendo che era un leader della povera gente ma imbrigliato dalla Chiesa.

    Esempio 3) Anche Lutero citava passi della bibbia e del Vangelo … sappiamo cosa è successo in seguito.

    Come evitare quindi di far dire a Gesù quello che noi vogliamo che dica?
    Fare riferimento all’interpretazione che ne da la Chiesa con il Suo Magistero.
    Perchè? Perchè la nostra fede che è APOSTOLICA, ovvero discende dagli apostoli che hanno seguito Gesù.

    Nel prossimo commento cercherò di far luce su questa terribile parola: obbedienza
    🙂

    Un caro saluto a tutti.
    Francesco

  55. Vi leggo sempre con molto interesse.
    L’invito di Francesco e di Dele a “raccontarmi a voi è in corso, ma qualche intervento me lo consento ancora lo stesso, nel desiderio di chiarezza di modi e contenuti che ci mettono in comunione.
    1)Mi pare che Francesco non abbia detto che i Vangeli siano da lui considerati un derivato del Catechismo: nè direttamente nè indirettamente, ma posso molto facilmente aver frainteso qualcosa …
    2)La traduzione “Tu sei Pietro e su questa pietra … non mi pare che faccia cambiare molto senso alla frase dalla traduzione “tu sei mattone, e su questa roccia …
    3)Per quanto riguarda la questione Corpo e Anima, leggo nelle vostre considerazioni una visione fisica (nel senso scientifico della parola, ad esempio “putrefazione ), corporale, spirituale, trascendentale, divina.

    Mi pare però che questo argomento, (come anche altri) non sono affrontati sotto l’aspetto temporale, e cioè nella cristiana qualità del tempo storico e dell’eternità .
    Nelle frasi che seguono evidenziate il tempo dei verbi:
    “Oggi è infatti molto diffusa l’idea che quando si muore cessa di esistere il corpo, che và in putrefazione, ma l’anima immortale continua la sua esistenza per l’eternità , e un giorno lontano la potenza di Dio ci restituirà anche i corpi. Questa è l’idea tradizionale, la proposta scolastica per spiegare la resurrezione, l’immortalità . scritta da Dele;

    “Con la morte, separazione dell’anima e del corpo, il corpo cade nella corruzione, mentre l’anima, che è immortale, va incontro al giudizio di Dio e attende di ricongiungersi al corpo quando, al ritorno del Signore, risorgerà trasformato. ;
    “Se è vero che Cristo ci risusciterà «nell’ultimo giorno», è anche vero che, per un certo aspetto, siamo già risuscitati con Cristo. ;
    “Nutriti del suo Corpo nell’Eucaristia, partecipiamo già al Corpo di Cristo. scritte da Francesco.

    Sono tutte frasi che in una certa visione del tempo, dell’eternità e della loro unione, si leggono in un modo, in un’altra visione del tempo, dell’eternità e della loro unione si leggono in tutt’altro modo.
    In un modo in cui non so spiegarvi, ma che ho intuito leggendo il libro di Marcello Bordoni “Il tempo. Valore filosofico e mistero teologico che nella seconda parte – mistero teologico – analizza tutti gli aspetti della fede solo ed esclusivamente sotto la luce dell’implicazione temporale.
    Questo libro è stato motore della mia conversione avvenuta tra il 2008 ed il 2009, o meglio è stata la goccia che ha fatto traboccare su di me il vaso di Grazia che mi ha inondato.
    Ecco perchè a volte forse appaio come se fossi un “dotto ma in realtà sono un ignorante, a volte cose se fossi un “ignorante con l’aria saccente: è perchè tutte le cose che questo cammino appena all’inizio mi sta insegnando, e che imparo anche da voi, sono sotto la luce intensa del “funzionamento del tempo, che, per grazia ricevuta, vedo più chiaro ma che, a causa di tutto quello che non so, e di tutto quello che so di non sapere, non riesco a comunicarvi.

    A Dele:
    Ho sentito da don Salvatore Vitiello (nell’intervista che gli ha fatto Gigi Marzullo sul film di Nanni Moretti “Habemus Papam ) che una persona per presentarsi come Teologo che parla a nome della Chiesa ha necessità dell’autorizzazione a ciò dal suo Ordinario.
    Io non so bene di cosa si tratti, ma penso che tu lo sappia sicuramente. Io però non ti conosco e per leggere in modo giusto le tue parole mi servirebbe sapere se sei uno studioso di teologia, se sei un teologo con un titolo accademico o ecclesiastico, se hai l’autorizzazione a parlare da teologo a nome della Chiesa o parli a nome tuo personale.

    Grazie per la disponibilità , la comprensione, la pazienza e la carità nei miei confronti.
    Dario

  56. Quando si hanno dubbi in merito, trovo che un sito di riferimento possa essere
    http://it.cathopedia.org

    Sicuramente è molto meglio di Wikipedia! 🙂

    Vediamo quindi cosa ci dice sull’obbedienza:
    http://it.cathopedia.org/wiki/Voto_di_obbedienza

    Con voto di obbedienza si intende la scelta volontaria di rimettere le proprie decisioni al giudizio di un superiore, confermando il tutto con voto a Dio.

    Normalmente chi emette voto di obbedienza professa ugualmente il voto di povertà ed il voto di castità .

    Storia:

    I Vangeli ci presentano la figura di Gesù Cristo obbediente al volere del Padre celeste:

    «Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà , ma la volontà di colui che mi ha mandato.» (Gv 6,38)

    San Paolo, parlando di Gesù, lo descrive
    «obbediente fino alla morte, e alla morte di croce» (Fil 2,8)

    Nei secoli dopo Cristo, i cristiani hanno sempre cercato di seguire il suo esempio ed insegnamento anche riguardo all’obbedienza.

    Gli eremiti dei primi secoli non erano nella condizione di esercitarsi nell’obbedienza, tuttavia era già prevista una certa docilità nel mettersi alla scuola di un monaco più anziano.

    San Cipriano nella sua lettera “De abitu virginum” scrive che a Roma le vergini erano solite mettersi sotto la guida di vergini più anziane.
    L’obbedienza veniva vista quindi come una specie di formazione.

    In seguito, al tempo di san Benedetto, con l’organizzarsi della vita religiosa, anche in forma comunitaria, è risultato importante obbedire ad un superiore.
    Per questo il voto di obbedienza ha acquistato una importanza maggiore.

    Infine san Tommaso d’Aquino, nella Summa Theologiae indica il voto di obbedienza come il capo dei voti religiosi.

  57. @Dario
    ciao Dario, io sono semplicemente una persona che ha cominciato a porsi delle domande e a cercarsi delle risposte.
    Tutto quello che scrivo in questi post è a nome mio personale, naturalmente viene da un minimo di cultura che mi sono fatto leggendo libri di teologi cristiani, cattolici e non, se ti può interessare ho partecipato ad un “corso per la formazione di catechisti” della diocesi, dove mi sono potuto confrontare con la proposta del magistero cattolico. Mi permetto di consigliarti di leggere, leggere, leggere e riflettere, non fermarti a questi post, dove semmai puoi confrontarti,ma neppure a quello che ti viene semplicemente detto, anche se da ministri della parola: cerca sempre una conferma, troverai tutto e il contrario di tutto, allora lo Spirito che è in te ti aiuterà a scegliere la verità .

  58. ma scusa, non noti nessuna incongruenza: il vangelo che Gesù annuncia consiste nell’esistenza di un Dio che è amore, che effonde la sua grazia gratuitamente su tutti gli uomini e che ci chiede di assomigliarli, così facendo l’uomo assumerà la condizione divina e non conoscerà la morte ma avrà la vita per sempre.

    E’ la bella notizia che la morte non è più la fine di tutto, ma un momento importante che segna il passaggio da un modo di viver ad un’altro.
    E’ la persona che cessa di essere bios e si trasforma in zoe, ossia vita definitiva, la morte è lo stadio ultimo di una mutazione evolutiva. (sempre Ratzinger)
    Questo mi fà pensare: caspita, Gesù mi mostra come non morire mai, come continuare a vivere per sempre, da adesso all’eternità ….ma cosa devo fare…. devo solo amare le altre persone, amandole mettendomi il più possibile a loro disposizione, al loro servizio…così amo anche Dio e lo ringrazio di avermi già concesso la sua grazia…

    Mi sembra suoni diversamente se dico: quando morirò il mio corpo sarà separato dall’anima e cadrà nella “corruzione”, mentre l’anima, che è immortale, andrà incontro al giudizio di Dio e attenderà di ricongiungersi al corpo quando, al ritorno del Signore, risorgerà trasformato.

    A me la seconda pare un pò inquietante..

    Come o già detto il messaggio che non finisce tutto con la morte biologica è lo stesso, ma il modo di esprimerlo è decisamente diverso, ed il pensiero biblico non è per un dualismo anima-corpo, ma per un’unicità della persona. Quando nei vangeli Gesù parla di anima (concetto ellenistico, non ebraico, diverso da spirito) si riferisce alla persona, tranne in rari casi in cui è evidente un influsso del pensiero greco.
    Ripeto che quando dico di fare attenzione a proporre i concetti del CCC intendo dire di spiegare bene le cose, altrimenti per come sono scritte si rischia di fraintenderle e di portare le persone a pensare in maniera dualistica, il chè porta a problemi di comprensione e valorizzazione della propria persona, corpo in primis.

  59. @Francesco
    L’obbedienza va bene, ma non deve essere una cieca obbedienza: io non obbedisco perchè la chiesa mi dice di obbedire, ma perchè la mia coscienza mi dice di obbedire.
    La dichiarazione dignitatis humanae del vaticano II chiarisce:
    “Fin dal primo costituirsi della Chiesa i discepoli di Cristo si sono adoperati per convertire gli esseri umani a confessare Cristo Signore, non però con un’azione coercitiva nè con artifizi indegni del Vangelo, ma anzitutto con la forza della parola di Dio, con coraggio annunziavano a tutti il proposito di Dio salvatore, « il quale vuole che tutti gli uomini si salvino ed arrivino alla conoscenza della verità » (1 Tm 2,4); nello stesso tempo, però, avevano riguardo per i deboli, sebbene fossero nell’errore, mostrando in tal modo come «ognuno di noi renderà conto di sè a Dio» (Rm 14,12) (24) e sia tenuto ad obbedire soltanto alla propria coscienza”

    Si legge anche:
    “tutti gli esseri umani sono tenuti a cercare la verità e che la verità non si impone che per la forza della verità stessa”
    “A motivo della loro dignità , tutti gli esseri umani, in quanto sono persone, dotate cioè di ragione e di libera volontà e perciò investiti di personale responsabilità , sono dalla loro stessa natura e per obbligo morale tenuti a cercare la verità , in primo luogo quella concernente la religione. E sono pure tenuti ad aderire alla verità una volta conosciuta e ad ordinare tutta la loro vita secondo le sue esigenze”
    “Ragione per cui questo Concilio Vaticano esorta tutti, ma soprattutto
    coloro che sono impegnati in compiti educativi, ad adoperarsi per formare
    esseri umani i quali, nel pieno riconoscimento dell’ordine morale,
    sappiano obbedire alla legittima autorità e siano amanti della genuina
    libertà , esseri umani cioè che siano capaci di emettere giudizi personali
    nella luce della verità , di svolgere le proprie attività con senso di
    responsabilità , e che si impegnano a perseguire tutto ciò che è vero e
    buono, generosamente disposti a collaborare a tale scopo con gli altri.”

  60. @Francesco
    Mi scrivi

    “Se sai cosa è l’anima dovresti aver capito l’essenza delle parole:
    “ciò che è maturato in questa esistenza terrena, fatta di spiritualità corporea e di corporeità permeata dallo spirito .”

    ciò che è maturato in questa esistenza terrena è la persona nella sua unicità indivisibile, fatta di una spiritualità che ha bisogno del corpo per esprimersi attivamente, con azioni concrete (la spiritualità cristiana non è un allontanarsi dal mondo per volgersi verso Dio, ma un volgersi verso Dio immergendosi nel mondo), di un corpo permeato,influenzato, impregnato dallo spirito di Dio.

    L’anima nei vangeli è la persona, l’intero uomo esistente.

  61. … leggo questi ultimi scritti … è notte … e penso: finalmente più discussione in comunione e meno … ammirazioni isolate… mi sembra tutto più edificante.
    Grazie, Dario

  62. @Caro Dele, io non riesco proprio a vedere nessuna incongruenza.
    E ciò che tu mi riporti mi conferma nel mio pensiero.

    Sia per la questione anima e corpo.
    E sia per la questione dell’obbedienza.

    Su quella questione poi un nostro sacerdote aveva detto una frase a “slogan”. (Anche se a me non piacciono perchè è difficile riuscire a cogliere tutti gli aspetti in poche battute … ma ammetto sono molto efficaci dal punto di vista delle comunicazione).

    “L’obbedienza a Dio, ai Vangeli, al Magistero ed insegnamenti della Chiesa, non è portare il cervello all’ammasso, ma proprio perchè NON porto il cervello all’ammasso, DECIDO liberamente di obbedire.”

    Anche se con poche parole, ha esattamente spiegato quello che dicono i documenti che citavi!
    🙂

    Dele dici di essere “semplicemente una persona che ha cominciato a porsi delle domande e a cercarsi delle risposte.”
    Bene, benissimo. Se cercherai le risposte alla luce del Magistero riuscirai a trovare tutta la coerenza che desideri.

    @Caro Dario, che bello sapere che fai attenzione a certi dettagli quando scrivi: “una persona per presentarsi come Teologo che parla a nome della Chiesa ha necessità dell’autorizzazione a ciò dal suo Ordinario.”
    Purtroppo, l’altro giorno ho sentito alla Radio un prete “famoso” attaccare il Papa, la chiesa ed i seminari, … sicuramente parlava senza alcuna autorizzazione … ma questo non vuol dire che non parlasse lo stesso. Quanti sanno che occorre un’autorizzazione?
    Quanti sanno che non parlava come teologo?
    L’associazione che si fa è: “se lui è un prete dirà cosa giuste”.

    Si può rimanere basiti e confusi a sentire ciò che diceva … ma per fortuna qualche giornalista che sappia fare discernimento e dire le cose come stanno c’è ancora.
    http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-se-un-prete-si-vendeper-avere-un-applauso-2898.htm

    Come fare dunque a riconoscere chi parla per dire la Sua Verità e chi per dire la “sua” Verità ?

    La proposta di Dele differisce dalla mia.
    La sua proposta è: “Spirito che è in te ti aiuterà a scegliere la verità “.
    La mia proposta è: “Visto che la nostra fede è APOSTOLICA, rivolgiamoci a chi di quegli Apostoli ne è il successore”.

    Un caro saluto a tutti.
    Francesco

  63. Francesco e Dario,
    non prendiamoci in giro e parliamo come si usa tra persone serie e intelligenti.

    Dario,
    il Catechismo è un derivato dei Vangeli, Leone XIII raccomandava di diffidare dai derivati e di privilegiare gli originali. Ti sembra difficile capire la conclusione?
    Come fai a dire che pietra e roccia non sono la stessa cosa? Mi prendi in giro? C’è un abisso tra il dire che è Pietro il fondamento della Chiesa o dire che è Gesù il fondamento!! I Vangeli sono chiari: il fondamento è Gesù. Non lo sostengo solo io ma fior di teologi e biblisti CATTOLICI!

    Francesco,
    il rischio di far dire a Gesù (o a Dio) quel che fa comodo interessa anche il Magistero, gli esempi possibili sono molti. Tutta la vita di Gesù è uno scontro col Magistero, del suo tempo ovviamente, ma nessun pensatore cattolico si permetterebbe di ridurre la portata di quello scontro aspro e continuo al solo Magistero giudaico. L’insegnamento dei Vangeli (scritti per le comunità cristiane, non con lo scopo di far polemica coi giudei) è generale, e mette in guardia da chi pretende di dettar legge in nome di Dio, da chi dichiara di detenere la verità , da chi impone (pena l’esclusione), e anche come ammonimanto a chi vuole sottomettersi completamente a queste autorità annullando se stesso (per scelta libera, ma sempre di annullamento si tratta). Non è stato Gesù a dire “perchè non giudicate voi stessi con giusto giudizio?” Non avrai mica bisogno del Magistero per capire il senso di quella frase, vero?

    Poi, che cosa c’entra il voto di obbedienza? Io parlo di dinamiche di comportamento, di orientamenti di vita e tu mi tiri fuori i voti… Dele ha fornito risposte chiare e interessanti, fornite dal Magistero. Te ne sottolineo una: “sia tenuto ad obbedire SOLTANTO alla propria coscienza”.
    Perciò se sei cristiano, datti da fare per diventare una persona cosciente e per far crescere persone coscienti, non OBBEDIENTI!! E’ un abominio per un cristiano educare all’obbedienza!!
    Almeno ti sarai accorto che nei Vangeli l’obbedienza non c’è!! Gesù, figlio di Dio, non ha chiesto obbedienza a nessuno, chiaro? E noi saremmo tenuti ad obbedire a uomini che non possono superare il Meastro??
    S.Paolo dice che Gesù ha “dato ascolto” (questo il significato principale del verbo che vien tradotto “obbedì”) a Dio, cioè è stato in linea con il Padre fino alla morte. Cosa c’entra con l’obbedienza a strutture UMANE??

    Infine, dimmi, i tuoi occhi pii non ti hanno neanche permesso di leggerlo il punto 5? Te lo incollo qui sotto e ti prego di rispondere in sincerità .
    5)Io amo la Chiesa ma, ripeto, tutti sono “chiamati , ma non tutti rispondono sì alla proposta di Gesù. Quando GPII scriveva a Pinochet lettere fraterne e i Campesinos morivano sterminati dal regime, soli e abbandonati da tutti, e il card. Romero moriva martire nell’indifferenza della Gerarchia, qual’era la Chiesa da amare? GPII e Pinochet o i martiri morti come Gesù per un mondo migliore e più umano?
    Questo non toglie che GPII abbia fatto cose buone e giuste, ma non ti esime dal rispondere alla domanda precedente: dove stava la Chiesa in quel frangente?

  64. Daniele, … quanta veemenza!
    Come faccio a risponderti?
    Ma soprattutto, … ha senso risponderti?
    O qualunque cosa ti dico, me la avverserai?

    Ti rispondo, proprio solo perchè me lo chiedi, … ma ho i miei dubbi che possa servirti.

    “nei Vangeli l’obbedienza non c’è”
    Eppure:
    «obbediente fino alla morte, e alla morte di croce» (Fil 2,8)

    Se poi la vuoi tradurre in “dato ascolto”, va bene, ma il senso non cambia.

    E veniamo al tuo caro Pinochet del punto n.5.

    Tu, che dici di leggere e seguire Gesù:
    saresti disposto a morire per Pinochet?
    Sei pronto a dare la vita, ad Amare il tuo nemico?

    Se si.
    Perchè attacchi GPII?

    Se no.
    …. ti sei risposto da solo.

    Ma GPII non ha avuto paura di “sporcarsi” pur essendo Papa.
    Come Gesù che andava a mangiare a casa dei lazzaroni.

    🙂
    Spero che queste mie parole servano a farti riconciliare con GPII e con la Chiesa in generale.
    Ma il passo successivo lo devi fare tu.
    Nessun’ altro lo può fare al tuo posto.

    Francesco

  65. Ma Francesco, se ti stò dicendo da un po’ che nel magistero non trovo sempre la coerenza che desidero, (non sempre=non sono sempre in disaccordo col magistero), e che questa coerenza la trovo in altre proposte, proposte che non mi invento io ma che sono di studiosi, teologi, esegeti, persone competenti insomma, avrò pure il diritto di alzare la mano nella chiesa comunità a cui mi sento di appartenere e dire “scusate, ma qui c’è qualcosa che non và …perchè dite questo se nella prospettiva evangelica è più corretto quest’altro…ma se Gesù ha detto così… perchè dite quest’altro…

    La chiesa di oggi è quello che è anche grazie a persone come Lutero, Calvino, Erasmo, Galileo, Copernico ed altri, altrimenti staremmo ancora pagando per le indulgenze, bruciando streghe e torturando gli eretici, penseremmo ancora che il sole gira intorno alla terra e che l’uomo è stato creato di punto in bianco da Dio.
    E la bibbia non si potrebbe leggere direttamente!!!!

    Ti ricordo che la teologia di Lutero oggi è accettata e condivisa dai teologi cattolici, ma che impedisce una vera unione ecumenica c’è soltanto il “piccolo problema del primato romano in senso giurisdizionale, (non in senso autoritario, l’autorità il vescovo di Roma l’ha sempre avuta) piccolo problema che ha causato prima lo scisma d’oriente, poi lo scisma della riforma, ancora lo scisma anglicano, il tutto a causa di una pretesa di potere avanzata non prima del III secolo dai vescovi di Roma, pretesa tra l’altro fondata su dubbie affermazioni bibliche. Ho sempre la possibilità di citare nientemeno che Ratzinger (Popolo e casa di Dio in sant’Agostino) “se dunque la chiesa viene fondata su Pietro, non è già sulla sua persona ma sulla sua fede…il fondamento della chiesa è Cristo. Non gli è cioè stato detto: tu sei la pietra, ma tu sei Pietro. La pietra era invece Cristo. Questa frase indica che nel Cristo (petra) assunto nella fede (Petrus) è la vera pietra fondamentale della chiesa .
    Non parliamo dei papi che hanno definitivamente affermato questo primato legale, dei veri successori degli apostoli…..

    Ma tu ti offendi se io espongo il problema, ti strapperai le vesti se affermo che oggi anche l’istituzione effettiva dei sacramenti da parte di Gesù nei vangeli è messa in dubbio da teologi cattolici della portata di Rahner, penso che i preti stessi non sappiano più cosa sono veramente i sacramenti!!! Non si possono ridurre a riti magici, non bisogna permetterlo!!!

    Oggi ci sono le basi per discutere e trovare la vera chiesa ecumenica, perchè irrigidirsi e non aprirsi anche alle possibilità che il progresso ci ha portato in campo di informazioni storiche, di esegesi con la critica testuale……ma vanno contro la tradizione, anche se sono ragionevoli, quindi……NO!!!

    ciao

  66. Daniele, mi scrivi:
    «il Catechismo è un derivato dei Vangeli, Leone XIII raccomandava di diffidare dai derivati e di privilegiare gli originali. Ti sembra difficile capire la conclusione? »
    NO! Capisco facilmente che è una tua conclusione: Se Leone XIII dice di diffidare dei derivati da San Tommaso, deduci che lui voglia dire di diffidare anche di tutti i derivati di tutti gli altri scritti!
    Permetimi, ma per carità (quella cristiana) senza pregiudizi giudicanti!
    1)Hai dato fiducia a questo pensiero del Magistero di Leone XIII (che però è riferito soltanto agli scritti di San Tommaso).
    2)Hai messo nel pensiero di Leone XIII un tuo pensiero!
    3)Hai fatto diventare il tuo pensiero, pensiero di Leone XIII!
    4)Hai fatto diventare Magistero il tuo pensiero.
    5)Diffidi e accetti il Magistero a seconda del tuo pensiero.
    Ti chiedo, veramente di cuore e con il massimo della carità che il mio cuore può contenere: non ti sembra di esagerare un po’?
    Certo, si può e si deve discutere ma bisogna sostenere il proprio pensiero tramite fonti che lo sostengono dello stesso grado o di grado superiore delle fonti che si vogliono confutare.
    Non si può confutare il pensiero del Magistero tramite il pensiero di “fior di teologi e biblisti, pur cattolici : le fonti devono essere qualificate (non nel significato di valore) nel grado, nel livello che la comunità gli assegna, e deve essere citata: nome e qualifica ufficiale.
    Questo sì, rende un grande servizio alla Chiesa, da parte di ciascun componente del Popolo di Dio, chiunque esso sia.
    Il resto è un grande dispendio di tempo ed energie che ci divide nella continua opera di edificazione.
    «Leggere, leggere, leggere» mi consiglia Dele: questo me lo hanno insegnato, e al Master in Architettura Arti Sacre e Liturgia che ho seguito a Roma all’Università Europea di Roma mi hanno pure insegnato che il grado qualitativo delle nostre affermazioni dipende dal grado delle nostre citazioni, siano esse confermanti o confutanti.
    «E purtroppo un post come questo non ti aiuta» ed anche «si dice tutto ed il contrario di tutto» mi dice Dele: è per questo che invito a sostenere le tesi mediante esplicite citazioni con nomi e qualifica.
    Altrimenti continuiamo ad arrovellarci, aggrovigliarci, accapigliarci, offenderci, senza (e questa è opera del demonio, del diavolo = diabolo = dia+bolo = divido i significati) concludere, costruire, ottenere, migliorare, cambiare niente.
    Grazie,
    Dario

  67. @Dario
    Ok Dario, sono d’accordo con te riguardo alle citazioni, ma tieni presente che ad un certo punto ti troverai teologi di alto livello che sono in disaccordo, ad esempio un Ratzinger (attualmente) e un Kung, in netto disaccordo ad esempio sul celibato dei ministri ordinati, sul primato Petrino, sul ruolo delle donne nella chiesa. Non resta altro che concentrarsi sul vangelo, e fare una scelta personale, con una personale riflessione per arrivare ad “un giudizio personale nella luce della verità “(dice il vaticano II). E la luce della verità è la luce di Gesù, dello Spirito in primo luogo, non indubbiamente la luce del magistero, che resta la voce di altri teologi.
    Mi è piaciuta l’affermazione di un filosofo, Emanuele Severino, in un suo libro, Pensieri sul cristianesimo, dove riallacciandosi a pensieri di d’Aquino scrive che la verità deve essere qualcosa di evidente.

    ciao

  68. Grazie, Dele, dell’esempio, così mi hai dato la possibilità di chiarire il mio pensiero.
    Dunque tu dici: «ad un certo punto ti troverai teologi di alto livello che sono in disaccordo, ad esempio un Ratzinger (attualmente) e un Kung, in netto disaccordo ad esempio sul celibato dei ministri ordinati, sul primato Petrino, sul ruolo delle donne nella chiesa.»
    Se non ci fossero disaccordi saremmo già … in Paradiso.
    Ora però ti riscrivo la tua frase con le citazioni qualificate per come le intendo io (naturalmente non sono complete ma spero rendano l’idea).
    «ad un certo punto ti troverai teologi di alto livello che sono in disaccordo, ad esempio un Ratzinger, (all’epoca Teologo della Chiesa cattolica ora Papa Benedetto XVI), e un Kung, (teologo e docente nella Chiesa Cattolica fino al 18/12/1979 quando gli fu revocata la “missio canonica”, l’autorizzazione all’insegnamento della teologia cattolica, pur rimanendo sacerdote cattolico e docente del suo istituto che fu staccato dalla facoltà cattolica) in netto disaccordo ad esempio sul celibato dei ministri ordinati, sul primato Petrino, sul ruolo delle donne nella chiesa.»

    Noterai che il disaccordo non si affievolisce ma si elimina la “confusione mentale che determina il pensare che nella Chiesa due teologi possano dire cose contrastanti.
    Certo, nella Chiesa restano sempre questi due fedeli, autorevolissimi e rispettabilissimi, che la pensano diversamente ma uno parla a nome della Chiesa, l’altro a nome personale.
    E non è limitazione della libertà di espressione, ma chiarezza di rappresentanza: continua ad insegnare, a manifestare il suo autorevole pensiero dovunque, tranne che nelle sue omelie, perchè in quel momento è “in persona Christi e deve esprimere il pensiero ufficiale della Chiesa.
    Così chi lo ascolta, nell’università o in chiesa, si può orientare nelle sue parole, sapendo a che titolo si esprime.
    Così io che leggo per farmi una idea mia, non devo scegliere solo teologicamente se stare con l’uno o con l’altro, (dovrei essere un teologo anch’io per prendere una decisione seria e valida per me e per gli altri) ma posso anche scegliere ecclesiologicamente.
    La citazione della fonte e della sua qualifica mi guida, mi rasserena, mi arricchisce.
    Cosa ne pensi?
    Ciao, Dario

  69. Dario,
    non ci siamo proprio… Avevo sottolineato una affermazione “buffa” di Francesco, che gli si poteva ritorcere contro. Ne avevo messo in luce anche i limiti (rileggiti il commento). Prima capisci pan per polenta, poi quando ti spiego il senso l’unica cosa che ti vien da fare è riportare i limiti del ragionamento che io stesso avevo già sottolineato… Vabbè…
    Quanto alle citazioni: Maria era una 13enne sconosciuta di un villaggio della Galilea, Gesù il figlio di un falegname, gli Apostoli semplici pescatori, l’identità degli Evangelisti non è nota… OTTIME REFERENZE!! Tutta gente che aveva ricevuto il permesso di parlare e profetare dalle gerarchie del tempo!! Complimenti per la proposta!!

    Francesco, faccio fatica a risponderti.
    Pensi di prendere in giro chi dicendo che Fil 2,8 è Vangelo?
    L’obbedienza verso persone o strutture umane NON è GIUSTIFICATA in nessun passo dei Vangeli, e tu continui a incollare citazioni a vanvera. Cosa speri di ottenere?
    La sotoria di GPII e Pinochet è triste e pesante. Porre una domanda insensata non è un modo per cavarsela. Pinochet non è era un mio caro nè un mio nemico. Certamente non aveva bisogno che alcuno morisse per lui, era un dittatore a cui non mancava niente. Paragonare GPII a Gesù per i contatti FRATERNI che aveva con Pinochet è una BESTEMMIA. Come dire che Gesù aveva buoni rapporti con Erode.
    Gesù è sempre stato solidale con gli ultimi, con gli esclusi e con le vittime, MAI con i carnefici.
    Ai bambini insegnavano a contare fino a 3 (o a 10) prima di parlare…

    Dele,
    è tutto interessante quello che scrivi, mi trovi in pieno accordo! Un approfondimento interessante sul pensiero di Lutero (e sulle sue possibili conseguenze nei secoli successivi) l’ho trovato nel libro “Fuga dalla libertà ” di Erich Fromm: libro illuminante sulle dinamiche umane circa la libertà . Secondo Fromm il pensiero di Lutero è negativo nella sua essenza. Lui correttamente ha denunciato pratiche errate della chiesa del tempo, ma non aveva compreso la Bontà del Padre, lasciando di fatto sole le persone davanti ad un Dio freddo e potente… Questo a grandi linee, il libro lo consiglio davvero a tutti (Francesco, avrai mai il coraggio di leggerlo?)

  70. @Dario
    Io non riesco ad arrivare alle tue stesse conclusioni, certo sarebbe tutto più facile, ma ripeto: se si fosse data sempre un’autorità assoluta incontestabile ai sommi pontefici, dove saremmo finiti? La chiesa gerarchica nella storia ha commesso errori enormi, e c’è stato bisogno di correggerla, e grazie a Dio alla fine si è sempre riportata sulla strada giusta.

    Ma importante per me è questo: tu differenzi i due teologi affermando che uno parla a nome della chiesa e l’altro a nome personale. Io sono convinto che anche Kung si esprima a nome della chiesa, di una unica e cattolica chiesa ecumenica, Ratzinger si stà esprimendo a nome della chiesa cattolica romana.
    O pensi che teologi come Kung siano esclusi dalla chiesa?
    Infatti scrivi “non è limitazione della libertà di espressione, ma chiarezza di rappresentanza: continua ad insegnare, a manifestare il suo autorevole pensiero dovunque, tranne che nelle sue omelie, perchè in quel momento è “in persona Christi e deve esprimere il pensiero ufficiale della Chiesa.” e hai colto nel segno, è proprio così.

    Scrivi “Così io che leggo per farmi una idea mia, non devo scegliere solo teologicamente se stare con l’uno o con l’altro, (dovrei essere un teologo anch’io per prendere una decisione seria e valida per me e per gli altri) ma posso anche scegliere ecclesiologicamente.” anche in questo caso non sono d’accordo con te, sarebbe un sottomettersi ad un’ideologia religiosa, cosa che stà accadendo penso a quasi tutti i cattolici, con le evidenti conseguenze di una fede superficiale, incoerente e spesso perversa.

    Penso tra l’altro che non sia necessario essere teologi per comprendere il messaggio di Gesù, ma serve senz’altro “un primo stadio di riflessione” (Rahner) che può fare uscire delle diversità come dici tu, e queste differenze servono per confrontarsi e complementarsi, non per dividersi.
    ciao

  71. @Dario
    scusa, stavo ancora pensando alla scelta ecclesiologia o teologica, ma possono mai stare su due binari diversi…la chiesa è sacramento di Cristo e Cristo è sacramento di Dio, la chiesa nella verità deve essere in coerenza con una teologia ragionevole, non solo tradizionale.

  72. Ciao Daniele, non conosco Fromm, mi informerò.
    Riguardo al discorso GPII-Pinochet le letture liturgiche di oggi potrebbero aiutare?: Dal libro del profeta Ezechiele
    …Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perchè il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità , ma della sua morte io domanderò conto a te.
    Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perchè si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità , ma tu ti sarai salvo”.

    Mi sembra ragionevole un discorso del genere: se una persona cristiana denuncia un malvagio dicendogli che deve convertirsi, naturalmente perchè Dio lo ama, non per farsi amare da Dio, o il malvagio si converte oppure entrerà in conflitto con chi lo denuncia…non mi sembra plausibile che tra i due ci sia un buon rapporto. Ciò non toglie che il cristiano ami il malvagio, per lui sarà come i pubblicani e le prostitute dice il vangelo di oggi, ma ci deve essere una presa di posizione decisa, tantopiù che Pinochet si considerava cristiano…Francesco che ne dici?

  73. Apprezzo molto gli ultimi post di Dario.
    Con molta umiltà , le tue risposte sono sempre lucide e ben argomentate.

    Dele, ovviamente non posso concordare con te sul tuo giudizio “… sottomettersi ad un’ideologia religiosa, cosa che stà accadendo penso a quasi tutti i cattolici, con le evidenti conseguenze di una fede superficiale, incoerente e spesso perversa..”

    A mio avviso è semmai il contrario. L’esatto contrario.
    Proprio chi posta “il cervello all’ammasso”, e seguendo l’ideologia laicista e secolarizzata e non sa decidersi nell’amore incondizionato a Gesù (e quindi non gli vuole rendere obbedienza), come capita a molti (ma per fortuna non a tutti) cattolici, ha per conseguenze una fede superficiale ed incoerente.

    Dele, invece ho apprezzato il passo che riporti di Ezechiele (AT) che è stato poi portato a compimento da Gesù che è arrivato a morire per noi, che l’abbiamo ucciso.
    L’amore, anche sino al sacrificio della vita stessa, per i nostri nemici.

    GPII-Pinochet.

    Chissà chi dei due ha iniziato per prima a scriversi?
    Ma cosa doveva fare GPII se non cercare di convertire al bene Pinochet?

    Sabato era San Gregorio MAGNO (titolo, non ecclesiastico, riservato a pochi nella Storia).
    Ebbene anche lui scriveva ai Longobardi (popolazione barbara) che pur raziavano le popolazioni e facevano prigionieri.
    Gregorio, ebbe notevoli risultati, salvando molte vite.
    Forse GPII ne ebbe meno … forse, chi può dirlo? Chi può dirlo se P. sarebbe stato ancora più sanguinario?
    Ed in ogni caso, non è certo imputabile a GPII, anzi, lui c’ha provato!

    Ad ogni modo restano mie considerazioni…
    Chi non vuol ascoltare non ascolta.
    Daniele ha mosso 5 osservazioni, gli sono state risposte a tutte, ma non ha voluto ascoltare.
    Che altro aggiungere?
    Servirebbe a qualcosa aggiungere altro?

    Occorre portare l’annuncio del Vangelo, ed insegnare le cose che Lui ci ha insegnato, ma se poi non siamo accolti (per vari motivi, … uno dei quali è perchè si pensa già di sapere tutto, … peccato che sia il contrario dell’annuncio) allora l’indicazione è di lasciare e non solo: “scuotersi la polvere dai sandali”.

    A me, personalmente, non può che dispiacere.

    Mi dispiace che vi siano persone, magari anche in gamba e preparate, che prendono in odio la Chiesa e la attaccano.
    Dispiace ancor di più assistere ad attacchi che vengono portati dentro dall’interno della Chiesa stessa.

    Ma questo fenomeno è nuovo o c’è sempre stato?
    Il Maligno ha sempre odiato la Chiesa.
    Sin dai tempi della predicazione di San Paolo, c’erano persone che si fingevano predicatori cristiani ed insegnavano false dottrine, e spesso S.Paolo parla di loro e mette in guardia da essi.

    Che fare quindi?
    Innanzitutto essere certi di non essere noi stesi a dire cose che non siano in linea con i corretti insegnamenti.
    Dubbi che possono venire a tutti.
    Anche a San Paolo (ed a quei tempi c’era il problema dell’annuncio a non Ebrei)
    Come li risolve lui allora?
    Se lo dice da se se è giusto o meno quello che dice?
    GAL 2.2

    Pur avendo ricevuto lo Spirito Santo, Dio gli ha parlato di persona! (Le sue lettere ora noi diciamo essere “Parola di Dio”).
    Va dagli APOSTOLI a chiedere se quello che dice è corretto!

    Come fai tu Dario, e come dovremmo fare tutti… se non altro per imitazione.

    Francesco

  74. @Francesco
    Una scelta ecclesiologica senza tenere conto della proposta teologica, di una riflessione personale, non è inserirsi in una ideologia? ma non dobbiamo mica scegliere se tifare per il milan o per la juve, sarebbe come dire: sei libero, scegli..non so, qual’è il simbolo che ti piace di più, o l’abbiglimento sacro che preferisci tra cattolicesimo, luteranesimo, calvinismo, islamismo…puoi anche scegliere il LAICISMO, ATEISMO……anzi no, scusa, sei nato in Italia quindi è più opportuno il cattolicesimo….poi quando hai scelto stai attento che devi obbedire e basta, altrimenti sei fuori, o perlomeno non sei uno vero.

    Suvvia, non è giusto così.

    Riporto una piccola parte della “lettera ai cercatori di Dio” di Bruno Forte:

    “Lottare con Dio

    In questa lotta con l’invisibile il credente vive la sua più alta prossimità all’inquieto cercatore di Dio: si potrebbe perfino dire che il credente è un ateo che ogni giorno si sforza di cominciare a credere. In realtà , chi crede ha bisogno di rinnovare ogni giorno il suo incontro con Dio, nutrendosi alle sorgenti della preghiera, nell’ascolto della Parola rivelata. Analogamente, si può pensare che il non credente pensoso nient’altro sia che un credente che ogni giorno vive la lotta inversa, la lotta di cominciare a non credere: non l’ateo superficiale, ma chi, avendo cercato e non avendo trovato, patisce il dolore dell’assenza di Dio, e si pone come l’altra parte del cuore di chi crede.
    Da queste considerazioni nasce il no alla negligenza della fede, il no a una fede indolente, statica e abitudinaria, come il no a ogni rifiuto ideologico di Dio, a ogni intolleranza comoda, che si difende evadendo le domande più vere, perchè non sa vivere la sofferenza dell’amore. E nasce parimenti il sì a una fede interrogante, a una ricerca onesta, capace di rischiare e di consegnarsi all’altro, quando ci si senta pronti a vivere l’esodo senza ritorno verso l’abisso del mistero di Dio, su cui la sua Parola è porta.
    Se c’è una differenza da marcare, allora, non sarà forse tanto quella tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti, tra uomini e donne che hanno il coraggio di cercare incessantemente Dio e uomini e donne che hanno rinunciato alla lotta, che sembrano essersi accontentati dell’orizzonte penultimo e non sanno più accendersi di desiderio al pensiero dell’ultima patria”

    ciao

  75. @Francesco
    Una scelta ecclesiologica senza tenere conto della proposta teologica, di una riflessione personale, non è inserirsi in una ideologia? ma non dobbiamo mica scegliere se tifare per il milan o per la juve, sarebbe come dire: sei libero, scegli..non so, qual’è il simbolo che ti piace di più, o l’abbiglimento sacro che preferisci tra cattolicesimo, luteranesimo, calvinismo, islamismo…puoi anche scegliere il LAICISMO, ATEISMO……anzi no, scusa, sei nato in Italia quindi è più opportuno il cattolicesimo….poi quando hai scelto stai attento che devi obbedire e basta, altrimenti sei fuori, o perlomeno non sei uno vero.

    Suvvia, non è giusto così.

    Riporto una piccola parte della “lettera ai cercatori di Dio” di Bruno Forte:

    “Lottare con Dio

    In questa lotta con l’invisibile il credente vive la sua più alta prossimità all’inquieto cercatore di Dio: si potrebbe perfino dire che il credente è un ateo che ogni giorno si sforza di cominciare a credere. In realtà , chi crede ha bisogno di rinnovare ogni giorno il suo incontro con Dio, nutrendosi alle sorgenti della preghiera, nell’ascolto della Parola rivelata. Analogamente, si può pensare che il non credente pensoso nient’altro sia che un credente che ogni giorno vive la lotta inversa, la lotta di cominciare a non credere: non l’ateo superficiale, ma chi, avendo cercato e non avendo trovato, patisce il dolore dell’assenza di Dio, e si pone come l’altra parte del cuore di chi crede.
    Da queste considerazioni nasce il no alla negligenza della fede, il no a una fede indolente, statica e abitudinaria, come il no a ogni rifiuto ideologico di Dio, a ogni intolleranza comoda, che si difende evadendo le domande più vere, perchè non sa vivere la sofferenza dell’amore. E nasce parimenti il sì a una fede interrogante, a una ricerca onesta, capace di rischiare e di consegnarsi all’altro, quando ci si senta pronti a vivere l’esodo senza ritorno verso l’abisso del mistero di Dio, su cui la sua Parola è porta.
    Se c’è una differenza da marcare, allora, non sarà forse tanto quella tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti, tra uomini e donne che hanno il coraggio di cercare incessantemente Dio e uomini e donne che hanno rinunciato alla lotta, che sembrano essersi accontentati dell’orizzonte penultimo e non sanno più accendersi di desiderio al pensiero dell’ultima patria”

    ciao

    @Francesco

  76. @Francesco
    Vorrei anche fare una precisazione sul fatto di Paolo che và a Gerusalemme per chiedere conferma della correttezza del suo vangelo: qualche versetto dopo Paolo rimprovererà apertamente Pietro per il suo comportamento, che giudica sbagliato. Inoltre i “capi” gli danno delle indicazioni precise in Atti 15,1 (pare sia lo stesso episodio), ma Paolo alla fine non ne terrà conto, Romani 14.

  77. @Dele, ti eri già sbagliato tra compendio e CCC, falle più precise le citazioni. Se no è logico che poi trovi incongruenze.

    In Atti 15.1 si dice
    “1 Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: «Se non vi fate circoncidere secondo l’uso di Mosè, non potete esser salvi».”

    Ma è proprio di questo che Paolo va a parlare a Pietro e Pietro dice che la circoncisione non è necessaria per i pagani.

    Certo … ben altre richieste si facevano al tempo.
    Ora la discussione qui è tra chi vuol seguire gli insegnamenti della Chiesa e chi vuol fare di testa propria!
    Una certa differenza la colgo.

    Francesco

  78. @tutti.

    Ho appena letto queste belle parole e le voglio condividere con voi.
    Penso possano essere un piccolo contributo a quel “no alla negligenza della fede” che ci invita a fare “lettera ai cercatori di Dio”.

    Spero che vi piacciano come sono piaciute a me:

    L’altare è il cuore della fede

    di Luigi Codemo

    La natura non fa vino. Fa aceto. Solo il lavoro dell’uomo è capace di sospendere il tempo dell’uva quando schiuma e trattenerlo nel vino, breve anticipo di eterno che allieta il cuore. La natura, da sola, non fa il pane. È il lavoro dell’uomo che raccoglie il frumento, ne trae il pane vigoroso e, spezzandolo, lo ritrova in molti giorni, lungo il tempo delle generazioni. La natura attende l’opera dell’uomo. E l’opera dell’uomo cerca di trattenere il tempo. Ma per quanto insista non riesce. La creazione è sottomessa alla caducità (Rm 20,8).

    Ogni uomo ha nel cuore la nozione dell’eternità , ma non la capacità di abbracciarne l’inizio e la fine (Qo 1,11). Questa verità appare persino frustrante. C’è infatti chi ne deduce che tutto si risolva nel giro immutabile degli anni e delle stagioni. Come un eterno ritorno, come una giostra che torna sempre allo stesso punto, senza alcuna novità da attendere.
    C’è invece chi risponde che cercare di inseguire l’eterno e di stringere l’infinito, è sicuramente sforzo vano. A meno che non sia l’eterno ad abbreviarsi e non sia l’infinito ad abbassarsi. A meno che non si lasci spazio all’azione di Dio.

    Ed è quello che avviene sull’altare, alla consacrazione del pane e del vino: la solenne preghiera eucaristica, che pronuncia le parole di Cristo «questo è il mio corpo», «questo è il mio sangue», «è la vera azione di cui tutta la creazione è in attesa: gli elementi delle terra vengono trans-sustanziati, strappati, per così dire, dal loro ancoraggio creaturale, ricompresi nel fondamento più profondo del loro essere e trasformati nel corpo e nel sangue del Signore. Il nuovo cielo e la nuova terra vengono anticipati» (Joseph Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, San Paolo, pag. 168).

    L’incommensurabile può essere colmato perchè Dio è venuto incontro alla creazione, si è fatto uomo e ha portato in pienezza questa umanità fin dentro il mistero di Dio. Questo è il destino a cui ogni uomo è chiamato. Di questo deve rendere grazie.

    Con l’incarnazione Dio dà l’estrema prova della propria fedeltà all’alleanza con l’uomo. Gesù rivela che la verità di Dio non è dominio, possesso, sospetto, ma comunione. Offre ciò che giova, la vita conforme all’origine, la vita dove l’uomo conversava con Dio, custodiva il giardino e collaborava alla creazione. Gesù chiama alla libertà di una relazione con Dio. Mostra una dedizione incondizionata per la vita dell’uomo. Testimonia, nell’obbedienza al Padre, l’amore di Dio per la vita dell’uomo. Amore che non recede neanche di fronte alla morte.

    Ecco allora perchè il pane e il vino diventano corpo e sangue di Cristo. La cena del Signore, segno di comunione, diventa comprensibile solo alla luce della croce. La mensa contraddistinta dalla tovaglia distesa è anche altare, luogo del sacrificio. Avvicinarsi all’altare è avvicinarsi al Golgota, Infatti, nel presbiterio, il crocifisso è sempre posto in stretta relazione all’altare.

    Nella chiesa di San Vitale a Ravenna [nella foto], ma lo si può vedere anche in molte altre chiese, nella volta sopra l’altare, c’è un mosaico che ritrae un agnello. L’aureola cruciforme ci dice che rappresenta Cristo, l’agnello di Dio. Questa collocazione significa che non servono più, se mai sono serviti, agnelli da sacrificare sugli altari, sostituti che cercavano di colmare lo spazio tra la terra e il cielo. Ora quello spazio non è più vuoto: la ricerca umana di unione con Dio, la ricerca di una comunione nella verità , nella giustizia , nella bellezza, nella gratuità della libertà , è resa possibile dal sacrificio di Cristo. In lui noi stessi veniamo portati fino a Dio.

    Cristo è l’offerta eternamente gradita. E nella liturgia chi prega è chiamato a imitare il Figlio e ad offrire se stesso come «sacrificio vivente». Perchè il sacrificio non ha a che fare con la distruzione o con qualche vana mortificazione, ma con la vita. È un nuovo modo di essere. Significa riconoscere il proprio compimento nella libera risposta all’amore di Dio. Significa lasciarsi ricreare dalla sequela di Cristo.

    Sotto l’altare la tradizione ha spesso posto le reliquie di santi e martiri. Ovvero il corpo di chi ha fatto di sè un «sacrificio vivente», di chi ha testimoniato Cristo a tal punto da diventare come Cristo. Tertulliano giunge a scrivere: «Christus in martyre est», Cristo è nel martire. Fin dalle prime comunità cristiane, il martirio è stato paragonato alla celebrazione eucaristica, perchè realizza una contemporaneità con Cristo, l’essere una cosa sola con lui.

    Ed ecco perchè, qualche secolo più tardi il vescovo Durand, nella sua opera Rationale divinorum officiorum, lontano da ogni tentazione di intimismo, può dire: «L’altare è il nostro cuore».

  79. @Francesco
    che faccia tosta. Fai notare presunti errori a Dele, ma quando ti faccio notare i tuoi fai orecchie da mercante.
    Anche l’ultima cazzata sull’altare: ma non ti passa mai per la mente che Gesù ha cenato a tavola in una stanza e non sull’altare di un tempio?? Che tutta la sua vita l’ha passata FUORI dai luoghi sacri e ci è entrato solo per demolirli assieme all’insegnamento perverso di cui erano simbolo e mezzo??
    A discutere con persone come te e Dario non se ne cava niente, e va a finire che si fa polemica e basta.
    Ma non vi rendete conto che tutte le questioni più “corpose” che in molti vi sottoponiamo sapete solo ignorarle o liquidarle con superficialità irritante?

    Poichè non è bello vedere un sito così bello e positivo riempirsi di polemiche, ho due proposte:
    1)Dario e Francesco, vi propongo di scrivere i vostri pensieri su http://www.cattoliciromani.com: troverete ascolto e sostegno. Qusto invece è un sito di SORRISI e PENSIERI EVANGELICI. Commenti che fanno tristezza non suscitano sorrisi. Per far pensieri occorre l’uso pieno della razionalità , quella a cui voi avete rinunciato per poter obbedire in toto alla vostra Infallibile Autorità Terrena, anzi Romana. Infine, per scrivere qualcosa di evangelico occorre prima di tutto conoscere i Vangeli e aver chiaro che quella di Gesù è una notizia BUONA, mentre qualsiasi sottomissione, ben diversa dall’ascolto critico, ad altri uomini è demoniaca.

    2)a tutti gli altri, me compreso, propongo di ignorare commenti e provocazioni di tradizionalisti che, da sempreverdi farisei, con Gesù non hanno niente da spartire. Non c’è discussione che possa portare a niente di buono con chi è convinto di essere già arrivato alla “Verità tutta intera” e non si apre allo Spirito perchè a tutto basta il Papa o chi per esso.

    Un saluto a Dario e Francesco. Vi auguro di fare un giro sulla strada di Damasco e che “Cristo riscatti anche voi dalla maledizione della Legge”.
    Auguri!

  80. @Francesco
    Mi dispiace Francesco, ma non ho sbagliato la citazione, si tratta forse di come noi ci avviciniamo a testi così importanti e difficili.
    Siccome io non mi permetterei mai, se non lo dico esplicitamente, di spacciare opinioni personali o esegesi gratuite, devo dire che le informazioni che io ho sulla lettera ai Galati vengono da una versione con note a cura di Ugo Vanni.

    Gradirei sapere da dove tu hai preso le tue.

    E’ li che ho letto, tra le altre cose, non posso riportare tutto, che “le indicazioni fornite da atti 15,1-29 sono da preferire a quelle della lettera.
    Tra l’altro Vanni spiega che Paolo “non ha alcun dubbio sull’autenticità della sua missione e della validità del suo vangelo, non ha bisogno sotto questo rispetto di alcuna mediazione umana fosse pure quella di Pietro. Il problema è piuttosto di ordine pratico”, i vangeli annunciati non potevano certo essere diversi e separare la chiesa.
    Quindi cosa è successo, Paolo si è chiarito con i boss giudei, si sono incontrati sulla circoncisione non necessaria per i gentili, ma gli hanno prescritto altri obblighi: “non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: 29astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. (atti 15,29) Stà di fatto che durante una visita di Pietro ad Antiochia quest’ultimo non si comporta con coerenza evangelica, e Paolo difende pubblicamente il suo vangelo anche contro il comportamento sbagliato di Pietro.
    Pietro in questo contesto è del tutto intimorito da un tizio di cui Paolo non fa il nome, ma probabilmente è il boss dei Giudei convertiti, un apostolo, che esige ancora una certa sottomissione alla legge mosaica. Malgrado i chiarimenti che ci sono stati tra Paolo e i boss, per i giudei la legge è ancora importante, tanto che in atti 16 Paolo fa circoncidere il greco Timoteo per non scandalizzare i giudei.

    Nella lettera ai Romani, nel passo che ho riportato Paolo chiama deboli nella fede coloro che si fanno ristrettezze alimentari per riguardo a Dio.

    Comunque il succo è questo: Paolo sa bene i fatti suoi, è mosso dallo Spirito e non và a chiedere nessuna conferma agli apostoli, anzi li corregge lui!!!

    Facciamo + attenzione a cosa dicono le scritture, altrimenti è il caos!!!

    ciao

  81. @Daniele, Daniele, … in assenza di argomenti che fai? Mi cacci? Anzi, ci cacci, infatti il tuo invito è rivolto sia a me che a Dario, ma di fatto anche ed a tutti i cattolici che vogliono seguire i Papa! Meno male che il Don ha appena fatto un ultimo post “Gesù non si segue in solitaria”.
    Tralascio ogni commento sul tuo giudizio sull’altere.
    Da come scrivi sembra che tu in Chiesa non ci vai da un pezzo … la confessione te la fai da te, l’eucarestia non è Corpo di Cristo, i cattolici devono solo stare zitti … che ci vai a fare in Chiesa?
    Poi è proprio incongruente l’odio verso il Magistero ma poi questo citare i Vangeli in greco! E’ incongruente perchè è stato il Magistero a stabilire quali sono i Vangeli Canonici e quali no. … non mi dire che tu veneri e citi anche gli Apocrifi?!
    Su questo tema: La Chiesa, pur autorizzandone la lettura, invita alla prudenza affinchè quanto essi affermano non sia considerato automaticamente veritiero e non vi si attinga per la propria salvezza.
    Un approfondimento qui: http://it.cathopedia.org/wiki/Apocrifi

    @Dele, concordo sul fare attenzione su cosa dicono le scritture.
    Infatti non posso che ribadire quello che ho riportato a proposito di Atti 15.1.
    (mentre il 15.29 non posso dir nulla anche perchè lo citi solo nell’ultimo tuo post)

    Vado quindi a confrontare il sito del Vaticano:

    http://www.vatican.va/archive/ITA0001/__PWK.HTM

    [1] Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: “Se non vi fate circoncidere secondo l’uso di Mosè, non potete esser salvi”.

    Su Paolo, nell’anno dedicato a San Paolo, avevo seguito delle conferenze. Non ho il testo con le note di Ugo Vanni e stando alla buona norma di Dario non penso che il mio relatore possa superare Vanni. (il mio non ha la pagina su Wikipedia 🙂
    Ad ogni modo, non penso che da qui si possa prendere un incitamento a fare di testa propria ed a rinnegare i Vangeli e gli insegnamenti della Chiesa.

    Riposto la mia citazione di Galati 2.2 (e d’ora in poi riporto anche il link poter facilmente far leggere il testo originale)
    http://www.vatican.va/archive/ITA0001/__PY8.HTM

    [2] vi andai però in seguito ad una rivelazione. Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone più ragguardevoli, per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso invano.

  82. ciao a tutti, vediamo di non fare come i politici che bisticciano!!!
    Mi sembra evidente che le mie idee e quelle di Francesco non sono in sintonia, ma per me è prezioso il dialogo con lui, molta gente la pensa come lui e stò cercando di farmene una ragione e di rifletterci sopra; se resta nel sito mi fa piacere, come mi fa piacere che c’è gente che la pensa come me.

    Sono molto interessato alle idee di Dario, mi sembra, spero, di leggere nei suoi post una certa disponibilità alla riflessione.

    Francesco, mi sembra proprio che sei tu a rinnegare i vangeli e gli insegnamenti della chiesa, perchè io ti ho riportato la spiegazione, di un teologo cattolico che conosce bene Paolo ed opera a Roma, del testo che tu pensi voglia dire qualcosa d’altro; ed esattamente sembra che stai cercando delle conferme sul primato di Pietro, ma ti stai arrampicando sugli specchi.
    I collegamenti ai link che hai messo sono della bibbia cei, ma lì si legge il testo e basta, tu lo hai male interpretato, o chi ti ha proposto l’interpretazione sta strumentalizzando le scritture.
    Inoltre atti 15,29 è la fine del racconto che comincia in atti 15,1, saprai bene che non puoi fermarti alle singole proposizioni per comprenderne il contenuto!!! La critica testuale è arrivata alla conclusione che in atti 15,1-29 e galati 2 si parli dello stesso evento. Poi il resto lo ho spiegato prima.

    Mi dispiace ma in questo caso sembra veramente che fai orecchie da mercante, come dice Daniele.

  83. Bello il testo di Luigi Codemo (che non conosco), ma da leggere con attenzione.
    A parte l’irruenza, ha le sue ragioni Daniele per ciò che riguarda l’altare, perchè l’altare cristiano non deve essere uno spazio sacro dove si immola il sacrificio, come per gli ebrei, ma “l’altare è il nostro cuore , nel senso che il nostro cuore è l’altare.

  84. @Dele, ho accettato, ed espresso chiaramente, la superiorità di Ugo Vanni da te riportato rispetto a quella del “povero” Don che ci ha fatto da relatore su San Paolo in parrocchia da me.

    Perchè devi dire che io faccio “orecchie da mercante”?

    Il tuo Ugo Vanni è più “autorizzato” o “quotato” del mio da parte del Vaticano.

    Come vedi, in caso di dubbi si va, e giustamente in questo caso lo fai anche tu, alla fonte più autorevole.

    Ammetto quindi la mia pochezza di mezzi…. ma questo passava la mia Parrocchia. … Posso mica continuamente dubitare che tutto quello che mi è stato detto sia falso?
    A leggere il testo poi mi sembrava anche ragionevole come interpretazione.

    Ma perchè infierire?
    Non sono certo io quello che vuole usare qualche interpretazione errata o dubbia per sostenere tesi contrarie al Magistero. Lungi da me.

    Francesco

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