Passione di corpi

28 marzo 2021

DOMENICA delle Palme

Gesù si trovava a Betà nia, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perchè questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perchè la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità  io vi dico: dovunque sarà  proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà  anche quello che ha fatto».
(Passione di Gesù nel Vangelo di Marco 14,1-15,47)

Quella che ascoltiamo questa domenica delle Palme è una Passione di corpi che si incontrano e si scontrano, che si toccano per dire amore o la sua assenza, per unire o per tradire.

Il corpo dell’uomo Gesù fin dal suo concepimento in Maria è luogo di tutta l’esperienza di Dio che incontra l’umanità . La nostra fede non è fatta di parole e basta, di formule o teorie, ma prima di tutto è fatta di corpi umani. Il primo quello di Gesù e poi il nostro, il mio.

Nel lungo racconto evangelico di questa domenica, con il quale da tradizione liturgica ci introduce alla Settimana Santa, ho voluto soffermare la mia attenzione più alla dimensione corporea che alle parole, consapevole che non si possono separare nettamente. Ho voluto però raccogliere la provocazione dei tanti gesti fisici descritti dall’evangelista Marco per lasciarmi davvero “toccare” da questo racconto che è sempre uguale nella forma letteraria, ma ogni volta è nuovo, non perchè cambiano le parole, ma perchè sono io ad essere diverso dall’ultima volta che l’ho ascoltato. Il Vangelo quindi è sempre nuovo per ognuno che lo affronta legandolo alla propria vita.

Questa Quaresima mi ha riservato una esperienza fisica davvero molto intensa, che per ben tre settimane ha occupato tutte le mie energie e pensieri. Mi sono ammalato di covid, e dopo i primi giorni di febbre nei quali sembrava avere un decorso abbastanza indolore a casa, sono stato ricoverato per due settimane in ospedale per polmonite. L’attenzione per il mio corpo e per quella cosa così banale che è il respirare è diventata la priorità  su tutto. Ho davvero “toccato” con mano la mia dimensione fisica umana così fragile, e nello stesso tempo ho sperimentato come i gesti fisici più piccoli di cura da parte dei sanitari mi hanno davvero salvato, e mi hanno ridonato autonomia. Quante piccole azioni fisiche e gesti mi hanno ridonato salute e vita, sia quelli che ho visto che quelli dei quali non mi sono reso conto. Ho sentito tante mani sul mio corpo per accudirlo, pulirlo, curarlo e finalmente renderlo di nuovo autonomo. E sono stati tutti gesti di amore, fatti con tanta professionalità , ma per me erano davvero segno di un Amore più grande.

Il racconto della Passione secondo Marco si apre con un racconto che viene poco ricordato, eppure Gesù stesso dice che sarà  ricordato nei secoli. Si tratta dell’episodio dell’unzione di Betania, quando poco prima del precipitare degli eventi, Gesù in casa di un lebbroso (un malato… un maledetto secondo la mentalità  religiosa perversa del tempo) viene raggiunto da una donna che senza parole compie un gesto particolare, fisico, che colpisce Gesù nell’animo mentre scandalizza altri. Questa donna rompe un vaso e versa tutto il suo prezioso contenuto sul capo di Gesù. E’ un gesto che richiama la sposa del re che profuma il suo sposo, richiama una consacrazione che è riservata solo ai sacerdoti e richiama il gesto totale di amore che Gesù sta per fare con il suo corpo sulla croce. La donna rompe il vaso perchè tutto il profumo cada su Gesù, senza tenere nulla per sè stessa, senza rimpianti o calcoli umani. Questa donna riconosce con un gesto che tutta la vita fisica di Gesù è un corpo donato agli uomini per amore, totalmente senza riserve e calcoli. Questa donna ha capito Gesù più di tutti gli altri, compresi i suoi discepoli che litigano, si scandalizzano, scappano e non sono capaci di rimanere fedeli. Il gesto di amore totale della donna fa da contrasto ad un altro gesto che Gesù riceverà  sulla sua testa, il bacio di Giuda. Quel gesto fisico che in apparenza sembra amore in realtà  comunica il suo contrario.

E infine è davvero singolare che un pagano, un centurione, che non è certamente un discepolo di Gesù, vedendo il modo con il quale Gesù muore arriva a capire tutto di lui (“il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!”). La vetta della fede non passa per le parole ma per i gesti, per l’esperienza concreta della vita donata per amore.

Le due settimane di ospedale mi hanno donato questa esperienza fisica che non pensavo toccasse così profondamente anche il mio spirito. Ho capito molto del Vangelo e di come sia davvero la “buona notizia” di Dio che entra nella vita e che attraverso anche i più piccoli gesti concreti della vita, se sono per amore, mostrano Dio!

Il nostro fragile e limitato corpo è davvero luogo dell’incontro con Dio molto più del più grandioso santuario o edificio di culto. I nostri gesti d’amore, anche quelli più semplici, sono più potenti di qualunque liturgia. Posso anche pensare di avere la fede più grande del mondo, ma se i miei gesti non comunicano vita e amore, allora mi allontanano da Dio e lo tradiscono quotidianamente.

Di questa donna che versa il prezioso nardo sul capo di Gesù non viene detta l’identità , ma il Signore stesso dice che il suo gesto sarà  ricordato per sempre.

Io conosco l’identità  di questa donna, e ne sono profondamente certo. Il nome di questa donna è tutti i nomi di chi mi ha curato, si chi ha versato il suo tempo, la sua professionalità , la sua preoccupazione su di me. Questa donna è la mia comunità  parrocchiale di Moniga che ha fatto di tutto per farmi arrivare una vicinanza che mi ha ridato energia. Questa donna sono tutti coloro che ho visto prendersi cura senza riserve e calcoli per altri.

Gesù sulla croce è morto abbandonato solo apparentemente. I suoi amici erano fuggiti ma quell’olio dal suo capo era arrivato al cuore… e così ha donato la sua vita, ha donato il suo corpo per amore, e per sempre, mostrando così la via di Dio.

Giovanni don

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