fate l’amore non la guerra

Gesù ha reso l’amore concreto, lo ha costruito con gesti e parole concrete, avvicinando le persone dentro la loro vita e sofferenza. Questa è la strada tracciata anche per noi se vogliamo che l’albero della nostra vita produca frutti buoni di amore, pace, generosità… Se vogliamo che vinca la pace e la guerra sia sconfitta, riempiamo i nostri piccoli gesti quotidiani di pace e disarmiamo l’odio.

DOMENICA 27 febbraio 2022 (VIII anno C)

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

(dal Vangelo di Luca 6,39-45)

 

“Fate l’amore non la guerra”. Questo slogan molto in voga negli anni 60 durante la guerra del Vietnam, potrebbe davvero essere preso come la sintesi di tutto l’insegnamento di Gesù in gesti e parole. Lui si è fatto amore, storia di amore…

Non credo che sia dissacrante usare uno slogan come questo per ricordarci la forza rivoluzionaria del Vangelo per cambiare il cuore dell’uomo e della storia che è nelle mani dell’uomo, nelle nostre mani. Non dobbiamo dimenticare che Gesù stesso attinge a modi di dire e proverbi del suo tempo per comunicare ai suoi contemporanei, e lo fa usando spesso immagini paradossali se non addirittura comiche. E’ molto efficace l’immagine comica dei due ciechi che si guidano a vicenda e per questo cadono in un fosso. Molto forte è anche l’immagine paradossale di uno che non si accorge di avere una trave nell’occhio ma vuole togliere una pagliuzza dall’occhio del prossimo. Gesù ci ricorda che possiamo davvero essere dei commedianti (ipocriti) se no non scegliamo la via delle sue parole per cambiare noi stessi e cambiare il mondo nella direzione del bene. Per fare questo bisogna farsi guidare per la strada della vita da chi non è reso cieco dall’egoismo ma ha la luce dell’amore negli occhi, altrimenti si cade nel fossato della violenza, della guerra e del male. Le parole di Gesù ci invitano a guardarsi con sincerità dentro e renderci conto delle tante “travi” di male che ci rendono ciechi e ci impediscono di vedere il prossimo con sincerità.

Gesù che spiritualmente ci vedeva bene e non aveva travi negli occhi, ha saputo indicarci la strada del prenderci cura gli uni degli altri, per aiutarci a guarire dalle piccole e grandi cecità spirituali che ci fanno sbagliare strada. Gesù ha fatto questo scegliendo prima di tutto la strada umana, quella nostra, non rimanendo “piantato” in cielo, ma ponendo le sue radici dentro la nostra umanità.

Ecco quindi l’albero buono che piantato sulla terra produce frutti buoni, l’albero di Gesù. E questo possiamo farlo anche noi. Se una pianta non si può trasformare in un’altra, se non è possibile in natura che un albero cambi identità e quindi frutti, noi invece possiamo. Possiamo passare dal produrre frutti cattivi di male e possiamo iniziare a fare frutti di bene rinnovando la nostra vita. Possiamo fare questo “salto miracoloso” se lasciamo che la forza di Dio entri in noi, se ci lasciamo davvero “coltivare” dalle parole del Vangelo, dalla preghiera, dalla condivisione con gli altri. Possiamo portare quelli che San Paolo nella lettera ai Galati scrive sono “frutti dello Spirito” e che sono amore, gioia, pace, generosità, benevolenza, bontà, fiducia, mitezza, padronanza di sé (Galati cap.5).

“Fate l’amore non la guerra” rappresenta Gesù che ha voluto toccare l’umanità ferita del suo tempo con parole e gesti che rendevano visibile concretamente Dio Amore, e nello stesso tempo ha voluto disarmare pregiudizi e violenze, prendendo su di se sulla croce tutta la violenza del mondo per inchiodarla su quella trave. La croce è come un albero che solo apparentemente è morto, ma per noi cristiani è in realtà un albero buono il cui frutto è quello dell’amore che sconfigge violenze e guerre.

In questi giorni terribili della guerra in Ucraina, non possiamo come cristiani lasciarci sconfortare e vincere dal pessimismo. Proprio noi crediamo che possiamo cambiare il mondo. Forse nell’immediato non possiamo fermare quella guerra, ma possiamo fin da ora orientare il futuro del mondo verso la pace, se non solo parliamo dell’amore, ma come Gesù iniziamo a farlo, concretamente, ogni giorno.

Giovanni don

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