Gesù non porta una pace comoda, ma un fuoco che divide: chi si accontenta di un camino finto acceso a comando, e chi arde davvero per giustizia e amore. Il Vangelo provoca: da che parte sto? Con i cristiani spenti o con chi non ha pace finché non c’è pace per tutti?
(DOMENICA 17 agosto 2025 – XX anno C)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
(dal Vangelo di Luca 12,49-53)
Parole davvero spiazzanti, quelle del Vangelo di questa domenica. Gesù parla di fuoco sulla terra in un tempo estivo torrido: non solo per la stagione, ma anche perché viviamo in un’epoca di cambiamenti climatici che rendono davvero più caldo il clima in tutto il mondo, con le conseguenze che conosciamo bene: sconvolgimenti che portano inondazioni, nubifragi e poi la desertificazione che avanza.
Ancora più spiazzanti sono le parole di Gesù quando dice: “Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione”. E le ascoltiamo proprio oggi, a meno di 24 ore dal tanto atteso vertice tra Putin e Trump per la pace in Ucraina, che è sembrato carico di sorrisi e strette di mano, ma senza alcuna vera svolta. Così le divisioni rimangono, e si vedono nella guerra che continua. Ma la guerra divide in maniera tragica anche israeliani e palestinesi, a Gaza e in Cisgiordania. E così la triste profezia di Gesù, che vede divisioni perfino dentro le famiglie, diventa concreta tra quei popoli che sono fratelli: russi e ucraini, israeliani e palestinesi… E di guerre piccole o grandi, nel mondo, se ne contano attualmente un centinaio, con conseguenze di morte e povertà soprattutto per i più deboli.
Non è affatto un Vangelo facile da ascoltare, perché stavolta non ha parole consolanti e pacificanti. Ricordiamo che la parola “Vangelo” significa “buona notizia”, e Gesù che parla di fuoco e divisione non sembra proprio una buona notizia.
Ma è proprio il “disagio” iniziale nell’ascoltare queste parole che mi obbliga a un ascolto più profondo e vero, a non fermarmi a una prima impressione. È proprio ciò che dice Gesù a scuotermi e a farmi ripensare alla fede nella quale sono battezzato, cioè immerso.
Il Vangelo è sempre “buona notizia”, anche oggi, anche con queste parole letteralmente “di fuoco”.
E allora, meditando le parole, capisco che quel fuoco che Gesù vuole accendere nel mondo non riguarda il clima, ma il cuore dell’uomo, soprattutto il cuore della comunità dei credenti. È un fuoco di passione per il bene, per la giustizia, per la pace, che sembra continuamente spegnersi nella mente, nel cuore e, alla fine, nelle mani degli uomini.
Dell’innamorato si dice che letteralmente “arde” per la persona amata, e per quella persona è pronto a tutto. Il giorno del nostro Battesimo, come simbolo, è stata accesa una piccola candela. Quella fiamma è diventata fuoco vivo che illumina e scalda, oppure si è spenta? Come credenti in Gesù, cosa siamo disposti a fare perché le parole del Signore diventino realtà dentro la nostra vita e nel mondo?
Su YouTube esistono video ad altissima definizione che riproducono un fuoco acceso in un camino. Basta far partire il video sulle grandi TV a schermo piatto e, sia nell’immagine sia nel rumore, abbiamo l’illusione di un camino acceso in salotto. Possiamo farlo andare senza fatica, accendendolo e spegnendolo con un click sul telecomando. È così la nostra fede? Un bel fuoco che accendiamo e spegniamo in qualche momento, ma che non scalda e non cambia nulla?
La provocazione di Gesù, che dice di non essere venuto a portare la pace ma la divisione, non riguarda le guerre in corso e i conflitti infiniti che abbiamo anche tra di noi, ma lo “starsene in pace”. Il cristiano non è uno che se ne sta in pace quando ci sono ingiustizie e povertà, quando qualcuno soffre e ha bisogno. Gesù non se ne stava mai in pace finché vedeva anche un solo piccolo dimenticato o una vittima del potente di turno. Gesù è Dio che non rimane nella pace beata dell’eternità, al riparo da tutto, ma sceglie di entrare come vero uomo dentro la Storia, e non si dà mai pace finché c’è anche un solo uomo che soffre, finché non ci sia per tutti la vera pace.
Ecco la divisione di cui ci parla il Vangelo. Io, da che parte sto? Dalla parte dei cristiani spenti, col fuoco finto, che se ne stanno in pace? O dalla parte di chi si accende di amore per il Vangelo, che brucia dentro vedendo ingiustizie e povertà, e sceglie di non starsene mai in pace finché non ci sia la pace per tutti?
