che bella Pasqua!

il giorno più triste per queste donne diventa il giorno più bello. Il terremoto della resurrezione abbatte la pietra sul loro cuore. La Pasqua ha questa forza anche se spesso ci sembrano solo belle parole che davanti ai fatti sono inefficaci. Ma quell’annuncio non si è fermato e vuole trasformare anche noi dal di dentro e renderci portatori di vita!

(DOMENICA 9 aprile 2023 – Pasqua del Signore)

 

Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba.
Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte.
L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto».
Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli.
Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

(dal Vangelo di Matteo 28,1-10)

 

Il protagonista della Vangelo è ovviamente sempre Gesù, ma in questo racconto del giorno della resurrezione è proprio la sua assenza sulla scena il colpo di scena del Vangelo.

Il corpo di Gesù, quel corpo con il quale è stato incontrato, con il quale ha parlato e agito con i suoi amici e nemici e con il popolo, non è più nella tomba. Dovrebbe essere avvolto nel lenzuolo di sepoltura, dopo essere morto eroicamente sulla croce, tutti se lo aspettano a cominciare proprio dalle donne venute in visita funebre. Per loro e per i discepoli di Gesù questo è un giorno tristissimo, di lutto e anche paura. Il loro maestro aveva parlato di resurrezione, ma ora davanti ai fatti quelle parole risultano lontane e senza forza di consolare.

Ho pensato a questo loro sentimento quando proprio in questi giorni ho fatto visita a due anziani genitori che hanno perso in modo improvviso, in un tragico incidente, una loro figlia. “Che bella Pasqua è questa!” mi ha detto più volte con tono triste il padre sconsolato, e io davvero non sapevo cosa dire, e parlare di resurrezione in quel momento mi sembrava impossibile, perché qualsiasi parola di consolazione si infrange contro il muro dei fatti.

Forse sono le stesse parole che hanno pronunciato le donne mentre andavano al sepolcro, e le parole hanno detto tra loro gli apostoli chiusi nel cenacolo: “Che bel giorno è questo…” con un senso di tristezza inconsolabile.

Le parole di Gesù che parlavano di vita ora sembrano davvero parole, soltanto parole…

L’evangelista Matteo non ci dice “come” Gesù risorge, con quale formula o espediente, ma ci dice solamente che qualcosa di inaspettato per tutti irrompe nella sua storia, nella storia dei suoi amici e di tutto il mondo. Quello che accade è proprio come un terremoto storico che sconquassa l’animo ancora prima che il terreno.

Le guardie che sono li a custodire la morte, con il compito che tutto rimanga come era previsto, sono rese inefficaci e senza forza. Già il loro svenimento è un annuncio che la vita è più forte.

Le donne che erano li in fondo anche loro per custodire una morte, ora sono chiamate a sperimentare la vita e ad annunciarla, lasciando che la pietra di tristezza che hanno sul cuore rotoli via.

Non hanno certezze e prove, se non una tomba vuota, che non basta per dire che Gesù è risorto ma è un primo segnale. Poi finalmente lo incontrano vivente e il loro cammino interiore dalla morte alla vita, dalla tristezza alla gioia è compiuto.

Dove siamo noi oggi? Dove sono io con la mia fede?

A volte mi sento un po’ in mezzo a questo percorso. Conosco bene il messaggio della resurrezione e la Buona Notizia della vittoria di Cristo sulla morte. Canto anche io Alleluia, il canto pasquale dei cristiani, ma non sempre ci credo fino in fondo, non sempre sento che quell’annuncio risolleva la pietra tombale del mio cuore.

Vedo attorno a me segni di morte, di tristezza, con guerre e odi che crescono, e i miei problemi che sembrano sempre più pesanti. A volte mi pare che le guardie del sepolcro facciano bene il loro lavoro nel non permettere che la situazione di morte possa cambiare, riducendo la storia di Gesù ad un bel insegnamento morale ma non con la forza di cambiare veramente la mia storia e quella del mondo.

Sono tentato anche io di pensare che in fondo è una “bella Pasqua” ma solo in modo superficiale, finché mi va bene e le cose funzionano come dico io… finché non mi capita qualcosa che mi conferma che in fondo è la morte che ha l’ultima parola.

Ma quella parola “non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto!” pronunciata dall’angelo è ancora valida, e risentirla ancora una volta in queste celebrazioni pasquali vuole muovermi dentro, provocando un terremoto spirituale che tramortisce le guardie che ho dentro, e mi trasforma in annunciatore di vita con le parole e i gesti. Gesù è risorto e vuole portare la forza della sua resurrezione anche la dove più pesante è la pietra della morte e più forti sono i custodi del dolore. L’annuncio di Pasqua, che allora è stato portato da quelle donne, ora viene portato da me, da tutti noi cristiani che nonostante tutto, nonostante le nostre fatiche e tristezze, crediamo ancora nella vita più forte della morte, che con fede diciamo “Che bella Pasqua è questa!… perché Gesù è risorto, veramente risorto, Alleluia!”

Giovanni don

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