colonne spaiate

Nella Chiesa, come nelle antiche basiliche, la diversità non è un difetto da correggere, ma una bellezza da accogliere. Pietro e Paolo, così diversi tra loro, ci ricordano che ogni vita può diventare una colonna che sostiene l’edificio della fede.
(DOMENICA 29 giugno 2025 – Santi Pietro e Paolo)

 

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
(dal Vangelo di Matteo 16,13-19)

 

Nelle chiese medievali, specialmente quelle romaniche, non è raro trovare colonne diverse l’una dall’altra a sorreggere gli archi tra le navate. Questo accade spesso in edifici secondari rispetto alle più ricche cattedrali, e ancor più frequentemente nelle cripte. È evidente che molte di queste colonne provengono da edifici più antichi, quasi sempre romani: templi o palazzi pubblici.

Cattedrale Romanica IX sec a Calvi Risorta

Lo si capisce subito: l’altezza, la forma del fusto, i basamenti, i capitelli. Tutto è diverso. I costruttori medievali hanno riutilizzato colonne già finemente scolpite nei secoli precedenti, adattandole quanto bastava al nuovo edificio sacro, talvolta aggiungendo elementi nuovi.

Ogni volta che vedo questo, mi viene da pensare: è una splendida metafora della Chiesa, di com’era agli inizi, di com’è oggi, e anche di com’è chiamata a essere nel futuro.

In questa domenica celebriamo insieme Pietro e Paolo, considerate le due colonne principali della Chiesa nascente. Dai racconti evangelici, dagli Atti degli Apostoli e dalle Lettere del Nuovo Testamento, scopriamo quanto siano diverse queste due colonne.

Pietro è un pescatore dal cuore grande e dall’entusiasmo immediato. Quando Gesù lo chiama, lui lascia tutto senza esitare. Fin dall’inizio, come raccontato nell’episodio della pesca miracolosa, dimostra di essere portato a guidare, a custodire la fede e la tradizione. Ma è anche testardo, spesso impulsivo. Vuole persino “insegnare” a Gesù come fare il Messia!

Il Vangelo di oggi ci mostra Gesù che affida a Pietro la guida del gruppo apostolico, con la promessa delle chiavi del Regno. Ma poco dopo, quello stesso Pietro si oppone alla via della croce. Pietro è così: pronto e generoso, ma anche lento a capire. La sua storia è un continuo cammino di conversione, che lo renderà davvero la “roccia” su cui poggia la Chiesa.

Paolo, invece, è l’altra colonna: raffinato pensatore, zelante persecutore dei cristiani all’inizio, viene letteralmente abbattuto e accecato da un incontro improvviso con Cristo risorto. Non ha conosciuto Gesù terreno, eppure ne sarà totalmente conquistato.

Scriverà che tutto ciò in cui prima credeva (tradizioni e riti del mondo ebraico) gli appare come “spazzatura” di fronte alla bellezza del Vangelo. Da quel momento, non si fermerà più: attraverserà il mondo allora conosciuto per annunciare Cristo, aprendo le porte della Chiesa anche ai pagani.

Pietro è la stabilità, Paolo è la missione. Pietro rappresenta le radici e la fedeltà, Paolo l’apertura e l’innovazione. Eppure, pur nelle tensioni e nei confronti tra loro, insieme sorreggono l’unico edificio della Chiesa.

Anche oggi la Chiesa è così: un colonnato di persone diversissime per provenienza, mentalità, vocazione, cultura. Eppure unite. Non solo per “sostenere” la Chiesa, ma perché sono la Chiesa.

Celebrare Pietro e Paolo insieme ci ricorda che la diversità non è un problema, ma un dono, una bellezza, una profezia. Ognuno di noi può diventare una colonna, magari irregolare, magari riadattata, ma fondamentale per la costruzione del Regno.

E se nelle antiche chiese romaniche quelle colonne così diverse, persino segnate da fratture e imperfezioni, sono ancora lì a sorreggere tutto, è merito dell’arte sapiente degli architetti e costruttori che le hanno messe insieme.

Così è lo Spirito Santo, il vero Architetto e Costruttore della Chiesa. Lo Spirito di Dio, che è Amore, è Colui che ha unito Pietro e Paolo, e tutti coloro che sono venuti dopo. Lo Spirito di Dio è Colui che oggi continua a costruire la Chiesa con noi, anche se siamo tutti “colonne spaiate”.

Giovanni don

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