la pace sia con tutti voi

La vera pace? Non è assenza di guerra, ma fuoco contro indifferenza ed egoismo. La “pace di Gesù” non tollera l’ingiustizia né si ottiene con le armi. È un impegno scomodo, fatto di servizio e amore, che sfida ogni divisione e violenza. siamo pronti a viverla?
(DOMENICA 25 maggio 2025 – VI di Pasqua anno C)

 

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
(dal Vangelo di Giovanni 14,23-29)

 

“La pace sia con tutti voi”. Queste le prime parole pronunciate da Papa Leone XIV dalla loggia della Basilica di San Pietro la sera dell’8 maggio, giorno della sua elezione. Papa Prevost ha poi aggiunto che si tratta delle parole di Gesù risorto, quando il giorno di Pasqua apparve vivo ai suoi discepoli che lo piangevano morto e sepolto.

“Pace” è la parola umana più preziosa, insieme ad “amore”. Entrambe, oggi più che mai, sembrano così inflazionate nella bocca degli uomini, quasi una decorazione inutile in mezzo a conflitti e divisioni, sia a livello personale che planetario.

Per il mondo biblico, la pace non è semplice tranquillità o assenza di fastidi, ma profonda armonia con Dio e tra gli uomini, abbondanza di benedizioni celesti e di benessere materiale e spirituale sulla terra. Questa è la “pace” che il Maestro annuncia ai suoi discepoli nel breve discorso tratto dalle parole dell’ultima cena. In quella circostanza, a poche ore dalla sua morte, l’evangelista Giovanni colloca una lunga serie di insegnamenti del Maestro, inaugurati dalla lavanda dei piedi. Quell’ultima sera di Gesù con i suoi amici inizia con un gesto di servizio: Gesù, in modo umile e solenne, sintesi efficace di tutta la sua vita, si china e lava i piedi ai discepoli, con un atteggiamento di totale servizio e sottomissione che scandalizzerà proprio loro. Alla fine della serata, ci sarà un altro gesto, totalmente opposto: l’arresto violento di Gesù nell’Orto degli Ulivi. E anche di fronte a questa violenza, Gesù non si sottrae e invita i suoi a non rispondere mai con altra violenza. Questa è la “pace” di Gesù, che diventa il modo per costruire il mondo, in ogni epoca, anche nella nostra.

La pace “di Gesù”, come Lui stesso sottolinea, non è quella “del mondo”. La pace di Cristo non significa rimanere in pace finché c’è ingiustizia e sofferenza nel mondo. Non è pace di Cristo tacere di fronte alle terribili notizie delle violenze a Gaza, quando assistiamo (beati in pace sul divano davanti alla TV o seduti sui comodi scranni del potere) a distruzioni di case, ospedali e rifugi, con bambini, malati e anziani che, se non muoiono per le bombe, muoiono di fame e per l’impossibilità di curarsi. Non è pace di Cristo, ma del mondo, quella che pensa che la fine dei conflitti si raggiunga solo con le armi e l’annientamento del nemico. Questo vale per l’Ucraina, per la Palestina, per il Myanmar, per tutte le guerre che magari ignoriamo “pacificamente”.

Gesù dona la sua pace che vuole accendere nel cuore dei suoi discepoli il fuoco dell’impegno per i più sofferenti, una pace che esploda nel cuore e lo risvegli definitivamente verso chi è povero e schiacciato dall’ingiustizia. Gesù dona una pace che “fa la guerra” all’indifferenza e all’egoismo in cui siamo tutti immersi, me compreso.

“La pace sia con tutti voi” diventi davvero il nostro impegno di cristiani nel mondo, per superare anche i conflitti all’interno della stessa comunità cristiana. La pace nella Chiesa non significa azzerare le differenze e diventare tutti uguali come in una truppa di soldati chiamati a eseguire solo degli ordini. La pace all’interno della Chiesa significa impegnarsi a coltivare armonia senza armi spianate, e senza guardarsi reciprocamente come nemici. Come Chiesa, in questo mondo di conflitti, possiamo davvero non risolvere magicamente le guerre, ma testimoniare che anche nelle differenze possiamo volerci bene e che è possibile stare in pace senza che ci siano per forza vincitori e vinti, predatori e depredati, vittime e carnefici.

Ed è questo il dono più grande di Gesù che muore in croce: il suo Spirito d’amore, il suo Spirito di pace. Mentre dona la vita, senza pretendere nulla in cambio, Gesù dona la pace che arriva fino ad oggi attraverso il dono di chiunque vive come Lui.

Leave a Reply