La croce è il segno in cui la vita di Dio incrocia quella dell’uomo. In Gesù crocifisso la morte diventa dono d’amore e speranza di vita eterna. Ogni incontro che accogliamo con amore, ascolto e perdono è un “incrocio” che porta la salvezza dentro la storia umana.
(DOMENICA 14 settembre 2025 – Esaltazione della Santa Croce)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
(dal Vangelo di Giovanni 3,13-17)
La croce è il simbolo più significativo della religione cristiana. La croce, con l’uomo crocifisso inchiodato su di essa, è da secoli la sintesi più efficace del Vangelo, perché racconta dell’uomo Gesù, Figlio di Dio, che ha fatto di tutta la sua vita un dono d’amore. E questo dono, con la resurrezione dai morti, è diventato eterno. Non c’è resurrezione senza morte in croce. Per questo, con il crocifisso, noi ricordiamo anche il Risorto.
La Chiesa, ricordando la leggenda del ritrovamento della santa croce nel IV secolo ad opera di Elena, madre dell’imperatore Costantino, celebra proprio il 14 settembre il significato della croce per la nostra fede.
Noi viviamo in un mondo di croci, e non penso soltanto a quelle che troviamo esposte sopra e dentro le chiese, sulle tombe dei cimiteri, sulle pareti delle nostre case o a quelle che portiamo come decorazione sui nostri corpi.
Che la croce faccia parte della nostra vita me lo ricorda il brano del Vangelo che la Chiesa ci propone questa domenica: Gesù che dialoga con Nicodemo durante la notte. Di quel dialogo oggi ci viene proposto solo un pezzetto, ma possiamo dire che in quell’occasione, dentro il Tempio di Gerusalemme, la vita di Gesù si è incrociata con quella di Nicodemo. Ecco la croce come esperienza di vita: due vite che letteralmente si incrociano, come avviene con le strade che vengono da direzioni diverse e vanno verso direzioni diverse, ma che in un punto preciso si incontrano. Così avviene nella vita di Gesù e di Nicodemo in quella notte, e, secondo il Vangelo di Giovanni, accadrà altre due volte: quando Nicodemo prenderà le difese di Gesù davanti ai suoi accusatori e poi sotto la croce, quando il corpo di Gesù verrà deposto nel sepolcro. Possiamo dire che quell’incrocio di vite durante la notte nel Tempio porterà Nicodemo a cercare di far incrociare di nuovo la propria strada con quella di Gesù.
Nelle parole di Gesù a Nicodemo troviamo il senso della sua crocifissione: un dono di vita e non un punto morto nella storia di Gesù e del mondo. Gesù in croce diventa incredibilmente un messaggio di speranza, perché dove c’è dono di vita per amore, proprio lì la vita diventa eterna e piena.
Ecco allora che Gesù crocifisso indica il punto esatto nel quale la strada di Dio, che sembra irraggiungibile, incrocia la strada dell’umanità. Dio, che appare così assoluto e inconoscibile, talmente grande ed eterno da rendere impensabile anche solo il pensarlo o conoscerlo, nel momento in cui l’uomo Gesù vive fino in fondo la sua vita d’amore, incrocia la nostra vita, così piccola, banale, limitata e fragile, segnata da continui errori che ci fanno toccare con mano la nostra finitezza.
Quando mi trovo in una grande stazione e mi immergo nel flusso delle persone che arrivano e partono, spesso urtandosi per passare da un binario all’altro, penso al significato della croce di Gesù sul monte Calvario. La sua vita ha letteralmente incrociato quella di tanti uomini e donne del suo tempo: potenti e umili, religiosi e pagani, sani e malati. E ogni volta che Gesù incrociava una vita, questa non rimaneva mai la stessa: accadeva sempre qualcosa e veniva offerta un’occasione di salvezza.
Ma Gesù, come uomo, non ha potuto incrociare tutte le persone, né del suo tempo né delle epoche successive, compresa la nostra. La sua croce, quel segnale fortissimo che l’immensità di Dio può incrociare la piccolezza umana, diventa allora una missione per chi la guarda e la riconosce come simbolo di fede. La croce di Cristo è un invito a far sì che le nostre vite si incrocino il più possibile in gesti di amore, ascolto, perdono e accoglienza. E ogni volta che evitiamo di incrociare la vita del prossimo, diventando indifferenti e non accoglienti, è come se togliessimo la croce non dalle pareti delle case, degli edifici pubblici o delle chiese, ma dal luogo dove davvero deve stare: il nostro cuore.
La croce di Gesù trasformi la nostra vita in continui incroci d’amore che portano la salvezza di Dio dentro la storia umana.
