meno è più

“Less is more”: la fede cresce non nel “di più” ma nel “di meno”. Gesù invita a credere con semplicità, come un seme di senape capace di cose grandi. Questa è la strada del cristiano: spogliarsi del superfluo per ritrovare la bellezza del Vangelo e la libertà di chi è semplicemente servo.
(DOMENICA 5 ottobre 2025 – XXVII anno C)

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
(Dal Vangelo di Luca 17,5-10)

 

“Less is more”, che si può tradurre con “meno è più”, è un principio estetico e anche filosofico che afferma che la semplicità e la sottrazione del superfluo sono più efficaci nel trasmettere bellezza e felicità rispetto a ciò che è troppo carico o eccessivo. È un principio attribuito all’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe, vissuto nella prima metà del XX secolo.
Questo principio lo ritroviamo in architettura, con edifici dalle forme essenziali e prive di inutili decorazioni, nel design di mobili e oggetti, e anche nella moda. Ma è anche un modo di pensare, una vera e propria filosofia di vita che, secondo me, ha qualcosa di profondamente evangelico.

Da dove nasce la domanda degli apostoli all’inizio del Vangelo di questa domenica: “Accresci in noi la fede”? Non viene riportato nel brano che ascoltiamo, ma la domanda segue immediatamente un insegnamento sul perdono. Gesù chiede una capacità di comprensione e perdono del prossimo che, a livello umano, sembra impossibile. Per questo gli apostoli gli chiedono un aiuto nel credere a questo insegnamento.
Ma la richiesta “Accresci in noi la fede” è valida per ogni situazione complessa della vita e della fede in cui ci troviamo. Il Vangelo ci insegna a costruire un mondo di pace, a credere nella forza del perdono, a vivere la carità come via delle relazioni umane. Come è possibile credere che tutto questo sia realizzabile? E soprattutto oggi, in un mondo così complicato e conflittuale?

Ci viene spontaneo chiedere anche noi a Gesù: “Accresci in noi la fede”!
La risposta di Gesù, che usa un piccolissimo seme di senape come misura, la trovo estremamente stimolante.
Tutti noi pensiamo che la vita si affronti meglio se si ha “di più” e non certo “di meno”: più soldi, più potere, più conoscenze giuste, più salute, più giovinezza e forza… Ci sembra che così la vita diventi più facile e le difficoltà più affrontabili. È quindi logico chiedere “più fede” per vivere pienamente la vita cristiana.
Gesù invece risponde parlando di una fede piccola come un seme di senape: piccola, ma capace di cose straordinarie e apparentemente “impossibili”, come sradicare una pianta e farla volare in mare.

Gesù propone la piccolezza come strada per avere più fede. Nel piccolo, nel “di meno”, possiamo trovare la via del Vangelo dentro la grandezza e la complessità della vita e della Storia.

San Francesco d’Assisi, di cui quest’anno si celebrano gli 800 anni dalla morte, ha fatto del “di meno” la sua via per vivere la vita e la fede. Da giovane cercava il “di più” nella scala sociale, desiderando diventare nobile e vivendo nel benessere della sua famiglia di mercanti di tessuti. Ma scoprì che proprio il “di meno” lo rendeva “di più” nella fede e nella vita. Francesco si spoglia di tutto: del benessere familiare, della considerazione sociale, persino dei propri beni. Sceglie di essere il più possibile povero, scoprendo che solo il Vangelo vissuto alla lettera bastava per ottenere quel “di più” del cuore che rende la vita più bella e libera.

Nella traduzione italiana del Vangelo, la parte finale del brano non è resa in modo del tutto corretto. Gesù non parla di “servi inutili”, ma di “semplicemente servi”. Egli insegna a non inseguire il mito del potere o il desiderio di essere padroni di tutto e di tutti, ma invita a farsi servi di Dio, semplicemente servi del Vangelo, senza pretese inutili e ingombranti che appesantiscono la vita.

“Less is more”, meno è più, anche nella vita di fede.
Per avere una fede bella, capace di cose straordinarie, la ricetta è avere pretese piccole come un seme, quello del Vangelo. Significa spogliarsi di tutto, anche della pretesa di essere migliori o più santi degli altri, in una inutile gara di chi è più bravo o “vincente”.
Gesù stesso, per essere “più” vicino agli esseri umani e far conoscere Dio Padre, ha scelto la via del “meno”: l’essenziale, il farsi infinitamente piccolo. Piccolo come un seme di senape, semplicemente servo.

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